Il Ritorno all’Isola Misteriosa si apre con un filmato che ci introduce il personaggio che interpreteremo: ci caleremo negli splendidi panni di Mina, una giovane e avvenente navigatrice in solitario, sbattuta da un violento uragano sulla Lincoln Island (così i naufraghi di Verne ribattezzarono l’isola) mentre partecipava ad una gara. Da soli e armati solamente di un telefono satellitare senza batteria, dovremo prima di tutto pensare a rifocillarci (chissà quanti giorni senza cibo, povera Mina!) con i frutti della spiaggia tropicale, per poi esplorare l’isola alla ricerca di una via di fuga. Nessuno ci potrà aiutare, purtroppo dovremo contare solo sulle nostre forze. Beh, però forse... quell’ombra che abbiamo visto non era un’allucinazione dopotutto...
A solo un anno di distanza dall’uscita del loro primo gioco, Egypt 3, tornano i francesi della Kheops Studios, impegnati nella realizzazione di un gioco che si presenta molto interessante, essendo basato su un capolavoro letterario come L’Isola Misteriosa di Jules Verne. Sembra infatti che le opere del romanziere fantastico siano state prese d’assalto dai giochi del nostro genere preferito: in poco tempo sono giunte sui nostri schermi Viaggio al Centro Della Terra e, appunto, Ritorno all’Isola Misteriosa (si attende a breve Il Giro Del Mondo in 80 Giorni).
Doveroso, a questo punto, è un riassunto dell’opera di Verne per capire dove e come i Kheops Studio siano riusciti a collocarsi nel racconto originale.
Il libro narra delle avventure di cinque uomini (e un cane): cinque nordisti americani che, confinati durante la guerra di secessione in una cittadina del sud dall’esercito rivale, riescono a fuggire a bordo di un pallone aerostatico. La loro evasione non ha però pieno successo: una tempesta sconvolge i piani dei fuggiaschi che sono costretti ad un "atterraggio" di fortuna su un isoletta sconosciuta e disabitata. Su questo atollo incontaminato i novelli naufraghi, dopo un periodo di sbigottimento iniziale, riescono ad ambientarsi perfettamente e addirittura, grazie alle cognizioni tecniche di ognuno di loro (specialmente dell’ingegnere Cyrus Smith), a colonizzarla costruendo mulini, fattorie, una "casa di granito" e addirittura un telegrafo! Tutto con le loro forze…. o quasi. Infatti una presenza nell’ombra veglia su di loro: è il capitano Nemo che, con il suo Nautilus, si era rifugiato sull’isola in cerca di pace. E’ proprio lui che, inoltre, avverte i "coloni" dell’arrivo di un imminente tsunami (evento tremendamente attuale) consentendo loro di salvarsi in extremis dalla distruzione dell’isola.
Distruzione dell’isola? Ed allora, vi chiederete, come può essere il gioco ambientato in questo luogo senza sconvolgere le conclusioni del romanzo di Verne? Bene, vi basti sapere che l’isola è ancora lì e che i Kheops Studios hanno trovato un’ottima soluzione che vi verrà rivelata nel corso del gioco e che non voglio spifferarvi ora: ve la gusterete al momento giusto!
Ritorno all’Isola Misteriosa si apre con un filmato che ci introduce il personaggio che interpreteremo: ci caleremo negli splendidi panni di Mina, una giovane e avvenente navigatrice in solitario, sbattuta da un violento uragano sulla Lincoln Island (così i naufraghi di Verne ribattezzarono l’isola) mentre partecipava ad una gara. Da soli e armati solamente di un telefono satellitare senza batteria, dovremo prima di tutto pensare a rifocillarci (chissà quanti giorni senza cibo, povera Mina!) con i frutti della spiaggia tropicale, per poi esplorare l’isola alla ricerca di una via di fuga. Nessuno ci potrà aiutare, purtroppo dovremo contare solo sulle nostre forze. Beh, però forse... quell’ombra che abbiamo visto non era un’allucinazione dopotutto...
Graficamente, il titolo dei Kheops Studios è semplicemente incredibile: riutilizzando e migliorando il motore di gioco di Egypt 3, gli sviluppatori sono riusciti a riprodurre le spiagge, le foreste e tutta l’isola in modo strepitoso. La visuale in prima persona vi consentirà di immergervi in queste splendide locazioni e di ammirare scenari bellissimi, ricchi di particolari e molto colorati. Anche il personaggio di Mina è realizzato benissimo, molto ben disegnato e animato (seppur si vedrà poco nel corso del gioco). Il tutto realizzato con una fluidità davvero eccezionale.
