Nuova avventura della Future Games, giĂ conosciuta per The Black Mirror e Ni.Bi.Ru.
Vestiremo i panni di Adam Raichl, un tecnico di 23 anni che si risveglia su un'isola sconosciuta e in un diverso momento storico. Qui trova un'affascinante donna giapponese, che gli dimostra eterna riconoscenza in quanto Adam - che però non ricorda nulla di ciò - le avrebbe salvato la vita durante un disastro aereo.
Attenzione: il presente articolo è privo di voto, in quanto concepito e redatto in forma di approfondimento dedicato al gioco.
Consentitemi di cominciare con una riflessione: personalmente sono convinto che una buona recensione sia tale nel momento in cui, oltre a contenere una puntuale analisi del prodotto, riesca ad ricavarne degli spunti, o magari delle provocazioni, che spingano il lettore ad una riflessione più alta rispetto al semplice giudizio sul gioco in oggetto; diversamente si tratterebbe di un’analisi sterile, un po’ fine a sé stessa. Anche perché – diciamocelo in tutta sincerità – molto spesso chi si fregia del titolo di recensore ha delle pretese di oggettività e infallibilità che puntualmente disattende. Spinto dunque dalla curiosità , prima di procedere con la stesura di questo articolo, il sottoscritto ha pensato di dare un’occhiata a quanto scritto su altri siti tematici a proposito di
Reprobates – L’Isola dei Dannati. Non che avessi bisogno di nozioni sul gioco, visto che per forza di cose ho potuto seguirlo e testarlo più a lungo di chiunque altro là fuori, ma proprio perché mi chiedevo se qualcuno avrebbe colto un aspetto che reputo fondamentale per l’analisi del titolo targato Future Games: il linguaggio narrativo, di cui parleremo approfonditamente tra qualche riga. Il responso, ahinoi, è stato negativo; la quasi totalità degli articoli non accenna minimamente a fattori diversi da grafica, sonoro ed enigmi, mentre gli aggiornatissimi pseudo-giornalisti (o giornalisti wannabe, per gli amanti delle nerderie) continuano imperterriti a sprecare caratteri con proclami del tipo: “un genere che sembra destinato (purtroppo) al tramonto in tempi relativamente brevi”, “un genere che sta pian piano scomparendo”, e via discorrendo. Mi perdonerà il buon Adam Raichl, ma sento di dover lanciare un appello a queste persone: ragazzi, se non capite le dinamiche del mercato videoludico e non riuscite ad andare oltre Pro Evolution Soccer e Metal Gear Solid 4, per il bene dei vostri lettori, cercate quantomeno di informarvi, altrimenti la vostra opera si tradurrà puntualmente in disinformazione. Sono ormai otto anni che la storia delle “Avventure sono morte” va avanti, e ancora c’è chi dice che sono a un passo dalla tomba…ma almeno guardare gli scaffali dei negozi in cui vi recate, è tanto complicato?
Esaurita (per modo di dire) la lunga premessa, è tempo ora di occuparci del gioco, cominciando, al solito, da un riassunto della trama.
Adam Raichl, un ragazzone con un taglio di capelli alla moda e un naso importante, è appena salito a bordo della propria automobile, un SUV della General Motors, quando subisce una specie di flash, rapido come un battito di ciglia. Con la musica in sottofondo e una sgradevole sensazione addosso, Adam si mette in marcia. Quando il cellulare squilla e comincia una conversazione telefonica, qualcuno potrebbe pensare a ragione che il guidatore dovrebbe usare l’auricolare, ma pochi immaginerebbero che di lì a poco il protagonista si schianterà contro un camion. Fin qui nulla di particolarmente originale, visto che l’escamotage dell’incidente stradale in apertura è piuttosto inflazionato (basti pensare che una cosa simile accade anche a Max, il protagonista di
Sanitarium). Ciò che non ti aspetti è che al suo risveglio Adam si ritrovi catapultato in qualcosa di apparentemente molto vicino a Lost, il celebre serial televisivo americano. Sollevatosi a fatica dalla branda, il sig. Raichl realizza immediatamente di trovarsi all’interno di una specie di bungalow metallico, situato nei pressi di una spiaggia, su di un’isola. Nelle vicinanze, altri prefabbricati, abitati da gente che parla lingue diverse e veste in alcuni casi in modo bizzarro (decisamente “fuori moda”, per quanto ora il vintage vada per la maggiore); persone diverse quindi, ma tutte accomunate da una particolarità : al pari di Adam, il loro l’ultimo ricordo risale al momento della propria morte. Inutile contare sul loro parere per comprendere cosa stia accadendo, ognuno ha una propria teoria; al giocatore, dunque, l’arduo compito di capirci qualcosa. A complicare ulteriormente le cose ci pensa la presenza di un misterioso campanile, situato in cima ad un’altura inizialmente non accessibile, i cui triplici rintocchi causano la perdita di conoscenza in tutti gli isolani, Adam compreso; nel corso di questo sonno indotto, inoltre, il protagonista si ritroverà ad affrontare le proprie paure, più o meno inconscie, o addirittura vivrà l’esperienza di compiere un omicidio. Al risveglio tutti si ritrovano puntualmente al loro posto, nei rispettivi bungalow, come se qualcuno si fosse preso la briga di metterli comodi, nonché di rifornirli di cibo e acqua. Unico appunto: di giorno in giorno qualcuno sparisce e qualcuno di nuovo giunge sull’isola. Strano eh?
