Vivrete con questo gioco d'avventura spettacolare una delle più grandi leggende di tutti i tempi, l'anello dei Nibelunghi, con un'ambientazione futuristica nel 40esimo secolo.
Sono passati ormai un bel po' di anni da quando faceva la sua apparizione sugli scaffali una delle avventure in soggettiva più riuscite della oramai defunta Cryo Interactive: da oggi posso finalmente dire di avere colmato una delle mie più grosse mancanze in campo videoludico (l’altra è fuga da Monkey Island ma non ditelo in giro…ok?) avendo giocato e finito questa avventura ispirata alla celebre opera Wagneriana: Ring - La leggenda dei Nibelungen. Prima di iniziare con la recensione sono necessarie alcune precisazioni: la recensione del gioco si riferisce alla versione in DVD multi-lingua uscita nel 2000-2001 e non alla versione in CD uscita nel 1998-1999. Questa versione è interamente giocabile su XP senza problemi (a parte qualche salto di parola e un piccolo ritardo nel parlato, niente di così grave, nel caso ci sono i sottotitoli che ci possono aiutare), non posso essere sicuro che anche la versione CD possa funzionare altrettanto bene.
Il gioco vi mette nei panni di quattro personaggi facenti parte del celeberrimo ciclo dei Nibelunghi: Alberich, Loge, Siegmound e Brunilde. Dovrete portare a termine la missione dei quattro protagonisti per completare il gioco e tornare alla corte di Ish, il narratore della vicenda. Mossi i primi passi è impossibile non notare come la grafica sia molto pixellosa e certamente non all’altezza se paragonata alle produzioni odierne. La visuale è in soggettiva con la possibilità di girare lo sguardo a 360° e ci si accorge da subito che ogni volta che il nostro personaggio compie un spostamento questo è immancabilmente seguito da un filmato di accompagnamento che ci mostra i suoi movimenti: certamente anche questi non sono il massimo ma l’importante è non dimenticare che siamo di fronte a un gioco del 1998 e che comunque ai suoi tempi era uno dei migliori a livello grafico.
Uno dei principali pregi di Ring è la sua non linearità : all’inizio vi ritroverete in un'arena dove potete gironzolare ed esaminate qualunque cosa, ma ben presto avrete la possibilità di scegliere quale personaggio (Alberich, Loge, Siegmound o Brunilde) e capitolo dell’opera giocare, se nell’ordine desiderato oppure simultaneamente nel caso rimaniate bloccati e questa non può che essere una cosa positiva. Conclusi i primi titoli di introduzione ci si ritrova davanti ad un menù alquanto scarno e semplice, nessuna icona o animazione presente, solo delle semplici parole di colore giallo che potete usare cliccandoci sopra: potrete scegliere tra l’inizio di una nuova partita, caricare o salvare il gioco in esecuzione, continuare una partita in corso, abbandonare il gioco o entrare nella sezione preferenze per avere l’opportunità di settare le poche cose che potete modificare (il sonoro, i dialoghi, il suono 3D o i sottotitoli).
L’interfaccia di gioco è tra le più semplici e l’interazione con l’ambiente è interamente gestibile tramite il tasto sinistro del mouse. Il cursore ha la forma di una freccia che assomiglia molto a un triangolo storto e ogni volta che passerete su una zona attiva ha la facoltà di cambiare forma: può sdoppiarsi per farci capire che è possibile uno spostamento, può trasformarsi in una mano per farci capire che c’è un oggetto che può essere manipolato, oppure può fare apparire una pallina che si muove nel caso si possa interagire con qualcosa o qualcuno. Il tasto destro ha il solo compito di aprire l’inventario degli oggetti i quali possono essere trascinati nella schermata di gioco con il sinistro per essere utilizzati: purtroppo questa funzione soffre di un brutto difetto perché nel caso sbagliaste l’utilizzo dell’oggetto sarete costretti a riaprire l’inventario e ripetere l’operazione un'altra volta. Penso che sarebbe stato più facile rimettere via l’oggetto premendo una seconda volta il tasto destro.
La parte migliore in assoluto riguarda il sonoro; le musiche tratte dalla celebre opera sono dirette da Sir Georg Solti insieme all'orchestra filarmonica di Vienna il meglio in assoluto, il parlato riesce a farci immedesimare nelle atmosfere del gioco e gli effetti seppur non molti fanno il loro dovere fino alla fine.
Gli enigmi che vi ritroverete ad affrontare vanno dal solito prendi l'oggetto per darlo a un altro personaggio per avere qualcosa in cambio, all'utilizzo di vari macchinari oppure alla risoluzione di enigmi in stile Myst: ne avete per tutti i gusti, peccato che in alcuni casi (pochi) siano molto difficili da risolvere, questo perché non avrete la possibilità di reperire qualche dritta o qualche indizio nelle locazioni e quindi ci si ritrova ad affrontare questi ostacoli senza il benché minimo aiuto, comunque per fortuna la cosa capita solo in 2 o 3 occasioni. Altra nota negativa di Ring è la possibilità di morire, non di rado vi capiterà di muovervi o di fare qualcosa che può costarvi la vita, non poche volte vi ritroverete di fronte alla maledetta pagina di caricamento per riprendere la partita interrotta poco prima e vi assicuro che ne perderete di tempo per effettuare questa operazione: comunque la longevità si assesta sulle 15-20 ore totali.
In definitiva Ring non è solo un gioco, è un viaggio attraverso i sentimenti di amore, di avidità , di potere, di rinuncia, di sacrificio e redenzione che si fondono in un'avventura particolare, piena d'atmosfera e di mondi onirici che ci accompagneranno in una storia intrigante e bellissima. Peccato solo per i difetti che ho snocciolato nella recensione, e ricordate, bisogna avere cuore e spirito per accettare la sfida della leggenda.