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Recensione

Gabriel Knight: Le Colpe dei Padri - 20th Anniversary Edition

di Alberto Semprini  

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In breve

Gabriel Knight: Sins of the Fathers è il primo capitolo della celebre trilogia dedicata alle avventure dello Schattenjäger, nato dalla penna di Jane Jensen. In questo remake realizzato per celebrare il ventesimo anniversario dalla prima uscita, il biondo libraio di New Orleans avrà a che fare con una serie di omicidi rituali che si richiamano alla tradizione voodoo. Il tutto con un restyling grafico in full HD, una colonna sonora rimasterizzata e una gran quantità di "dietro le quinte" dedicati allo sviluppo.

 

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Recensione Completa del 15 Ottobre 2014
Che cosa rende Gabriel Knight the Sins of the Fathers una delle migliori avventure punta e clicca di sempre? Probabilmente la qualità della scrittura. Raramente nei giochi dell’epoca (si parla del 1994), si riescono a trovare personaggi dal carattere così complesso ed articolato: Guybrush Threepwood è un contenitore vuoto in cui noi versiamo la nostra personalità e la nostra interpretazione e lo stesso vale per Bernard di the Day of The Tentacle, per Zack Mc Kracken, Simon the Sorcerer e via dicendo.

Gabriel è stato uno dei primi protagonisti di adventure a darci qualcosa di diverso dal solito. Il primo a farci calare nei panni di uno scrittore squattrinato in cerca di una buona storia da raccontare, un libertino incallito che cade in un amore morboso e tribale. Per la prima volta avvertiamo i sottili fili che interrcorrono nei rapporti personali tra vari personaggi, come il sentimento di affetto mal celato di Grace o il senso di profonda amicizia di Mosley. A differenza di altri giochi del tempo, le personalità di ogni singolo personaggio emergono in maniera articolata e non banale, ma la buona sceneggiatura si nota anche dall’equilibrio con cui Jane Jensen mescola tra di loro verità storiche e sovrannaturale all’interno della cornice thriller.

Un secondo motivo del successo di Gabriel Knight risiede certamente negli enigmi. Sempre e comunque verosimili e mai fuori contesto, molto funzionali allo svolgimento della trama, non prendono mail il sopravvento su di essa, non rischiando così di rovinare quel’importantissima sospensione dell’incredulità di cui tanto abbiamo bisogno. Altri meriti si possono trovare nella grafica disegnata a mano, nelle ottime animazioni e nei bellissimi fondali, nonché nella colonna sonora di Robert Holmes. Tutti elementi capaci di restituirci una New Orleans fumosa e rarefatta, quasi sospesa nel tempo.

Se condividete questo discorso, se cercate disperatamente gli elementi appena descritti in una nuova avventura o in un remake, allora potreste tranquillamente procurarvi una copia de Gabriel Knight – Le colpe dei padri. Sappiamo che Jensen si è affidata a Phoenix Studios che in precedenza ci hanno restituito risultati un po’ altalenanti (il bello ma buggato Cognition e il deludente Moebius), ma nonostante i possibili timori ci troviamo infatti davanti ad un lavoro che non snatura l’opera originale.

Personalmente ho un po’ mal digerito la scelta di convertire l’avventura 2D in un ibrido tra 3D e 2D, com’è di usanza dagli anni 2000 in poi, ma, nel complesso, il lavoro è ottimo e gli scenari non differiscono eccessivamente dalle controparti originali. Purtroppo i modelli poligonali e le animazioni dei personaggi appaiono un po’ carenti (come da tradizione Phoenix) ma tutto viene bilanciato dagli ottimi ed espressivi volti, visibili nelle sessioni di dialogo. Alcune facce sono state poi ridisegnate da capo, per creare continuità con gli altri episodi della saga (il Gabriel di questo remake è praticamente quello di Blood of the Damned), ma si tratta di piccole eccezioni poco fastidiose.

