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Recensione

Memento Mori: Il segreto della vita eterna

di Fabio Rella  

il nostro voto
80
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76
In breve

Tre dipinti dell'Hermitage di San Pietroburgo vengono sostituiti da copie di nessun valore. Il crimine non sembra inusuale, ma il Colonnello Ostankovic sospetta che un ordine Finlandese abbia commissionato questi furti. Quest'ordine, infatti, si basa sulla leggenda che vuole che nel momento del passaggio tra la vita e la morte, si veda l'Angelo della Morte. Nel corso della storia, tanti pittori, allora, hanno provato, prima dell'ultimo respiro, a raffigurarlo nelle loro tele. Lo scopo dell'Ordine è di impedire tali dipinti.. con qualsiasi mezzo, e di trafugare tutti quelli realizzati. Ostankovic affida il caso alla 32enne Larisa Ivanova Svetlova e al 31enne Maxim Durand, un ex-carcerato esperto di contraffazione. A loro scoprire i segreti del furto.

 

Recensione Completa del 11 Dicembre 2009
Ricorda che devi morire. (E via, un tripudio di gesti scaramantici).
Pare che, agli antichi generali romani di ritorno da una campagna vittoriosa, oltre alle manifestazioni di giubilo della folla festante (i trionfi), fosse riservato un piccolo “trattamento speciale”: un servo, meglio se bello povero, si avvicinava al generale tutto gasato per la vittoria e gli sussurrava le parole: - Memento mori! (Ricordati che devi morire, appunto). Un insegnamento, da tenere a mente per il futuro: - Sei grande, hai vinto, ma: occhio! Nonostante in questo momento ti vengano tributati onori simili a quelli riservati agli dei, sei mortale. Sei, semplicemente, un uomo.
Ora, tralasciando la risposta del generale, la fine del povero servo e la veridicità di tale consuetudine, non si può negare che la Nera Signora riscuota un discreto fascino: scoprire cosa succeda “al di là” ha affascinato orde di artisti, filosofi, pensatori. E se questo fascino si trasformasse in qualcosa di più? Qualcosa che porti a furti, omicidi ed efferatezze di ogni tipo? E’ da questo spunto narrativo che Memento Mori: il segreto della vita eterna prende le basi per una bella storia che porta dritti dritti ad un finale per nulla scontato.

L’affascinante Lara Svetlova, agente Interpol specializzata in furti d’arte, e il tormentato Max Durand, ex falsario in prestito all’insegnamento universitario, dovranno prestare i loro servigi all’arrogante Colonnello Ostankovic, preoccupato da una serie di misteriosi eventi accaduti nottetempo del Museo dell’Hermitage, a San Pietroburgo. Scoprirete che alcuni dipinti sono stati trafugati e sostituiti da falsi da un misterioso monaco che porta in viso tatuati i simboli proto ebraici “Wav” e “Mem”, alfa e omega, inizio e principio. Vita e morte. Bell’inghippo. Detta così, la struttura sembra banale, o quantomeno, già sentita. Sette, monaci, quadri. “Già visto, già sentito”, in effetti, sono stati i primi pensieri di chi scrive quando si informava sulle vicende del gioco. Ma il dipanarsi degli eventi di Memento Mori ha la capacità di affascinare il videogiocatore, sino al menzionato finale. O meglio, finali. Nel corso della storia avrete la possibilità di influenzare la conclusione degli eventi in vari modi: a volte, risolvendo nella maniera ottimale un enigma, altre rispondendo in maniera positiva o negativa a un dialogo. Occorre dire, in tutta onestà, che le scelte saranno abbastanza “slegate” dalla conclusione: difficilmente capirete di trovarvi di fronte ad uno snodo con conseguenze sul finale, per cui è consigliato, al termine dell’avventura, consultare la soluzione preparata da Panko per comportarvi in maniera diversa nella prossima partita (niente uovo orologio, ma questa è tutta un’altra storia).

Una lunga serie di macabri e misteriosi eventi, dunque, avviene parallelamente allo sviluppo dell’indagine dei nostri amici. Avremo la possibilità di confrontarci con una buona quantità di oggetti (il puntatore si modificherà di volta in volta secondo la possibilità di raccoglierli, combinarli o osservarli), e, anche se spesso ciò che cercate non è semplicissimo da trovare, avrete sempre la possibilità di mettere in evidenza gli hotspot (i punti del fondale con cui è possibile interagire) attraverso la semplice e indolore pressione del tasto TAB: quelli inutili e già presi in esame non saranno più evidenziati o interagibili. A proposito di oggetti: uno sguardo all’inventario è doveroso. A scomparsa (basterà portare il puntatore nella parte alta dello schermo, o semplicemente utilizzare lo scroll del mouse per scorrere accanto al puntatore gli oggetti raccolti uno ad uno), ha la sua caratteristica migliore nella possibilità di ruotare ed esaminare gli oggetti nel dettaglio: particolare fondamentale, poiché in molti casi solo aprendo questo o quello scomparto nella cassetta degli attrezzi, o magari smontando e rimontando, riusciremo a trovare il bandolo della matassa. Il paradiso degli amanti del bricolage. Facezie a parte, una scelta azzeccata, anche perché gli oggetti sono ben realizzati. Si diceva delle indagini. Solito schema: enigma, ricerca-oggetto, combinazione, soluzione. Le scelte saranno sempre logiche (il cellulare non ha campo? Spostatevi!), e non estremamente cervellotiche (eccezion fatta per un gruppo ristretto di enigmi, tra cui citeremo, come menzion d’onore, quello della libreria di Diaz, in Portogallo). In ogni caso, la difficoltà del tutto si manterrà nella media e, generalmente, non dovreste ritrovarvi a sbattere il grugno sulla tastiera alla ricerca di una soluzione che non arriva.