Se Reprobates – L’Isola dei Dannati avesse potuto sfoggiare un motore full 3D, e di conseguenza un’isola interamente renderizzata in tempo reale, il gameplay ne avrebbe potuto beneficiare in modo significativo, avvicinandosi maggiormente all’idea di base su cui è stato concepito tutto il gioco. Ma il budget evidentemente era limitato e i Future Games d’altronde hanno già dimostrato con
The Black Mirror e
Ni.Bi.Ru. di saper lavorare con i fondali pre-renderizzati, quindi “squadra che vince non si cambia”. Il risultato non è sempre ottimale, e lo si nota a mio avviso proprio quando ci si incammina sull’isola; la resa degli sfondi è altalenante, impressione resa evidente anche dalla scelta di rendere le inquadrature variabili di giorno in giorno – una particolarità che rende apparentemente più varia l’offerta di locazioni e dona un taglio più “televisivo” al gioco, tutto a scapito dell’orientamento del giocatore, inevitabilmente messo a dura prova. Diverso il discorso se si parla di luoghi chiusi, specie in occasione degli incubi che giungeranno puntuali al suono delle campane, contraddistinti da stile e cromatismi “sporchi” che sembrano essere ormai il marchio di fabbrica degli sviluppatori cechi.
Il fiore all’occhiello di
Reprobates – L’Isola dei Dannati è però rappresentato dalla modellazione dei personaggi. Volti dettagliati, grazie soprattutto ad un’ottima fase di texturing, ed espressioni facciali molto efficaci, costitiscono una base fondamentale per la caratterizzazione di tutti i “dannati” (a tal proposito, vi invito a dare un'occhiata alle schede dei personaggi
nella sezione extra). Divertente notare come i Future Games non si siano risparmiati neanche nella realizzazione delle versioni nude degli stessi personaggi, decisamente all’altezza delle controparti vestite.
Buona la quantità di animazioni, così come la loro qualità . Vedere gesticolare i personaggi durante i dialoghi o cambiare espressione, è piacevole e discretamente immersivo; senza contare che si tratta di un vantaggio di cui possiamo godere solo noi italiani (una volta tanto), visto che nelle precedenti versioni del gioco, il comparto delle animazioni era decisamente scadente.
Reprobates – L’Isola dei Dannati giunge nei nostri pc con i soli sottotitoli italiani, mantenendo il doppiaggio originale in inglese. Quanto questo incida sull’esperienza di gioco è presto detto: zero. Le voci inglesi sono ottime, nonostante il tono e la cadenza assegnati a Maria la torinese (sì, avete capito bene, tra i personaggi c’è una ragazza di Torino), che potrebbero far sorridere più d’uno. Cosa dire a proposito della colonna sonora invece? Nulla, perché è inesistente. E la cosa interessante è che non se ne avverte il bisogno; è tale e tanta la carne al fuoco, a livello di dialoghi e di svisceramento della trama, che il giocatore difficilmente riuscirà a focalizzare la propria attenzione su qualcosa di diverso dall’obiettivo di comprendere cosa diavolo sta succedendo su quell’isola.
La mancanza di enigmi variegati e realmente impegnativi, questa sì, è tangibile. A quanto pare i Future Games sono specializzati in interazioni inventory-based (basate cioè sull’impiego di oggetti precedentemente raccolti) e non se ne discostano di un millimetro. E come accade spesso in questi casi, l’escamotage adottato per rendere la vita difficile ai giocatori è quello del pixel hunting, ovvero una sapiente mimetizzazione degli oggetti da raccogliere con gli sfondi (in alcuni casi risulta davvero irritante!).