Jensen ha optato per alcune semplificazioni per venire incontro ai giocatori meno scafati e ad esempio non tutte le locazioni sono disponibili da subito (la nonna è comunque presente, tranquilli), questo per non spaesare chi è più avvezzo a strutture lineari e pilotate. Viene introdotto anche un diario con il riassunto delle cose da fare per non rimanere troppo incagliati e, all’interno dello stesso, è implementato anche un sistema di suggerimenti poco invasivo, che si limita a dare indicazioni vaghe senza spiattellare la soluzione degli enigmi così da non rovinare tutto il divertimento.

In ogni schermata è infine possibile attivare anche bonus come interviste agli addetti ai lavori, sketch e confronti con il gioco originale, tutti adorabili extra che costituiscono un bel valore aggiunto all’intera produzione.

Prevedendo un imminente adattamento de Le colpe dei padri per dispositivi portatili come tablet e smartphone, è stata introdotta un’interfaccia più semplice e immediata rispetto al passato e che permette di effettuare tutte le azioni con un semplice click. Una manna dal cielo, considerando la scomodità del precedente sistema ad icone.

Solo l’uso dell’inventario ricorda molto da vicino quello macchinoso di Cognition, ma nulla di particolarmente frustrante; trama, dialoghi ed enigmi sono rimasti completamente inalterati, il che è un bene per tutti, data la qualità complessiva del vecchio Sins of the Fathers.
Durante i dialoghi vengono evidenziate in giallo le domande che permettono di ottenere informazioni fondamentali per lo sviluppo della trama, un’altra facilitazione in più per chi è dotato di minore pazienza. È invece stato aggiunto qualche enigma a schermata, come la ricomposizione di un’immagine, oppure la risoluzione di qualche macchinario. Nulla di stravolgente o particolarmente incisivo, per fortuna.

La colonna sonora, come in precedenza, rimane uno degli aspetti migliori e tutti i temi sono stati riarrangiati dallo stesso Robert Holmes; le eclettiche musiche di questo gioco sono perfette e continuano a sottolineare ed enfatizzare i momenti più coinvolgenti in modo puntuale. Giusto per citare un paio di casi, il nuovo tema della libreria Saint Goerge è quasi commovente, mentre i brani che accompagnano il museo del Voodoo e l’entrata in scena di Wolfgang Ritter sono memorabili.

Il doppiaggio potrebbe probabilmente scontentare qualcuno, giacché non è stato possibile recuperare il cast originale composto da Tim Curry (Gabriel), Leah Remini (Grace), Mark Hamil (Mosley), e altri; quello nuovo però sa il fatto suo (se non sbaglio dovrebbe trattarsi dello stesso team che lavora per TellTale) e, a parte qualche interpretazione un po’ troppo caricata (ad esempio quella di Gabriel, soprattutto all’inizio), il risultato nel suo complesso è più che soddisfacente.

Esistono due categorie di giocatori che possono approcciarsi a Le Colpe dei padri. La prima è quella dei neofiti che non hanno mai visto il gioco originale; la seconda, invece, è composta da chi Sins of the Fathers lo conosce bene.

Se appartenete alla prima, non posso far altro che consigliarvi questa riedizione: vi troverete davanti ad un’avventura di stampo thriller immortale e ben confezionata, che difficilmente potrà deludervi. Se invece siete del secondo gruppo, potreste ancora ritenere il Gabriel originale migliore e, per certi versi, avreste anche ragione. Tenete comunque presente che, per quanto lo stile grafico non sia lo stesso, tutte le novità introdotte (le facilitazioni poco intrusive, la nuova interfaccia più comoda della vecchia, un doppiaggio fatto piuttosto bene e i gustosi “dietro le quinteâ€), non rovinano quasi nulla dello spirito originale del primo Gabriel Knight.
Certo, potreste sempre recuperare Sins of the Fathers da Gog.com applicandovi la patch per la traduzione italiana, ma il remake è già localizzato e più a portata di mano.

In fondo questa nuova edizione fa quello che deve fare: reinterpreta, aggiorna e non stravolge. Da provare.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Pinkerton Road Studio
Publisher: Phoenix Online Publishing
Data Rilascio: 15/10/2014
Piattaforma: iPad, MAC, PC
Caratteristiche
Genere: Avventura/Mistero
Grafica: 2.5D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
Ricerche
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