Adventure's Planet
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Recensione

Dragonsphere

di Luca Massari  

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In breve

Impersoneremo Re Callash di Gran Callahach. Dopo aver scoperto che il malvagio mago Sanwe, imprigionato 20 anni prima dal precedente re in una sfera magica, sta per liberarsi, Callash dovrà incamminarsi in un'avventura per impedire al mago di rigenerare il suo potere.

 

Recensione Completa del 20 Novembre 2011
Il fantasy ricopre da sempre un ruolo primario all'interno della letteratura mondiale. Genere snobbato da molti, fu trattato, anche se in modo "collaterale", da Shakespeare stesso, all'interno della commedia Sogno di una notte di mezza estate, che arriva persino a conciliare personaggi appartenenti all'epica classica (come Teseo) con figure come la regina Titania e Puck. Considerato come un genere spurio da Todorov, fu classificato da Calvino come fantastico visionario e fantastico mentale; probabilmente l'apoteosi all'interno della categoria letteraria si raggiunse grazie a Tolkien che, elaborando il proprio Il Signore degli Anelli attorno alla volontà di realizzare in primis una vera e propria lingua autonoma, completa sia dal punto di vista grammaticale che fonetico, riuscì a far confluire all'interno di uno stesso testo questioni morali ed etiche completamente contestualizzate all'interno di un universo (probabilmente una proto-Inghilterra) delineato tanto geograficamente quanto storicamente. Furono proprio questi due elementi che, a detta del professore di Oxford, non permettevano all'opera dell'amico C.S. Lewis, Le Cronache di Narnia, di elevarsi ulteriormente dal proprio status.

Serbatoio incontenibile, insomma, il fantastico è stato variamente esplorato in molti media, dal cinema al videoludo. In queste stesse pagine, infatti, si è parlato in varie occasioni della saga di King's Quest, nella quale trovano spazio tanto elementi fiabeschi, tramandati all'immaginario collettivo grazie alle fatiche dei fratelli Grimm, quanto fantastici. Dragonsphere, avventura del 1994 della MicroProse, si inserisce perfettamente all'interno della catagoria sopra discorsa, tanto da poter essere considerata, almeno in prima istanza, un "clone" di KQ. Una volta avviato il titolo, il giocatore non potrà fare a meno di ammirare l'intro animata, che tanto ricorda alcuni espedienti adoperati frequentemente all'interno dei lungometraggi animati della Disney: come non citare, infatti, l'incantesimo lanciato dallo stregone che, prendendo forma, si trasforma in uno scintillante cavaliere? L'introduzione, in questo caso, funge infatti da prologo: ben 20 anni prima delle vicende narrate, lo stregone Sanwe fu relegato all'interno della sua torre dalla magia dell'allora mago di corte, che non potà distruggere il potente nemico ma solo cercare di arrestarne l'avanzata. Ora, nei giorni all'interno dei quali si svolge la vicenda giocabile, il principe del regno di Gran Callahach, succeduto al defunto padre ed ora re, deve intraprendere un viaggio per cercare di sconfiggere il malefico nemico prima che questi riacquisti totalmente le proprie forze.

