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Recensione

CSI: Miami

di Carlo De Rensis  

il nostro voto
53
In breve

Tratto dallo spin-off della pluri-acclamata serie TV americana CSI: Crime Scene Investigation, CSI: Miami vi darà la possibilità di partecipare a una vera indagine poliziesca. Come membro della scientifica di Miami, dovrete cercare di risolvere diversi intricati casi avvalendovi dei più moderni strumenti forensici e delle classiche tecniche investigative della polizia, il tutto nella colorata e vivace ambientazione del Sud della Florida.

 

Recensione Completa del 15 Luglio 2005
Dopo due episodi trascorsi tra i locali e la vita notturna dell’affollata Las Vegas, a seguire gli insegnamenti di Gil Grissom e della sua affiatatissima squadra, 369 Interactive ci invita di nuovo ad assumere i panni di un novello CSI, questa volta nell’assolata Miami. Un gioco targato ancora una volta Ubisoft e arrivato nei negozi italiani nel febbraio del 2005.

I primi due giochi della serie avevano lasciato un po’ di amaro in bocca agli appassionati della serie: pur convincendo per qualità delle storie, sia CSI che Dark Motives, fallivano in quanto a giocabilità e immedesimazione del giocatore. Con questa recensione, vogliamo scoprire se le spiagge fanno più avventura grafica dei casinò...

Come detto, ad inizio gioco, verremo catapultati nell’ufficio di Horatio Caine, deus ex machina della squadra della scientifica della Florida. Come giovane recluta “in provaâ€, dovremo lavorare su alcuni efferati delitti in tandem con i protagonisti della serie più amata dal pubblico: oltre che con lo stesso Caine, agiremo fianco a fianco con Tim Speedle, Yelina Salas e tanti altri.

Il gioco presenta cinque casi da risolvere, ognuno dei quali presenta una ricca e soddisfacente storia, molte locazioni da visitare e uno script molto ben fatto. Gireremo dunque in lungo e in largo per Miami e ci troveremo di fronte ad omicidi, avvelenamenti, infedeltà e persino ad uno strano coccodrillo che sembra apprezzare particolarmente la carne umana: come tradizione della serie, poi, l’ultimo caso serve da catalizzatore, legando tutte le precedenti storie per il più classico dei gran finale.

Per quanto riguarda i personaggi.. beh, non c’è niente da fare! Sarà che sono un fan della serie originale, ma questo spin-off non mi ha mai convinto fino in fondo: non c’è il carisma dei protagonisti di Las Vegas, né la stessa capacità di mantenerti avvinto alle – ottime, peraltro – storie raccontate. E questo non può che trasmettersi anche nella versione videoludica dello show. Per quanto riguarda le vittime e gli altri personaggi, non sono altro che comparse…non vi aspettate nessun tipo di informazioni supplementari.

Spesso, arrivati a parlare della parte grafica dei giochi, siamo costretti a scrivere di budget ristretti e di come gli sviluppatori abbiano fatto il massimo possibile: non è questo il caso. E’ viva e molto forte la sensazione che i ragazzi della 369 Interactive si siano “rilassati†sugli allori: i primi due giochi, infatti, seppur tecnicamente realizzati in modo mediocre, hanno raccolto grandi successi e vendite specie negli Stati Uniti. Perché allora impegnarsi nel creare un motore di gioco più al passo coi tempi, avranno pensato gli sviluppatori? E infatti quel che arriva sui nostri schermi è sempre la solita mediocrità, il solito motore QuickTime sfruttato male (recensione fissa 800x600), e i soliti personaggi che sembrano spalmati sui fondali e privi di qualsiasi credibilità.

I soli miglioramenti arrivano da qualche fondale ben realizzato (forse il sole di Miami si presta di più della cupa e scintillante Las Vegas?), ma sono sottigliezze che non cambiano il giudizio che resta negativo proprio per la mancanza di volontà nel cambiare.

Ancora una volta notevoli, invece, i filmati realizzati sfruttando la tecnologia bik, che ricostruiscono con molta classe le dinamiche dei fatti, e gli effetti di transizione da una schermata all’altra, rappresentati da brevi sequenze in FMV che ci mostrano le bellezze della splendida Miami.

