È il primo giorno di scuola di Lidia all'accademia di magia. Ma la giovane ragazza, invece di trovare le centinaia di studenti che si aspettava, trova un'amara sorpresa: l'accademia è deserta! Aiutata da un drago che soffre di vertigini, Lidia inizia ad esplorare le strutture dell'Accademia di Dragonvale alla ricerca della sua migliore amica Celeste. Ma la sua curiosità si tramuta in paura quando inciampa per caso su qualcosa che non vedeva da molto tempo: una vecchia bambola, un ricordo che lei stessa diede alla sua amica 8 anni prima. Dopo aver raccolto la bambola, strane immagini della vita di Celeste cominciano ad ingombrarle la mente. Sono queste a nascondere la verità sulla misteriosa scomparsa degli studenti?
Era da tanti anni che ormai le nostre amate avventure avevano “ripudiato†il glorioso genere fantasy che tante perle ci aveva regalato (basti pensare alla saga di Kyrandia oppure a quella di King's Quest), per dedicarsi a temi più attuali ma che man mano si sono inflazionati: e allora il tempo dedicato ad impersonare giovani maghi o ad esplorare il Disco Mondo si è contratto sempre di più e noi giocatori abbiamo iniziato ad inseguire serial killer, templari, a svelare cospirazioni o fitti misteri (preferibilmente centroamericani). Ecco perché già solo guardando gli screenshots del primo gioco dei Wicked Studios, neonato studio canadese diretto da Yves Bordeleau, si era affacciata nelle menti degli avventurieri la voglia di visitare quegli scenari suggestivi e ritornare per un po' alle sane vecchie atmosfere magiche.
Keepsake narra la storia di Lydia, giovanissima fanciulla proveniente da un non precisato villaggio e della sua strettissima amicizia con Celeste, orfana di madre e figlia di un potente mago, Nathaniel. Quando quest'ultimo viene incaricato di dirigere la prestigiosa Accademia di DragonVale le due inseparabili compagne, ancora bambine, sono costrette a dividersi: non prima però di essersi giurate eterna amicizia scambiandosi dei preziosi ricordi. Questi doni fungono da fortissimo trait d'union tra le due giovani, che passano alcuni anni distanti senza però mai dimenticarsi. Quando poi Lydia compie l'età adatta per iscriversi all'Accademia decide di partire per l'attesa riconciliazione. Ma quando, dopo un lungo viaggio, la ragazza giunge alle porte del gigantesco edificio, le cose le sembrano alquanto strane: nessuno l'attende, né l'amica Celeste né Nathaniel. Ma – ancora più strano – quella scuola che le era sempre stata descritta come brulicante di giovani studenti di magia, è completamente vuota.... o quasi! Infatti, poco dopo aver preso il controllo della nostra eroina, incontreremo sulla nostra strada un personaggio alquanto bizzarro: si tratta di Zak, un drago trasformato in lupo da alcuni studenti dispettosi. Beh, meglio che niente, almeno c'è qualcuno che conosce questa scuola immensa ma così deserta e piena di misteri. Dove sono finiti tutti? E' la domanda a cui dovrete cercare risposta in quest'avvincente avventura.
Il nostro personaggio, Lydia, è davvero la ragazza della porta accanto: simpatica, ancora un po' bambina, una meches rossa tra i capelli a dimostrazione del suo spirito goliardico. Allo stesso tempo, però, come è giusto che sia per ogni eroina che si rispetti, è testarda come un mulo e non si lascia mai abbattere dalle indubbie asperità che le riserba la difficile impresa. Il suo è un ritratto forse banale e stereotipato, è vero, ma rispecchia esattamente quello che ci si aspetta di trovare in un gioco del genere e in un atmosfera così magica: i suoi buoni sentimenti sono contagiosi e i suoi temporanei scoramenti vi faranno sentire davvero in pena per lei. Per fortuna c'è Zak a farla sentire meno sola....
Già , Zak. Alzi la mano, chi ha mai sentito parlare di un possente drago che soffre di vertigini!! E che si fa trasformare in lupo da dei semplici studentelli alle prime armi! Beh, indubbiamente c'è di che meravigliarsi per quello che sarà il vostro tipico “sidekick†d'eccezione, sempre alla ricerca del modo di tornare l'alato dominatore della valle che era un tempo. Man mano che le vostre ricerche andranno avanti, Zak si dimostrerà essere un valido compagno, ma come tutti i bravi “secondi†c'è qualcosa di misterioso in lui... e qualche segreto di troppo che non deve essere rivelato. Insomma, un personaggio ben riuscito che completa con Lydia una coppia ben assortita, divertente e in alcuni momenti - seppur prevedibilmente – profonda.
