Il 2016 si configura senza ombra di dubbio come un anno ricco di avventure grafiche da tenere d’occhio: assisteremo al
ritorno di Syberia e a quello probabile dei
Pendulo, vedremo alcune piccole sorprese come
The A.B.C. Murders e, infine, ci aspetta la versione remastered di un grande classico come
Day Of The Tentacle.
In questo fervente periodo non poteva mancare una software house prolifica come la
Wadjet Eye, in procinto di lanciare la sua prossima fatica, dal titolo Shardlight; prevista per Marzo 2016, abbiamo avuto modo di testarla in anteprima e siamo qui per darvi il nostro parere al riguardo: il gioco varrĂ la proverbiale candela?
Una breve introduzione, prima di tutto: Shardlight vi catapulta in un universo post-fallout atomico, un mondo di macerie e detriti, di sopravvivenza e lavori occasionali con cui guadagnare biglietti della lotteria. Questa non ha però in palio denaro, ma la possibilità di ottenere l’agognato vaccino utile per curarsi dalla piaga che va col nome di “Green Lung”. Proprio durante uno di questi “lavori-lotteria”, Amy Wellard - protagonista della vicenda - rimane coinvolta in un intrigo che rischia di minare i fragili equilibri della società : i vaccini sono infatti motivo di contesa tra gli Aristocratici e un gruppo di ribelli che agisce nell’ombra, e Amy si trova catapultata suo malgrado nella lotta, spinta dalla necessità di sopravvivere alla malattia che la sta divorando.
La prima cosa che colpisce al lancio dell’eseguibile è l’estrema cura che gli sviluppatori hanno riposto nella consueta pixel art, marchio di fabbrica della casa; la sensazione di evoluzione rispetto ai precedenti titoli è evidente, soprattutto andando a scorrere immagini dei primi giochi della saga di Blackwell.
Gli scenari sono molto ispirati, vari e tutt’altro che statici, arricchiti da chicche come bandiere logore che fluttuano al vento, corvi onnipresenti ed effetti particellari; questi ultimi sono stati utilizzati in maniera molto discreta per evitare di distorcere troppo lo stile pixelloso del prodotto, ma contribuiscono a rendere le location più reali e, soprattutto, fungono da memo della tossicità dell’aria (particolare che ci ricorda di continuo anche la stessa Amy, la quale indossa una mascherina protettiva uscendo all’esterno).

Le scene appaiono vive, grazie alla particolare cura riposta in un dettaglio spesso trascurato per motivi di budget, vale a dire gli abitanti del luogo dove ci si trova; raggiungendo posti ad alta frequentazione, potremo assistere a una sfilata di passanti che si alternano di continuo e in abbondanza, mostrando una vetrina di tipi umani e condizioni differenti. Osservando attentamente è possibile notare una certa ripetizione degli stessi modelli, ma parliamo di almeno una ventina/trentina di personaggi, frutto di uno sforzo produttivo notevole.
La realizzazione degli stessi è buona, ma le animazioni che li accompagnano non troppo: si avverte una certa sensazione di mancanza di cura per questo comparto; ogni personaggio è poi dotato di un set di riquadri in primo piano, che vengono richiamati durante i dialoghi di gioco e che, come di consueto mostreranno le espressioni facciali degli stessi.
I protagonisti di Shardlight sono reali e questo è probabilmente l’effetto che chiunque voglia produrre un’avventura deve ricercare; tra le macerie farete infatti la conoscenza di persone in crisi, che vanno avanti con quel poco che raccattano, che rinunciano a mangiare per diversi giorni consecutivi. I collegamenti con la protagonista li rendono cronologicamente profondi, con una storia alle spalle e possibilmente un futuro davanti.
L’alone della morte aleggia costantemente nei loro discorsi, nelle vicende del gioco, persino in un culto adoratore del Mietitore, figura mitologica del tempo. In mezzo allo sconforto o alla nostalgia di quei pochi che ricordano ancora il mondo prima del disastro, troverete anche una buona dose di humour, scherzi tra amici di vecchia data e altre chicche (le canzoncine macabre dei bambini che saltano la corda in primis).
L’effetto complessivo è quello di un mondo vero, in crisi ma mai troppo pesante. Le persone soffrono, ma sono disposte a combattere per liberarsi dalla loro condizione di miseria. I dialoghi sono quindi più che effettivi, i personaggi assolutamente sensati e reggono una vicenda che si prospetta particolarmente intrigante.
Il tutto va ovviamente accompagnato da un gameplay e Shardlight ne presenta uno più che buono. Fortunatamente ci troviamo di fronte a una di quelle avventure gestite in modo da poter accedere a un buon numero di scenari contemporaneamente tanto che nella versione che abbiamo avuto modo di testare –circa a un terzo del prodotto finale - abbiamo avuto accesso a una trentina di scenari, ben sfruttati e che vi spingeranno verso il backtracking (tranquilli, ben gestito).
La difficoltà è nella media, tranne qualche enigma che richiederà una dose extra di ragionamento e, in un particolare caso, di una certa maestria col gessetto. Il gameplay si basa sul consueto utilizzo degli oggetti, sui dialoghi, sull’osservazione attenta degli scenari; quest’ultima deve necessariamente essere svolta con perizia, anche considerando l’assenza di un sistema di hotspot che evidenzi i punti interattivi dello scenario.
Ciò potrebbe provocare dei problemi ai meno pazienti, ma in linea generale non c’è presenza di pixel hunting e gli oggetti con cui interagire appaiono evidenti.
Non mancano enigmi di logica, anche se in misura veramente minore rispetto a quelli più tradizionali. La difficoltà quindi viene dettata più che altro dall’alto numero di scenari visitabili contemporaneamente, dai molti personaggi con cui interagire e da qualche sporadico caso in cui si potrebbe non notare un certo elemento della location.
Il gioco viene accompagnato da musiche valide, che generalmente vertono intorno a una base di pianoforte; le varie theme risultano delicate, non invasive, integrate con quello che succede su schermo. Il reparto audio viene completato da un doppiaggio piĂą che buono, sia dei protagonisti che dei personaggi secondari.
Impressioni finali sull’anteprima: Shardlight risulta divertente da giocare, nonostante la sua impronta tradizionale che qualcuno potrebbe non gradire; i temi trattati sono maturi, così come la storia di fondo.
Lo stile visivo è quanto di meglio si possa spremere dalla pixel art e, soprattutto, riflette alla perfezione il mondo in cui ci si muove; anche l’audio è buono e costante nella sua qualità , i personaggi incuriosiscono e rivelano un buon grado di profondità .
Fondamentale per poter esprimere un giudizio è la sensazione provata al termine di questa versione mozzata, come detto, a circa un terzo della narrazione complessiva: la voglia di vedere come prosegue il tutto. Questa build incompleta ha saputo creare aspettativa per quello che potrà essere il prodotto finale, di cui potremo parlare approfonditamente dal momento dell’uscita ufficiale; in ogni caso, se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, Shardlight potrebbe essere uno dei titoli più profondi, e nel complesso migliori, della produzione
Wadjet Eye.