Russell Stone è un rabbino di una povera sinagoga di New York. Un giorno riceve la notizia che un membro della congregazione è morto e ha lasciato una considerevole somma proprio a lui. Può questo lascito essere una benedizione? O l'inizio di qualcosa di più sinistro? Vesti i panni di Russell Stone e scopri la verità .
La cultura ebraica ricopre, senza dubbio, un ruolo cardine all'interno della storia dell'umanità . Partendo dalle radici stesse della religione, arrivando ad essere oggetto di persecuzione all'interno della seconda guerra mondiale ma, ancora prima, essendo oggetto di una delle più grandi mistificazioni mai adoperate, quella dei protocolli dei savi di Sion che, ancora oggi, nonostante sia stata resa nota la sua non-veridicità da alcuni articoli del
Times, viene citata da eminenti critici come fonte certa, insomma, l'ebraismo si configura come una cultura ermetica, dalle strane usanze e da dicotomie interne non facilmente sanabili.
Una "scissione", se così si può definire, è il motore dal quale tutto muove in
The Shivah, avventura grafica del 2006 sviluppata dalla
Wadjet Eye Games, sotto la direzione di
Dave Gilbert. Spesso, nella vita, si arriva ad un punto nel quale tutto quel che abbiamo creduto, fatto o visto viene messo in discussione: si ripensa al passato, si guarda al presente con disillusione e dubbio, e semplicemente viene negato ogni futuro, troppo remoto per poter essere raggiunto. Il rabbino Russell Stone si trova dunque ad un bivio, indeciso se percorrere fino in fondo la strada della fede o abbandonare i sacrifici di una vita. Ad interrompere queste riflessioni, sopraggiunge un omicidio che, per quanto orribile, potrebbe rivelarsi provvidenziale.
Interrompendo ogni discussione sulla trama, che comunque offre spunti sicuramente inusuali per la sua maturità all'interno di un parco titoli videoludico che, troppo spesso, si trova a mimare se stesso in una genesi di cloni senza fine,
The Shivah si pone come una classica avventura in terza persona, con alcune particolarità . All'interno di location bidimensionali (l'impianto grafico ricorda molto da vicino
i titoli Sierra), si potrà interagire con l'ambiente circostante grazie all'utilizzo del mouse, la cui funzione cambierà a seconda del contesto. È da segnalare che, tuttavia, sono totalmente assenti oggetti da raccogliere (se non un biglietto da visita che si ottiene in automatico), facendo dell'investigazione il fulcro del gameplay. La peculiarità del gioco, comunque, si offre affrontando i dialoghi, che "partiranno" automaticamente quasi ogni volta che si raggiunge una location utile. Non si ha, infatti, libero accesso al "cosa dire", bensì è possibile scegliere l'approccio del rabbino alle varie situazioni, magari ponendosi in modo duro (oppure sulle difensive) davanti alle accuse mosse da un personaggio non giocante. Un ruolo particolare svolge il taccuino del protagonista, nel quale verranno annotate automaticamente delle deduzioni, che si concretizzeranno poi in argomenti dei quali discutere. Questo sistema, ad una prima occhiata semplice e intuitivo, si è rivelato poi essere l'unico "scoglio" dell'avventura, dato che, arrivati ad un certo punto, si dovrà compiere una certa azione che, non ricevendo nessun avviso o indicazione da parte del titolo stesso, non pensavo fosse possibile.
Il gioco si pone in un'estrema linearità : dovendoci limitare a parlare con i vari personaggi, l'obiettivo da perseguire è sempre ben chiaro e, anche se sarà possibile scegliere varie location all'interno della mappa (spot che sbloccheremo, appunto, investigando), quella utile sarà sempre e solanto una. Le azioni, infatti, andranno completate nel giusto ordine, pena il non poter procedere oltre.

È bene segnalare, inoltre, sezioni nelle quali è possibile morire: spesso, infatti, ci si troverà inaspettatamente in una situazione pericolosa (per risolvere questi segmenti non è mai richiesta alcune destrezza o particolare abilità al giocatore, dato che tutto consiste nello scegliere dal menu le giuste azioni da intraprendere) che, se non risolta, porterà al game over. Per ovviare parzialmente al problema viene incontro il sistema di autosalvataggio del gioco, che eviterà così di ripetere lunghe sezioni. Uno dei problemi che ho riscontrato è quello relativo all'uscire da determinate location: non è sempre chiaro, infatti, dove cliccare e, anche quando lo si sa con certezza (ad esempio l'ufficio di Lauder), il gioco spesso non accetta il comando, se non dopo svariati clic.

La longevità generale è piuttosto bassa: un'ora e mezza è il tempo medio richiesto ad un avventuriero nemmeno troppo smaliziato per vedere la schermata dei credits, tempo però "giusto" se si tiene conto che l'obiettivo principale di The Shivah è il raccontare una storia, ed è un obiettivo centrato in pieno. Anche in rapporto al prezzo (4,73 euro), il prodotto offerto merita sicuramente l'acquisto, se non altro per avere il pregio di affrontare un tema non facile (quello della crisi religiosa) in modo elegante e mai banale. I monologhi interiori del protagonista, che si pongono come compendio nella narrazione, sono ottimamente scritti e non sfociano mai nella banalità o nella ridondanza, il che non è poco. L'accompagnamento sonoro è quasi del tutto "invisibile", eccezion fatta per il tema introduttivo che apre il sermone iniziale, riuscitissimo nel suo intento di trasmettere un senso di malinconia e di ripensamento.