Graficamente il gioco è chiaramente sotto il par per essere uscito nel 2006. Apprezzabili sono gli sforzi dei programmatori, ma l'implementazione di un motore grafico free (Crystal Space) lascia chiaramente un'impressione di incompletezza alla realizzazione generale. Gli sfondi 2D sono generalmente buoni, con punte superbe (gli esterni sono meravigliosi, le cascate e la natura nel suo rifiorire una bellezza per gli occhi) ma piagati anche da alcuni brutti errori di prospettiva e in alcuni casi anche da problemi di proporzione. Dal punto di vista artistico, inoltre, il castello è abbastanza suggestivo, ma si perde un po' nel riproporre strutture troppo simili nelle sue varie parti e alla lunga annoia: un po' più di varietà nella scelta dei colori e delle architetture non avrebbe sicuramente nuociuto.
Per quanto riguarda la resa 3D dei personaggi, la situazione non si presenta migliore. Il motore grafico presta il fianco soprattutto nelle espressioni e nella mimica, molto ripetitive e innaturali: soprattutto alcune pose di Zak risultano veramente difficili da ignorare. Le animazioni e i movimenti dei personaggi sono molto fluidi, di contro, anche se sono molto ridotte nel numero: gli spostamenti o gli effetti grafici più complessi sono “oscurati†da un black screen accompagnato da rumori di fondo. Tutto sommato meglio così: se non c'erano fondi e capacità di render bene questi particolari, meglio affidarci all'immaginazione.
Ma ci sono anche dei lati ampiamente positivi: i macchinari con cui dovrete operare e le rispettive animazioni sono splendidi, davvero un piacere per gli occhi che vi distrarrà dai lunghi ragionamenti per risolvere gli enigmi. Inoltre, quando Lydia raccoglierà un oggetto, questo sarà anche visivamente visualizzato (ad esempio appeso al vestito della giovane): niente borsa di Mary Poppins, quindi. Infine, una nota sui filmati: anche qui è ovvio che si è giocato forzatamente al risparmio. I video (non skippabili in alcun modo) sono infatti realizzati con sequenze di immagini statiche – à la The Last Express, per intenderci – l'effetto però non è lo stesso del capolavoro di Jordan Mechner, purtroppo. Comunque l'ottima recitazione e l'audio di prim'ordine “salvano†anche questo possibile lato negativo del gioco, che viene parzialmente assorbito. Alla fine ci farete l'abitudine e non lo noterete neanche più di tanto.
Dicevamo dell'audio: ecco, questo è un aspetto in cui Keepsake emerge davvero con forza. Ed è una sorpresa, perché l'inizio non è incoraggiante sotto questo punto di vista: nei primi momenti di gioco, infatti, le musiche paiono essere poco convincenti e assolutamente prive di grande spessore. Niente di più sbagliato: andando avanti col gioco, quei motivi di sottofondo vi entreranno in testa (prima tra tutti la dolcissima melodia del ciondolo di Celeste) e vi abbandoneranno difficilmente, dimostrandosi particolarmente adatti all'atmosfera magica e sospensiva del gioco. Per quel che riguarda i suoni, la loro realizzazione è molto ben curata: il rumore dei passi, come quelli dei macchinari sono sempre credibili, e gli effetti ambientali (specie il vento) sono veramente molto ben calibrati. Unico appunto: ogni tanto i passi di Zak sono un po' troppo umani....
Per quel che riguarda il doppiaggio della versione italiana, c'è poco da dire: Power-Up (che adotta ancora una volta il prezzo consigliato di 19.90 euro) ha affidato il lavoro alla Jinglebell, che ha svolto un ottimo lavoro senza alcun dubbio. Menzione particolare per uno struggente Claudio Moneta che presta in modo superbo la voce a un protagonista difficile come Nathaniel. Inoltre, se la voce di Zak vi potrà sembrare fuori luogo per un personaggio come il suo, vi consiglio di non parlare troppo presto... vi ricrederete! La traduzione dei testi è praticamente priva di errori, se si esclude un piccolo sbaglio del tutto veniale. I dialoghi sono ben scritti, caratterizzati da molta ingenuità e tanta semplicità (simpatici i siparietti tra i due coprotagonisti). Una ventata di buoni sentimenti e di magia accompagnerà insomma i discorsi – interpretati ottimamente dai doppiatori – che ben si adattano al tipo di gioco che Keepsake vuole rappresentare.
