Grande Fratello e Matrix. Ecco dove vive Latha, ragazza senza lavoro e piuttosto asociale che se ne sta perennemente chiusa nella sua stanza, collegata a una sorta di evoluta rete internet, ma che presto dovrà fare i conti con delle forze a lei ignote, che hanno da sempre controllato la sua vita e che ora attentano ad essa, apparentemente senza una ragione. Ma ci sono anche Charlie Regis, poliziotto ricattato per il suo passato, e Max Lao, funzionaria chiamata a scegliere fra l'amicizia e il senso del dovere.
Annunciato a voce di popolo come l'incontro di
Blade Runner - cult movie di
Ridley Scott - con
Police Quest - storica saga poliziesca della
Sierra On-line che fu -
Technobabylon fonde le cupe atmosfere da futuro distopico del primo con i contenuti da giallo investigativo della seconda. Va tuttavia subito precisato che nessuna delle due opere di ispirazione viene imitata con pedissequa fedeltà , in quanto le citate atmosfere sembrano meno opprimenti di quanto non appaiano nella pellicola di Scott (o
nell'avventura dei Westwood Studios) e, d'altro canto, il gameplay non ci permette di indugiare su procedure di polizia o dettagli di stretta operatività manuale o sperimentale; non ci occuperemo, infatti, di complesse manipolazioni di prove o di adoperare complicate strumentazioni, sebbene non mancheranno enigmi di tal genere proposti in misura più automatizzata e meno frustrante per il giocatore, occupato da un elemento di ben diversa levatura: la trama.
Questa è tratteggiata essenzialmente come un giallo poliziesco, dalla connotazione politico-governativa e a sfondo cospiratorio; i protagonisti sono Latha Sesame, una ragazza senza tetto temporaneamente ospite dei dormitori pubblici e dedita a trascorrere il suo tempo nel Trance (una sorta di realtà virtuale), e la coppia formata dal dr. Charlie Regis e dalla dr.ssa Max Lao, agenti dell'unità investigativa del corpo di polizia cittadino di Newton, una metropoli immersa in un futuro imprecisato quanto degradato e amministrata da un'intelligenza artificiale, la Centralized Emergency Logistics (CEL), nelle cui mani - anzi, nei cui bit - è riposta anche la sicurezza della popolazione.
Da qualche tempo nella città si verificano preoccupanti 'furti di cervelli' o, per meglio dire, omicidi operati da esperti estrattori di materia grigia, i quali provvedono a saccheggiare la mente delle vittime, prelevandone ricordi e conoscenze, ma anche sentimenti e stati d'animo, per poi abbandonarne i corpi esanimi.
Si è ormai giunti all'ennesima vittima, manipolata con le stesse tecniche dei precedenti omicidi e la coppia di detective speciali viene così incaricata di indagare sul caso; l'indagine prenderà fin da subito delle pieghe strettamente personali per il dr. Regis, con un passato difficile sia sotto questo profilo sia sotto quello professionale: questi infatti ha perduto la moglie e della sua morte è stato incriminato il collega dr. Baxter.
Quest’ultimo, intanto agli arresti, proprio nel corso delle indagini viene liberato sulla parola, provocando il profondo sdegno del protagonista, il quale nel frattempo viene contattato da uno sconosciuto che lo ricatta dichiarando di essere in possesso di provette contenenti due embrioni ottenuti artificialmente dalla moglie, unico legame e unica eredità che la compagna gli ha lasciato; lo sconosciuto chiederà quindi di fare 'qualcosa' per lui e qui cominceranno i dubbi etici di Regis. Se la trama vi sembra intricata, aspettate di giocare.
Technobabylon è un titolo interessante non soltanto per il soggetto che offre e la sua articolazione, ma anche (o chissà se dovremmo dire 'soprattutto') per le ulteriori implicazioni morali che coinvolge e le riflessioni che suggerisce, neanche tanto velatamente. Anzi, a dirla tutta, sembra quasi un'opera di aperta critica verso la direzione che la civiltà odierna ha intrapreso, tutta tesa all'alta informatizzazione di ogni aspetto della nostra esistenza e alla sua corrispondente, inevitabile spersonalizzazione, un mondo dove c'è sempre meno posto per l'umanità degli individui e la semplicità delle cose. Talvolta tale eccesso di tecnologia è persino deliberatamente ridicolizzato dagli autori, che ad esempio in una locazione di gioco (un bagno) dispongono un monitor a mo' di specchio, sul quale campeggia la scritta 'error' e che non riflette l'immagine di chi vi si pone innanzi semplicemente per un errore del software. Come dire: è veramente il caso di complicarci così la vita?