Il comparto grafico è di tutto rispetto, grazie all’uso di un motore che gestisce tutto, fondali e personaggi, in 3D real time; ciò significa che avremo un utilizzo delle telecamere simile a quanto visto in Broken Sword 4 o nel più recente Still Life 2. L’apprezzabile uso di una realtà esterna “viva” (si dica ciò che si vuole, ma premere il pulsante dell’ascensore mentre si vede un collega che sta salendo, ed aspettare il proprio turno, fa effetto) assicura ad alcuni fondali ancora maggior realismo. E, se gli interni sono abbastanza nella media, alcuni esterni sono da favola (l’incantevole quanto minaccioso Monastero dell’Eterno Dormiente, al tramonto, con il cielo sfavillante d’arancio su tutti). Peccato non aver lavorato di più sulle immense possibilità di realizzazione dell’Hermitage: ingresso, scale e due stanze saranno gli unici ambienti visitabili. Complimenti, invece, per la scelta di utilizzare una finestra che riproduce contemporaneamente un campo largo con la solita visuale di gioco, e, in una sorta di Picture in Picture, una zoomata sul nostro personaggio intento ad aprire la porta o a schiacciare un tasto: un taglio cinematografico che ben si adatta al gusto thriller dell’intera avventura e al carattere stesso dei protagonisti.

Lara e Max hanno entrambi una scorza dura di professionalità e competenza che nasconde debolezze di diversa natura: la prima, il disagio di una vita ormai lontana da una casa ripudiata un tempo, nel continuo rimpianto delle radici abbandonate in Russia. Il secondo, in costante debito con il passato, è costretto ad indagare per il gelido Ostankovic e ad affannarsi nell’eterno tentativo di protezione del fratello Andrè. Temi che non dovremmo sottovalutare poiché, dapprima sotterranei, cominceranno piano a emergere, sino a ripresentarsi al termine dell’indagine e ad essa si sovrapporranno, in maniera drammatica.
Il tutto, supportato da una buona recitazione e una buona scrittura, con dialoghi all’altezza (non doppiati in italiano, solo sottotitolati), e perfettamente sostenuti dalle voci inglesi, con i personaggi secondari a volte superiori ai protagonisti (la guardia del Museo interrogata da Durand terrorizzata per il destino della sua piccola è fantastica; la profonda voce del narratore, perfetto burattinaio di destini, davvero convincente). Un plauso al comparto audio, con una colonna sonora particolarmente riuscita soprattutto nei momenti di alta tensione, quando sentirete un brivido dietro la schiena per le scoperte fatte. A proposito di tensione, l’età consigliata per il gioco (16 anni) è dovuta ad un paio di momenti un po’ più “forti” (nulla che non sia stato trasmesso in prima serata in tv, ma questo è tutt’altro discorso), riprodotti da cutscene ottimamente realizzate, come quelle che compaiono in tutta l’avventura. Non si tratta, però, di violenza gratuita, o inserita a forza: è il riflesso dell’anima thriller già ricordata che non poteva restare inascoltata.

Presentare Memento Mori: Il segreto della vita eterna come il gioco dell’indagine su un furto di quadri è riduttivo, oltreché penalizzante. Le strizzate d’occhio a Dan Brown, figlie anche di un mondo che necessita di traini particolarmente in voga nel grande pubblico, non devono distrarre da quello che è un buon titolo, con buone trovate narrative e buona realizzazione. Non è un gioco che rivoluziona, semplicemente perché non è nelle sue intenzioni. Se, al termine della vostra prossima avventura grafica, volete provare la sensazione che si ha quando si esce dal cinema dopo aver visto un film di buon livello, Memento Mori potrebbe fare al caso vostro, senza dubbio.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Centauri Production
Publisher: Anaconda Games
Distributore: Blue Label Entertainment
Data Rilascio: 27/11/2009
Piattaforma: PC
Caratteristiche
Genere: Avventura/Mistero
Grafica: 2.5D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
Ricerche
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