Il menù principale è molto semplice, con poche opzioni disponibili: non c'è possibilità di impostare la risoluzione (buona peraltro, essendo settata a 1024x768), né nessun altro filtro grafico. Le uniche modifiche attuabili sono quelle per il volume e la luminosità , ma quelle impostate di default sono più che adeguate. Inoltre c'è la possibilità di caricare una partita: è qua c'è già qualcosa di cui parlare. Mentre giocherete, infatti, potrete salvare in qualsiasi momento ma in soli 10 slot predefiniti. Inoltre, c'è un particolare davvero assurdo: non potrete caricare una partita precedente se non uscendo dal gioco. Infatti l'opzione di “load†è raggiungibile solo dal menù principale che però non è richiamabile in nessun modo una volta che si è fatto accesso al gioco. Strane scelte...
Sull'interfaccia molto c'è da dire, in quanto abbastanza innovativa. Avremo infatti a disposizione diversi comandi situati in basso a sinistra dello schermo in senso verticale e richiamabili tramite il comando “+â€. Accederemo così a diverse sezioni: prima di tutto l'inventario (diviso in due sezioni: oggetti raccolti e testi) che – altra stranezza – già presenta in background, con un colore tipicamente sfocato, gli oggetti che potremo raccogliere durante la nostra impresa. Niente di particolarmente tragico ma sicuramente una peculiarità che leva un po' di sana “sorpresa†al tutto. Scorrendo le varie opzioni, si avrà poi la possibilità di visualizzare i filmati sbloccati fino al punto del gioco in cui vi trovate. Il gioco è in terza persona ed il suo riferimento principale in quanto a tipo di grafica e di gestione del personaggio è sicuramente Syberia. Il cursore è rappresentato da un icona a forma stellare che si illumina quando si può cambiare schermata (e di schermate e cambi di scena ce ne sono veramente tanti – per fortuna – così che i lunghi viaggi risulteranno meno noiosi) e che diventa una lente d'ingrandimento nei casi in cui si può analizzare un oggetto più da vicino, un ingranaggio quando ci si trova a dover risolvere un puzzle e infine una mano per raccogliere qualcosa.
Sgombriamo immediatamente il campo ad ogni dubbio: se prima abbiamo nominato Syberia in quanto a somiglianze, Keepsake è talmente basato sulla forza dei suoi enigmi da esser sicuramente più affine a Myst come tipo di gioco. Mai come in questo caso, infatti, sembra di vivere un gioco in terza persona con i vantaggi e gli svantaggi dell'esplorazione dei giochi in soggettiva. Partiamo dai primi, cioè praticamente dai puzzle: sin dalle prime battute che seguono il tutorial il gioco dimostra tutta la sua predilezione per gli enigmi meccanici (stupendi specialmente nella loro realizzazione grafica e abbastanza consistenti) e i Wicked Studios hanno preparato per noi decine e decine di rompicapo in ogni angolo dell'Accademia. Certo, si può obiettare che il gioco sia un po' monocorde: vai qui, risolvi l'enigma meccanico, torna là , risolvi il secondo enigma meccanico, poi il terzo, ecc. ecc. Infatti, a Keepsake manca un po' di “sostanzaâ€, quell'interazione ambientale che qui è completamente assente (gli sfondi non sono in nessun caso analizzabili dalla nostra Lydia) e la cui mancanza per un gioco in terza persona risulta più difficilmente digeribile. Il grado di difficoltà delle prove cresce col passare del tempo, e se all'inizio i problemi sono relativi, nella seconda parte del gioco ci sono alcuni passaggi veramente complessi.