Sintomatico è poi il fatto che lo stesso dr. Regis nutra una particolare avversione verso la tecnologia, cosa che emerge più volte nel corso della partita e che sarà evidenziata anche dalla collega Lao; quest'ultima caratteristica produce naturalmente l'effetto di umanizzare maggiormente il protagonista principale (intere sezioni sono dedicate a Latha e in alcuni casi potrete controllare anche Lao, ma è Regis il fulcro della vicenda), conferendogli quell'aura di 'ultimo saggio' in un mondo di deviati e tecno-dipendenti. A tal proposito è opportuno sottolineare che l'espediente di assegnare sentimenti umani piuttosto marcati ai protagonisti di un'opera, con lo scopo di umanizzarli e renderli più vicini al lettore/spettatore/giocatore, creando immedesimazione e sintonia, è tipico già di altri e ben più noti personaggi: Indy teme i serpenti, il padre Henry Jones ha il terrore dei ratti, mentre il protagonista di Jurassic Park, il dr. Grant, non nutre particolare simpatia verso i bambini; senza dimenticare lo stesso
Guybrush Threepwood e la sua idiosincrasia verso la porcellana, ancora oggi senza spiegazione!
Si ha a che fare dunque con una realtà costituita da computer e automi dotati di una propria personalità , taluni dei quali anche in posizioni di potere (rammentiamo che la stessa amministrazione globale della città è interamente in mano ad una IA) e con i quali il confronto è quotidiano. Non manca una critica sociale all'avvento dei sistemi di realtà virtuale, per giunta basati su connessione neurale, di facile assuefazione, tanto che la stessa altra protagonista, Latha, ne è altamente dipendente e ce ne accorgiamo sin dalle prime battute (la sezione di gioco iniziale è dedicata a lei). Insomma, film che hanno già marchiato l'immaginario collettivo come Inception, Terminator, Matrix,
Johnny Mnemonic sembrano essere stati saccheggiati a piene mani, ma il risultato non è un groviglio insensato di ingredienti mutuati dall'una e dall'altra opera, ma anzi risulta tutto al suo posto.
Ogni cosa ha un senso, soprattutto perché probabilmente attinge dalla realtà o, quanto meno, da una possibile, verosimile realtà verso la quale potremmo credibilmente dirigerci, tanto che ogni aspetto osservato nel gioco trova riscontro nella quotidianità : lo specchio malfunzionante sopra menzionato non corrisponde forse ad un cellulare di ultima generazione con incorporata videocamera, spesso adoperata dalle donne come specchio? L'assuefazione di Latha al Trance non riflette la dipendenza da internet che rischia di colpire sempre più persone, ininterrottamente alle prese con la rete? Le intelligenze artificiali e le automazioni non sono già una realtà odierna?
Technobabylon sembra dunque un titolo che, al di là del suo valido contenuto da intrattenimento, presenta anche delle forme di denuncia politico-sociale, quasi degli avvertimenti, con cenni al controllo su internet imposto da stati e corporazioni, mediante divieti e limitazioni, e persino al cannibalismo. Si aggiunga che vengono sfiorate anche altre tematiche sociali come l'omosessualità e la transessualità , in apparenza con lo scopo di fissare i cardini di un futuro in cui determinate realtà vengono date come acquisite.
Osserviamo in questo caso che non è la prima volta che questo genere di tema viene affrontato in un'avventura grafica: ricordiamo
The Orion Conspiracy, sviluppata dai
Divide By Zero, che già nel 1995 - ormai 20 anni fa - trattava per la prima volta argomenti scottanti come l'omosessualità .
La trama è senz'altro il punto di forza, sviluppandosi in parallelo tra le vicende di Regis e Lao e quelle di Latha, per poi ricongiungersi nel finare per tirare le somme; a questo proposito, va detto che in origine Technobabylon nasceva come titolo freeware episodico, ad opera dei
Technocrat Games, co-sviluppatori anche di questa versione. Del progetto originario, nato anch'esso su AGS e rimasto incompleto, in realtà sono stati realizzati
tre episodi, fonte di ispirazione del titolo qui trattato, ma con le opportune variazioni. Nello stesso commento in game, che potete attivare, il responsabile dei Technocrat chiarisce che la storia avrebbe dovuto essere suddivisa in più capitoli, programmati separatamente e nel tempo, ma che, ricevuta dai Wadjet Eye Games la proposta di farne un unico titolo commerciale, hanno dovuto rimaneggiare e ridimensionare il progetto, con qualche opportuno taglio per garantire una durata ragionevole, anche in relazione a tempi e costi di produzione. Ecco allora che ad esempio la sezione iniziale, con protagonista Latha, nella versione originale prevedeva un numero di enigmi maggiore per riuscire ad abbandonare la stanza del dormitorio, poi misurati per adattarli alla nuova versione, dove i tempi sono stati rivisti in funzione della durata complessiva e della finalità di evitare lo stress del giocatore.
Nonostante tale lavoro di riadattamento, il titolo gode di una durata totale rispettabile (direi circa 20 ore), soprattutto grazie alla massiccia presenza di dialoghi, che rappresentano almeno il 60% del giocato. Questi hanno indubbiamente la funzione di calare al massimo il giocatore nella narrazione, ma d'altro canto talvolta appaiono prolissi. L'unica lingua disponibile al momento è peraltro l'inglese, che purtroppo, come spesso accade nelle produzioni
Wadjet Eye Games, è un inglese idiomatico, dove talvolta si stenta a comprendere il senso compiuto della frase (naturalmente mi riferisco a chi ne abbia una conoscenza scolastica o poco più); tuttavia, non viene pregiudicato il significato del dialogo nel suo complesso, proprio per la sua lunghezza (il concetto si afferra).