Il mondo inoltre non è statico: vedrete uccelli volteggiare sopra di voi, cascate spumeggiare in lontananza, vi stupirete ad ammirare una tartaruga in cerca di riparo e verrete sconvolti da terribili terremoti. Colpi di classe che raramente si vedono in un videogame (si potrebbe citare Myst IV e pochi altri).
Le cose vanno peggio dal punto di vista delle "cinematiche": i video sono solamente due, per giunta brevi, ed è un peccato: quel poco che ci è dato di vedere è davvero ben realizzato e il gioco avrebbe meritato più sequenze del genere: purtroppo, suppongo per esigenze di budget, le azioni di Mina ci verranno mostrate attraverso degli sketches onestamente poco adatti al contesto.
Ancora una volta quindi (due indizi, aspettiamo il terzo per fare una prova..) gli sviluppatori francesi ci presentano un personaggio femminile: dopo la bellissima Maya (la maga protagonista di Egypt 3) ecco l’avvenente Mina. Ancora una volta, però, si sa pochissimo del personaggio stesso: è una navigatrice, e corre per la coppa Jules Verne. La ritroviamo sull’isola e non è difficile immedesimarsi immediatamente in lei, nel suo atteggiamento compassato e ottimistico. Ma... non è quello che mi sarei aspettato in una situazione del genere. Neanche un po' di tensione, di paura nel tono della sua voce: la ragazza sembra un pochino troppo distaccata in verità . Ma è un bel personaggio e mi auguro di rivederla in qualche altro gioco: con un po’ più di caratterizzazione potrebbe diventare una ancor più eccellente protagonista.
Se la grafica eccelle, non da meno è il sonoro. I suoni ambientali sono molto ben fatti (onde, vento, fulmini ecc) e, con i versi dei vari animali, potrebbero costituire già da soli una valida colonna sonora. Se a questo uniamo delle belle melodie sparse qui e là durante i momenti salienti del gioco, il risultato è garantito. In più c’è anche un bel puzzle musicale nel corso dell’avventura, ma ne parleremo poi.
La localizzazione italiana (sia testi che voci), realizzata da Atari, è perfetta: assolutamente esente da difetti nei testi scritti (una piacevole sorpresa: spesso l’editore aveva fallito in questo aspetto), e pregevole anche nell’interpretazione di Mina, l’unico personaggio degno di nota del gioco. La ragazza è sempre credibile e il doppiaggio non scende mai sotto un ottimo livello.
Ritorno all’Isola Misteriosa utilizza una visuale in prima persona, con possibilità di rotazione a 360 gradi e sfrutta un'ottima risoluzione di 1024*768 oltre ad un sistema di nodi per gli spostamenti (indicati da un cursore lampeggiante). Non ci sono transizioni tra i movimenti ma l’effetto è comunque piacevole e non ci farete tanto caso. L’interfaccia è punta e clicca: col tasto sinistro del mouse potremo sia spostarci che agire (cioè raccogliere o usare oggetti) mentre col tasto destro richiameremo un altro schermo. In quest’ultimo troveremo diverse opzioni: 1) un menù con tutte le tipiche possibilità come salvare, caricare ecc.(tra le altre si segnala una bella galleria di immagini); 2) un telefono satellitare tecnologicamente avanzato che è l’unico vostro legame col mondo (ma che purtroppo è scarico) e che contiene anche una ricca enciclopedia; 3) un riepilogo degli obiettivi, utile per farvi un’idea chiara di quel che sono i vostri compiti e le vostre necessità : a dire il vero, questa schermata poteva essere realizzata un po’ meglio. A volte, infatti, vi troverete disorientati senza sapere bene cosa fare. Per ultimo ci siamo lasciati l’inventario. Eh si, perché se dovessi usare una sola parola per descrivere questo gioco, non ci si potrebbe esimere dall’usare il termine in questione.
