Never Alone è un puzzle-platformer sulla scia di prodotti come Braid, Limbo e il più recente Unravel. Poco ha a che fare quindi con le avventure, e la prontezza di riflessi è necessaria per procedere nel gioco.
Never Alone prova a fare due cose: proporre un gameplay collaborativo - si può addiritura giocare in due - sulla scia di Brothers, e una narrazione documentaristica, sulla scia di Valiant Hearts.
Purtroppo fallisce in entrambi gli ambiti: i documentari sono brevi filmati, perlopiù interviste agli Inuit, che danno sicuramente un contesto a sequenze di gioco altrimenti piattissime, ma sono totalmente slegati dal gioco stesso. Non si ha quindi uno sfruttamento del medium videoludico tale per cui il documentario "si fonde" con il gioco stesso... La sensazione è la stessa che si proverebbe leggendo un articolo sugli Inuit prima di iniziare il gioco. Un po' freddo e distaccato, oltretutto sinceramente ho trovato i documentari poco interessanti e molto superficiali.
Come gameplay Never Alone è un indie game sempliciotto e dalle meccaniche improvvisate, assolutamente mediocre, che non riesce a coinvolgere e, se non siete abituati al genere, potrebbe talvolta risultare frustrante.
Gli scenari di gioco, così come le musiche, non riescono a convincere appieno e non risultano certo creativi come quelli proposti dai giochi citati sopra.
Nel complesso non eccelle in nulla, si salva dalla gogna solo per la particolarità di costringere il giocatore ad avere un contesto di gioco attraverso i documentari, quindi, seppur non nel modo migliore, riesce a raccontare una "storia vera" - quella di un popolo e delle sue leggende.
C'era molto più potenziale di quanto non sia stato sfruttato. Peccato.