Fortunatamente dalle opzioni di gioco è possibile scegliere di dare impulso al dialogo frase per frase, col mouse o via tastiera, in modo da non perdere contenuti di rilievo (e anche questo contribuirà alla maggiore durata del gioco). Fa piacere peraltro che il responsabile dei Technocrat Games in un suo commento interno dichiari che sarebbero previste anche versioni non inglesi, soprattutto tedesca e italiana, ma che l'AGS risulta scomodo per le operazioni di localizzazione e dunque potrebbe volerci tempo. Forse non è a conoscenza della nota politica di non-traduzione dell'editore, ma sperare non nuoce.
Gli enigmi sono variegati: da inventario, logico-deduttivi, da dialogo, meccanici e persino accennatamente action-stealth (ma con assoluta moderazione), tutti peraltro dal livello di difficoltà medio-basso, avendo gli sviluppatori evidentemente optato per la speditezza di gioco piuttosto che per l'inopportuno stallo della storia. Va notato con piacere che le quest non sono mai fuori contesto, ma sempre giustificate e allineate con ambiente e motivazioni dei protagonisti, presentando talvolta più alternative di risoluzione, oltre che un'intera sezione ambientata nella realtà virtuale del Trance, con enigmi pensati e strutturati per il mondo della rete.
Lato grafico. Troviamo qui, al suo ennesimo cimento professionale con i
Wadjet Eye Games,
Ben Chandler, che forse avrete già potuto apprezzare in
Blackwell Epiphany oppure sotto il nome di
Ben304 in titoli freeware come
Eternally Us o ancora
The Rebirth/The Reaper, con uno stile di disegno inconfondibile, soprattutto per il tratto dei personaggi. Con Technobabylon ha avuto modo di dare sfogo al suo estro, riuscendo a dipingere sfondi suggestivi, benché limitati dalla bassa risoluzione, suo habitat naturale. I suoi scenari sono sempre puliti e nel contempo, quando necessario, 'sporchi', in grado cioè di suggerire il senso di abbandono e degrado. Ma non è da meno quando si tratta di ricreare ambienti asettici (come gli uffici della CEL o le stanze del Trance) o più caldi e accoglienti (la dimora dei Van der Waal). Quanto alla tipologia delle predette locazioni, gli interni sono numericamente superiori rispetto a scorci della città di Newton, cosicché l'atmosfera cyberpunk non è palesemente manifestata da aperti paesaggi urbani ma è surrettiziamente indotta dagli ambienti chiusi, dai quali magari si scorge l'imponente skyline dei grattacieli. Di rilievo anche i primi piani dei personaggi durante le conversazioni, ciascuno con i propri tratti somatici ben differenziati.
Il sonoro svolge a dovere il suo compito, con musiche d'ambiente, sempre in grado di sottolineare le circostanze, ed evocativi effetti audio di contorno; trattandosi di un titolo dall'ambientazione cyberpunk non potremo aspettarci brani orecchiabili, che rimangano impressi nei ricordi; tuttavia, degno di nota è il tema che si ascolta nella schermata d'inizio, di chiaro stampo bladerunneriano. Giusta menzione anche per il doppiaggio, nel complesso di valore, con voci adatte e cadenze ben interpretate (azzeccata la voce computerizzata della CEL). Unica eccezione e punto di demerito, vista l’importanza ricoperta dal personaggio, riguarda la voce prestata al dr. Vargas, con una pronuncia inglese scolastica, quasi che il doppiatore non sia madrelingua.
Nota di curiosità :
Dave Gilbert (CCO dei Wadjet Eye Games) dichiara in un commento che questo è il primo titolo in cui il doppiaggio viene realizzato in un vero e proprio studio dedicato, anziché 'in camera da letto', come era finora avvenuto per le precedenti produzioni.
In conclusione, Technobabylon è un'avventura dal dichiarato stampo classico, in cui le valide capacità artistiche di Ben Chandler sanno far dimenticare dell'esistenza dell'alta risoluzione e non fanno rimpiangere prodotti solo in apparenza più blasonati sotto questo punto di vista; nel mentre un'ancor più valida storia, dai marcati toni giallo-complottistici, saprà dal suo canto catturare l'attenzione anche di chi non sia particolarmente amante della fantascienza, in un titolo dove gli aspetti più vivamente futuristici riescono a ben fondersi con quelli dell'investigazione e della cospirazione politica, risultando capaci di soddisfare i gusti più disparati.
Pur con qualche contro, come la già citata risoluzione grafica, la prolissità dei dialoghi - talvolta stucchevole - e la presenza della sola lingua inglese, peraltro ostica in qualche passaggio, Technobabylon è un titolo che merita di essere giocato, anche complice la sua discreta durata (oggi un buon punto a favore); noi, per parte nostra, faremo il nostro dovere consigliandovene l'acquisto.