I Kheops Studios hanno creato, infatti, un sistema di inventario eccellente e soprattutto innovativo. Ci troveremo a raccogliere in giro per l’isola centinaia (!) di oggetti che potremo combinare tra loro in tantissimi modi (sempre molto realistici, anche se in alcuni casi bisognerebbe avere nozioni avanzate di chimica..). Infatti, una volta uniti due oggetti che possono essere usati insieme, nella parte bassa della sezione comparirà una specie di equazione: nella parte sinistra, gli oggetti selezionati verranno addizionati tra loro per darci, nella parte destra, il risultato dell’operazione. E non è finita: il gioco vi segnalerà se manca ancora qualcosa alla creazione del nuovo oggetto: potremo dare vita, insomma, a unioni anche di cinque o sei oggetti. Nota leggermente stonata (ma comprensibile data la situazione della nostra avventuriera) è il pixel-hunting: farete molta fatica a trovare certi oggetti. Ma, e qui sta il bello, il gioco offre per ogni problema molte soluzioni!! Volete qualcosa da mangiare e non trovate una noce di cocco? Beh, non fa niente, fabbrichiamoci una canna da pesca e andiamo a pescare qualche bell’esemplare. Finalmente un’avventura rigiocabile, con tante situazioni da sperimentare. Una necessaria boccata d’aria fresca.
Il tutto è forse un po’ complicato da spiegare ma tremendamente divertente da provare... la prima volta. Anche la seconda volta e la terza e la quarta.. Alla decima comincerete ad usare tutto con tutto: tanto si sa, qualcosa di buono ne uscirà (un aiuto ve lo darà l’enciclopedia, quando riuscirete ad attivarla). Alla cinquantesima sarete un po’ stufi. Eh già , perché non c’è tanta varietà ! Per i primi tre quarti del gioco non si fa praticamente altro che combinare oggetti e usarli con l’ambiente circostante (con grande originalità , questo va detto): e se è bellissimo poter riparare il mulino costruito con tanta buona volontà dai precedenti naufraghi o aggiustare il forno e vedere sfornare una deliziosa torta, sarebbe stata necessaria e gradita anche un po’ più di varietà .
E non è che gli sviluppatori non ne fossero capaci: l’ultima parte del gioco è infatti piena di enigmi diversi, da indovinelli a puzzles veri e propri, dalla decodificazione di codici a ostacoli "musicali", molto ben riusciti ma che, purtroppo, finiscono subito lasciandovi con la voglia di qualcosa in più.
Quelli di voi che hanno letto il libro di Verne, non potranno dimenticare uno dei personaggi più bizzarri: la scimmia ammaestrata. Beh, anche noi avremo la nostra amica scimmietta! La salveremo da morte certa, e lei, la piccola Jep, ci aiuterà in alcune azioni nel corso del gioco, compiendo acrobazie impossibili per un essere umano. Un’addizione simpatica e ben riuscita.
Non si può, per giustizia, dimenticare di citare alcune piccole sequenze simil-action: non spaventatevi, però, perché queste sono molto facili (si tratta di sparacchiare un po’...anche con un cannone!!) e anche in caso di insuccesso (e conseguente morte) avrete subito la possibilità di rifarvi ripartendo dall’ultimo momento utile.
Una delle cose che lascia l’amaro in bocca in questo gioco è senza dubbio la sua longevità : lo si finisce in talmente poco tempo, che non crederete quasi ai vostri occhi mentre scorreranno i titoli di coda. Certo, come detto poco più sopra, l’avventura ha un certo grado di rigiocabilità ed ha un punteggio finale che potrete cercare di migliorare (io l’ho giocato due volte, compiendo molte azioni diverse e avendo diversi punteggi): inoltre ogni cento punti raggiunti si sbloccheranno delle immagini supplementari come dono speciale da parte degli sviluppatori. Ma si ha la sensazione che, con un budget maggiore, si sarebbe potuto ottenere un vero capolavoro (con un gioco più lungo e con più enigmi diversi, e meglio miscelati nel corso del gioco) che invece viene solo intravisto in potenzialità .
Già Egypt 3 aveva in parte stupito per la sua grafica e per le sue novità nel gameplay. Bene, Ritorno all’Isola Misteriosa sorprende ancor di più. Solitamente titoli senza grandi ambizioni e grandi budget come questo (che è passato quasi sotto silenzio), si rivelano essere al massimo decenti. Questo titolo invece porta delle bellissime innovazioni: oltre ad essere uno spettacolo dal punto di vista grafico e sonoro, i Kheops hanno creato un sistema di inventario molto ben riuscito, esagerando però nell’utilizzo di questa modalità ai danni di altre categorie di enigmi anch’essi meritevoli.
Consigliato a tutti, nessuno escluso (beh, forse agli agorafobici no...): perché al di là dei difetti (primo tra tutti la longevità insufficiente) e del fatto (evidente a tratti) di essere una produzione low-profile, merita di essere giocato per le novità che porta.
Rinfrescante.