Ecco perché gli sviluppatori hanno optato per inserire un sistema di aiuti accessibile in ogni momento cliccando sul punto interrogativo in basso a sinistra. Questo meccanismo agisce in due modi: il primo entra in funzione quando vi trovate ad interagire con un macchinario o alle prese con un enigma. Adoperando l'aiuto, allora, vi saranno dati tre suggerimenti sempre più “compromettenti†fino ad arrivare alla soluzione completa del puzzle. Poi c'è anche un altro uso del suddetto tasto: infatti se vi trovate in modalità “esplorativa†(cioè state vagando per la scuola senza meta..) vi verrà suggerito – con tanto di immagine – quale dovrà essere la vostra prossima mossa. Sull'utilizzo di questo sistema ognuno può farsi un'idea precisa e avere le proprie opinioni, basate sul loro modo di intendere un gioco d'avventura: personalmente, il sottoscritto è favorevole al concedere un aiuto al giocatore in difficoltà , ma non in un modo così “freddo†come è fornito in Keepsake. Magari concedere al giocatore di parlare col fido Zak (possibilità che è inspiegabilmente preclusa) per qualche dritta da parte di un insider dell'Accademia sarebbe stata una soluzione più soddisfacente. Inoltre, la possibilità di skippare i puzzle completamente può costituire una grossa tentazione per i giocatori meno smaliziati specie quando il grado di difficoltà sale.
Detto dei lati positivi, soprattutto dal lato della calibrazione degli enigmi, veniamo agli aspetti che meno sembrano convincenti in Keepsake: prima di tutto, l'avventura – concentrata in maniera molto serrata dal punto di vista spaziale (visiteremo solo l'enorme Accademia e i suoi boscosi dintorni) – è non lineare, il che può anche essere visto come un pregio. Però c'è da dire che in alcuni momenti la sensazione di non saper cosa fare e perché farlo è forte, e la tentazione di schiacciare il famoso tasto aiuto è quasi irresistibile. Dal punto di vista prettamente tecnico, si sente ardentemente il desiderio di avere una mappa perché la scuola è davvero enorme e ci si perde facilmente. Inoltre, è vero che Lydia corre ed ha una preparazione da maratoneta (percorrerà migliaia di km in tutto il gioco) ma spesso c'è un ricorso al backtracking veramente insopportabile. Per risolvere un enigma, in particolare, bisognerà manovrare un macchinario che è dall'altra parte della scuola con conseguente perdita di un mucchio di tempo: si poteva trovare una soluzione migliore, come mostrare in tempo reale le variazioni effettuate. Infine sarebbe stato gradito il doppio click per passare da una locazione all'altra e la possibilità di skippare più velocemente i dialoghi (c'è un tasto “forward†ma è talmente lento da risultare inutile).
Quel che più colpisce però di Keepsake, specie seguendo i canoni attuali, è la sua longevità . Arrivati a metà gioco, ci sarà un semi-colpo di scena e vi direte: “Wow, ero convinto di essere arrivato alla fineâ€. Questo perché non completerete il gioco in meno di 35 ore (ma dovete essere proprio bravi per farcela così in fretta), trascorse a gironzolare per l'Accademia e a cercare di risolvere i misteri che avvolgono la sparizione degli studenti. Gli enigmi poi sono tosti al punto giusto da farvi sbattere la testa per un bel po' e scrivere tonnellate di appunti, ma sono tutti logici e risolvibili con un po' di tenacia. Alla fine, strano a dirsi, anche un finale soddisfacente e non lasciato a metà dagli sviluppatori: cosa che dovrebbe costituire normalità , ma che al giorno d'oggi è l'eccezione e non la regola.
Insomma, Keepsake è sicuramente un gioco atipico, un Myst nel corpo di un Syberia. Vi dirò che mi aspettavo di trovarmi di fronte ad un prodotto valido, sia dal punto di vista dell'atmosfera che dei personaggi, ma quel che più mi ha stupito è stata la fortissima propensione agli enigmi che – è vero, spesso avrete già visto in altri giochi – sono sempre logici e costituiscono una vera sfida. E' in un gioco in terza persona molto basato sulla storia questo è raro. Certo, non ci si può dimenticare dei suoi difetti di inesperienza ora lievi (grafica dei personaggi e animazioni datate) ora molto più pesanti (backtracking, mancanza totale di interazione, assenza di una mappa), ma il mio consiglio è di provare questo gioco e di lasciarvi ammaliare dalla semplicità dei suoi dialoghi e dai suoi buoni sentimenti. Ogni tanto c'è bisogno anche di questo.