Guida lo strambo protagonista nella sua folle missione: salvare Ofelia, la bella fidanzata di Amleto, dalle grinfie del perfido Claudio! Dovrai ricorrere a tutta la tua astuzia e capacità logica per progredire nell’avventura, affrontando decine di sfide e sconfiggendo i boss di questa stravagante rivisitazione dell’opera di Shakespeare. Con i suoi 25 livelli ricchi di enigmi e rompicapo, la grafica colorata e accattivante, e tanto umorismo, Hamlet vi farà vivere un’esperienza shakespeariana unica e surreale!
Quello che mi appresto a recensire è, paradossalmente, uno dei giochi con il titolo più lungo a cui abbia mai giocato e uno tra i più brevi nella sua risoluzione.
Hamlet (or Last Game Without MMORPG Elements, Shaders and Product Placement) (d’ora in avanti solo
Hamlet, altrimenti non me la cavo più) è un puzzle game realizzato dallo sviluppatore indipendente russo
mif2000, giĂ autore di un apprezzabile clone freeware di
Bejeweled intitolato
Ideabox. Se nel suo primo titolo il nostro programmatore aveva affiancato a un simpatico porcellino rosa personaggi del calibro di Mozart e Shakespeare, perché non fare il bis nel puzzle-adventure
Hamlet? Questa volta non avremo a che fare con William Shakespeare in persona, ma ci ritroveremo, come s’intuisce dal titolo, a girovagare in una fantasiosa rivisitazione di una delle opere più famose del drammaturgo inglese.
La trama, riassumibile in una manciata di righe, vede il prode Amleto in procinto di partire alla ricerca dell’amata Ofelia, rapita dal malvagio re Claudio. Sfortunatamente, la navicella spaziale di un piccolo viaggiatore del tempo gli finisce sulla capoccia e lo mette KO. Il piccolo “turista del tempo”, per evitare di modificare la storia, è costretto perciò a mettersi in gioco in prima persona e tentare di salvare la bella Ofelia al posto di Amleto.
La nostra avventura, come se si trattasse dell’opera originale da cui è tratta, è divisa in atti (per la precisione cinque) ripartiti a loro volta in cinque livelli a singole schermate in cui, sostanzialmente, il nostro compito è cercare di capire come risolvere diversi enigmi di varia natura. Non avremo né oggetti da raccogliere né personaggi con cui dialogare e, fondamentalmente, ritroveremo un gameplay in stile “
samorostiano”, in cui per cercare di superare la schermata, dovremo sperimentare un po’ tutto quanto, cliccando in giro prima a tentoni e poi comprendendo gradualmente il meccanismo di ogni singolo livello. Le analogie con la saga degli
Amanita Design però, finiscono fortunatamente qui e non siamo di fronte ad uno dei soliti (evitabilissimi) cloni in stile
Haluz o
Alchemia.
Hamlet, infatti, non è l’ennesimo “Samorost wannabe”, ma sfrutta semplicemente un gameplay ormai consolidato e di facile presa per proporre qualcosa di diverso. Innanzitutto, l’approccio è sicuramente più orientato al casual gaming di quanto non lo siano i lavori degli Amanita Design e poi non c’è alcuna velleità artistica nel gioco. Anzi, l’approccio ad
Hamlet è immediato e punta al semplice intrattenimento (e non è per nulla un male). Per semplificare la vita del giocatore, saranno disponibili a video due tipi di hint: il primo è costituito dai pensieri del nostro protagonista (cliccandoci sopra, infatti, otterremo un commento sulla situazione attuale in cui si trova) e il secondo è invece un punto interrogativo posto nell’angolo inferiore destro dello schermo, che non sarà utilizzabile subito, ma solo dopo un po’ di tempo in cui non riusciamo a schiodarci da uno scenario.
Come scrivevo qualche riga fa, gli enigmi sono di vari generi e se alcune schermate sono risolvibili con un paio di clic, altre ci faranno dannare non poco, anche perché spesso capire la logica di ogni singolo minigioco non è per niente così immediato, nemmeno con gli aiuti a video. Da un lato può essere un po’ frustrante se si ha poca pazienza, perché ogni livello è a sé stante e non c’entra nulla con i precedenti, dall’altro, riuscire a cavarsela in tutte le situazioni proposte, anche quelle più astruse, è particolarmente appagante (e comunque tutt’altro che impossibile, poiché la difficoltà del gioco non è altissima). Ogni cinque livelli, ci toccherà inoltre affrontare un “boss di fine atto” con tanto di barra di energia da far calare. Non si tratta di sezioni action, ma di una piacevole variante in cui dovremo utilizzare sempre e solamente un pizzico d’ingegno e di velocità con il mouse. Affronteremo Polonio, con la sua tuta spaziale e il suo faccione verde, Rosencrantz e Guildenstern su una nave pirata, il gigantesco Laerte deciso a vendicare la morte del padre e Claudio, in veste di metallaro con chitarra elettrica a corredo. Insomma, se avete in mente l’opera originale, queste rivisitazioni più che fantasiose dei protagonisti non potranno non strapparvi almeno un sorriso.
Ogni atto è introdotto da una breve sequenza a fumetti molto ben disegnata e i personaggi e gli scenari manterranno lo stesso stile anche durante il resto del gioco. Il tocco molto personale, minimalista e moderno del disegno mi ha ricordato molto un cartoonist (casualmente russo pure lui) che apprezzo molto: quel geniaccio di
Genndy Tartakovsky, autore di
Samurai Jack e di
Star Wars: Clone Wars. Anche le animazioni dei personaggi sono molto gradevoli e dal punto di vista grafico
Hamlet non può che essere promosso a pieni voti.
Il comparto audio, invece, è abbastanza striminzito: le musiche sono piacevoli ma non memorabili (e anche pochissime: a parte il main theme, che si ripete solamente durante le sequenze a fumetti tra un capitolo e l’altro, l’unica altra musica presente è la schitarrata durante il primo combattimento contro Claudio) e le voci, come detto in precedenza, sono assenti. Il gioco si avvale di fumetti e didascalie (in lingua inglese) e la mancanza del doppiaggio, tutto sommato, è ben mascherata.
Innovativo (ma non troppo) grazie alla buona idea dei “boss di fine capitolo”,
Hamlet è un casual game ben fatto, divertente e che vi farà passare un paio d’ore spensierate.