Per farlo, dovrà ottenere l'aiuto delle tre principali province che compongono il suo regno, aiuto che si manifesta sottoforma di Powerstone, pietre dagli incredibili poteri magici. Così descritta, la trama non farebbe fatica ad inserirsi all'interno della saga creata dalla Sierra, non presentando apparentemente nulla di nuovo. Ma, a circa 3/4 dell'avventura principale (lunga mediamente 6 ore), avviene un colpo di scena che, se non totalmente insaspettato, contribuisce comunque nell'imbastire una vicenda che, esulando dal semplice "salvò il regno e vissero tutti felici e contenti", riesce a fornire anche qualche elemento tragico che innalza il livello narrativo. L'interfaccia del gioco, così come anche alcuni elementi di gameplay, è ricalcato sulle classiche avventure Sierra: una serie di verbi grazie ai quali sarà possibile interagire col mondo circostante, un inventario nel quale saranno contenuti gli oggetti raccolti e, sulla destra, un'inedita funzione. Ciascun elemento del quale entrerete in possesso avrà anche un proprio menu, che presenterà varie voci: ad esempio una bambola curativa potrà essere usata, grazie a questo sistema, su di voi, sullo scenario o su un altro personaggio, a seconda delle necessità. Piccola curiosità: è totalmente assente il semplice comando "Usa". Una volta archiviata la parte introduttiva del gioco, godrete della totale libertà: potrete semplicemente imbarcarvi verso una delle quattro mete disponibili e cercare di ottenere la Powerstone di quella regione, dato che non ci sono particolari vincoli (per ogni zona, eccezion fatta per la torre del mago, potrà essere risolta con gli elementi in vostro possesso in quel dato momento).

Gli obiettivi da perseguire, infatti, risultano sempre molto chiari, e difficilmente vi ritroverete a brancolare nel buio proseguendo a tentoni. Certo, un paio di enigmi sono poco intuitivi, ma spesso il gioco vi impedirà di lasciare la zona fino a che non avrete ottenuto ciò di cui necessitate (ed in ogni caso, qualora perdiate qualcosa, potrete sempre tornare sui vostri passi in seguito). Apprezzata, inoltre, la possibilità di risolvere qualche enigma in almeno un paio di modi (lo stesso si può fare con alcuni oggetti, che possibile raccogliere in posti diversi). Il gioco, inoltre, contempla la possibilità di morire: spesso ci si troverà davanti situazioni nelle quali si dovrà agire tempestivamente entro una limitata finestra temporale, pena la dipartita del nostro eroe: fortunatamente, in caso non riuscissimo a spuntarla, il gioco ricaricherà automaticamente la sezione immediatamente precedente alla nostra uscita di scena, così da non dover ripetere da capo lunghe sezioni. Da segnalare, inoltre, la cura riposta nel realizzare le animazioni dei personaggi, in un'epoca dove il motion capture era ancora una chimera molto distante. Avventura esente da difetti, quindi? Purtroppo no. Proprio le animazioni sono da annoverare tra i "mali" del titolo: la loro lentezza, infatti, è esasperante. In più di un'occasione mi sono trovato ad osservare il mio personaggio che, con molta comodità, va dal punto A al punto B della schermata...se a ciò aggiungete che, in alcune sezioni, è possibile morire (ad esempio, scalando la montagna, non agendo tempestivamente davanti ad un nemico), oppure la possibilità di incorrere in zone labirintiche (il deserto, qualora non capiate subito le indicazioni del mercante, può diventare problematico), ecco che l'impossibilità di passare velocemente da una schermata all'altra diventa un problema non di poco conto. Il sonoro inoltre, per quanto riesca bene nell'impresa di imprimere nel giocatore il senso di "incombenza" degli eventi, alla lunga risulta monotono e, insieme al ritmo poco serrato del tutto (anche i dialoghi che ci si ritroverà ad affrontare, il più delle volte, saranno eccessivamente lunghi), rischia di generare in uno sgradevole effetto soporifero.

Dragonsphere però non è assolutamente un brutto gioco: il fatto di voler rifinire l'aspetto visivo del tutto, però, ha finito col penalizzare il resto. In ogni caso, è un'avventura da provare, che risulterà gradevole a patto, però, che sappiate sorvolare sui difetti elencati. E' possibile reperire il titolo, gratuitamente, all'interno del catalogo del sito Gog.com: il gioco, in questo caso, sfrutterà Dosbox per girare, ed è bene segnalare che, utilizzando Windows 7, ho sperimentato qualche crash dell'applicazione.

 

Giocalo
Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Microprose
Publisher: Atari
Data Rilascio: 01/01/1994
Piattaforma: PC
Caratteristiche
Genere: Avventura/Fantasy
Grafica: 2D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Inglese
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