Ora, se fossimo inglesi, francesi o tedeschi, come magari piacerebbe ai tanti esterofili che popolano il nostro Paese, ci toccherebbe parlare male dei minigiochi e della barra dell’energia di Adam. Ma siamo italiani e per una volta possiamo godere di un vantaggio rispetto ai cuginetti europei: entrambi i problemi – perché di questo si tratta – sono stati eliminati nella nostra versione. I minigames, assolutamente evitabili e buoni solo a spezzare la tensione indotta dalla trama, sono bypassabili con la semplice pressione di CTRL + FINE. La barretta della vita è invece stata del tutto debellata, e lo dico con sollievo, non perché io sia contrario pregiudizialmente alle innovazioni di gameplay nelle avventure (anzi!), ma perché si trattava davvero di un elemento implementato male e in maniera troppo banale (ogni tot. azioni ci saremmo dovuti preoccupare di cercare cibo e acqua per riempire la barra, se questa è sopravvivenza...).
Adesso passiamo alle cose serie, gente, e per farlo partirei con una riflessione riguardante i cessi (si avete letto bene). Tante volte, troppe forse, assistiamo a fedeli ricostruzioni di toilette linde e splendenti (come
quelle con gli specchi anti-vampiro di Safecracker ad esempio), o bagni sudici e incrostati; quante volte però abbiamo a che fare con interazioni reali con quegli ambienti? Praticamente mai. Ebbene, sappiate che in
Reprobates – L’Isola dei Dannati ci sono docce e wc in ogni bungalow, e soprattutto essi vengono costantemente utilizzati dai personaggi presenti sull’isola. Vi capiterà quindi di sostenere conversazioni con donne sotto il getto d’acqua e uomini seduti sul water; ciascuno di loro poi reagirà a seconda del proprio carattere (c’è chi si coprirà per pudore e chi non si porrà alcun problema…). Un dettaglio di poco conto? Non credo. A mio avviso questo dei bagni si configura come un risvolto di una scelta operata da Future Games per certi versi innovativa: adottare un linguaggio narrativo verosimile e quindi forte, a tratti disturbante per il giocatore. A sostegno della mia tesi vi porto un’ulteriore elemento (l’ultimo, altrimenti rischierei di rivelarvi troppo): uno dei personaggi incontrati da Adam sull’isola è una signora proveniente da New York, apparentemente morta in un incendio nel World Trade Center. Detta così suona strano vero? Il motivo è semplice: Dorothy è totalmente ignara della matrice terroristica, in quanto è evidentemente una delle prime vittime dell’attentato alle Torri Gemelle. E questa credo sia la prima apparizione in assoluto all’interno di un videogame di un personaggio, o comunque una testimonianza diretta, riconducibile a quell’evento, la cui semplice pronuncia in ambiti commerciali come quello dei videogiochi è un tabù infrangibile.
Ormai l’avrete capito, il vero punto di forza di
Reprobates – L’Isola dei Dannati non è nella trama in sé, che pure è intrigante, né tantomeno nell’ottima grafica. Il vero potenziale del gioco risiede nel linguaggio narrativo adottato e, conseguentemente, nella riuscitissima
caratterizzazione dei personaggi. Ciascun “dannato” ha un proprio look legato all’epoca da cui proviene, ha un proprio aspetto dettato dalla nazionalità , e ha un proprio carattere. Le reazioni di ciascuno dei compagni di sventura di Adam ci riserveranno spesso sorprese, in positivo e in negativo; in questo modo si verrà presto a creare un intreccio di rapporti in costante mutamento, anche a causa delle sparizioni e dei conseguenti nuovi arrivi. Purtroppo mi tocca dire che buona parte di questo potenziale rimane inespresso, o comunque non adeguatamente sfruttato dagli sviluppatori, ed è forse questa la ragione principale per cui questo gioco non si eleva ad un livello superiore dal “buono”. D’altronde basta guardare lo stesso Adam, protagonista del gioco e paradossalmente la figura meno caratterizzata del lotto.
Un taglio narrativo intrigante e un’ottima grafica equivalgono matematicamente al capolavoro? Decisamente no,
Reprobates – L’Isola dei Dannati, sotto questo punto di vista, è un’occasione mancata. Ma possiamo tranquillamente affermare che si tratti di una buona avventura, probabilmente una delle più appetibili uscite nell’ultimo anno, anche grazie alle novità tecniche introdotte nella versione italiana (a cui si aggiunge il poster firmato da Fabrizio Fiorentino, contenuto all’interno della confezione). Se queste sono le “avventure grafiche morte”, allora ben vengano i cadaveri videoludici come
Reprobates – L’Isola dei Dannati!