Nulla da rilevare nella parte audio-sonora del gioco: i motivi di sottofondo sono perlopiù un tappeto a cui nemmeno farete caso più di tanto, mentre ben realizzati sono gli effetti audio (dal cinguettio degli uccelli marini al molo, al suono dei vari strumenti che man mano sarete tenuti ad utilizzare).

Sul doppiaggio inglese (Ubisoft ci propone una versione ben localizzata soltanto per quel che riguarda i testi), siamo su livelli qualitativamente superiori a quelli visti per i primi due episodi: evidentemente gli attori di CSI:Miami (sono proprio loro, infatti, a dare la voce alle loro controparti virtuali) hanno preso l’impegno con più serietà dei loro colleghi del Nevada.

In fatto di gameplay, per chi ha giocato al primo CSI, o al suo seguito Dark Motives, non c’è nulla da scoprire. La formula è sempre quella consolidata: si avanza tra le schermate (possibilità di rotazione a 180° del punto di vista in prima persona) alla ricerca delle più minuscole tracce, confortati dall’aiuto di un personaggio della serie e dalla nostra fidata schiera di aggeggi per rilevare impronte, evidenziare tracce di sangue, fare calchi ecc. ecc. Nella parte bassa dello schermo abbiamo infatti tre sezioni in cui lavorare: quella degli oggetti (una sorta di inventario, dove collocheremo tutte le prove “solide†che raccoglieremo), quella delle prove (tutti i documenti, impronte, analisi del DNA e via dicendo) e infine quella dei luoghi, in cui le nuove locazioni disponibili si andranno via via ad aggiungere a quelle sempre presenti, come il laboratorio (dove confluiranno tutte le nostre prove e che sarà fondamentale per andare avanti) o la centrale di polizia, dove è possibile richiedere un mandato o un interrogatorio.

In quest’ultima fase, spesso le domande non sono poste in automatico: a seconda del grado di difficoltà (selezionabile in qualsiasi momento del gioco) e degli aiuti presenti, potremo essere costretti a dover trascinare oggetti o prove sul nostro interlocutore per interrogarlo a tal proposito.

Purtroppo, come scoprirete, anche in questo episodio della serie, non c’è poi molto da fare, se non cadere nella frustrazione del pixel hunting (potete sempre attivare l’aiuto e il cursore diventerà intelligente: si illuminerà, infatti, in presenza degli hot spots). Le sfide presenti sono poche (qualche facile crittogramma o puzzle) e, trovati gli indizi, si andrà avanti senza problemi. E se Dark Motives era parzialmente scusato, perché comunque costituiva un miglioramento rispetto allo scialbo originale, questo CSI:Miami ha veramente poche giustificazioni.

Meno male che almeno i casi sono intriganti e anche ben più lunghi dei precedenti: questo vi farà tenere alta la voglia di finire il gioco e vi farà rimanere al monitor per almeno un 10-15 ore. Al termine dei casi vi saranno poste alcune domande e assegnato uno score: più domande azzeccherete e meno aiuti chiederete, più il vostro punteggio salirà e avrete la possibilità di visionare degli (inutili) materiali supplementari.

Insomma, ci troviamo a commentare un mero update di Dark Motives, che va acquistato solo per gli indomiti della serie o per chi ha gradito i primi due episodi videoludici. Un passo indietro per un gioco che ha raccolto tanti soldi, ma che non li ha investiti a dovere per migliorare un’esperienza ancora limitata e poco soddisfacente.

Monotono.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: 369 Interactive
Publisher: Ubisoft
Data Rilascio: Q1 2005
Piattaforma: PC
Caratteristiche
Genere: Poliziesco/Thriller
Visuale: Soggettiva
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Italiano
Sottotitoli: Italiano
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Requisiti minimi
OS: Windows 98/Me/2000/XP
Processore: 300 Mzh
RAM: 128 MB
Scheda Video: 8 MB
Hard Disk: 350 MB
Supporto: 3 CD
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