"Come... Dove mi trovo?"
Erithar si alzò di scatto, poggiandosi sulle mani. Immediatamente, udì un rumore d'acqua e sentì il freddo e l'umido su di esse. Asciugandosi sulla veste, finì di rialzarsi, guardandosi nel contempo attorno: si trovava in un'ampia e fredda grotta. Si accorse che era tutto indolenzito, e che il braccio sinistro gli faceva terribilmente male e non riusciva a muoverlo: sulla cima della grotta c'era un ampio buco, alché l'Alchimista Nero capì che era stato gettato lì dal suo vile maestro, e solo per pura fortuna e per la presenza dell'acqua sul fondo non era morto sul colpo dopo quella terribile caduta.
Ma anche se non era rimasto ucciso immediatamente, la fame l'avrebbe senz'altro debilitato entro pochi giorni; l'acqua per fortuna abbondava in quella cavità, ma era il cibo a scarseggiare.
Dopo che furono trascorsi altri lunghi minuti, in cui cercò di riprendersi dallo stordimento e dal dolore lancinante che il braccio gli causava, capì di essere in una delle cave sotterranee delle montagne della coda di Yvel: molti dei suoi oggetti gli erano stati tolti, e non aveva la minima idea di dove fosse di preciso, nè di come avrebbe fatto ad uscire di lì.
Il luogo dove si trovava ora era estremamente ampio, e c'era un lungo ponte di roccia che conduceva verso un passaggio oscuro, il cui proseguimento non era visibile a Erithar da lì dove si trovava.
Pensò che era il momento di mettersi in marcia ed uscire di lì, ma riconsiderando, forse era meglio perlustrare con attenzione il luogo dove si trovava adesso.
Erithar si alzò di scatto, poggiandosi sulle mani. Immediatamente, udì un rumore d'acqua e sentì il freddo e l'umido su di esse. Asciugandosi sulla veste, finì di rialzarsi, guardandosi nel contempo attorno: si trovava in un'ampia e fredda grotta. Si accorse che era tutto indolenzito, e che il braccio sinistro gli faceva terribilmente male e non riusciva a muoverlo: sulla cima della grotta c'era un ampio buco, alché l'Alchimista Nero capì che era stato gettato lì dal suo vile maestro, e solo per pura fortuna e per la presenza dell'acqua sul fondo non era morto sul colpo dopo quella terribile caduta.
Ma anche se non era rimasto ucciso immediatamente, la fame l'avrebbe senz'altro debilitato entro pochi giorni; l'acqua per fortuna abbondava in quella cavità, ma era il cibo a scarseggiare.
Dopo che furono trascorsi altri lunghi minuti, in cui cercò di riprendersi dallo stordimento e dal dolore lancinante che il braccio gli causava, capì di essere in una delle cave sotterranee delle montagne della coda di Yvel: molti dei suoi oggetti gli erano stati tolti, e non aveva la minima idea di dove fosse di preciso, nè di come avrebbe fatto ad uscire di lì.
Il luogo dove si trovava ora era estremamente ampio, e c'era un lungo ponte di roccia che conduceva verso un passaggio oscuro, il cui proseguimento non era visibile a Erithar da lì dove si trovava.
Pensò che era il momento di mettersi in marcia ed uscire di lì, ma riconsiderando, forse era meglio perlustrare con attenzione il luogo dove si trovava adesso.