Questo episodio riprende fortunatamente la qualità di The Shivah riuscendo a far dimenticare la mediocrità di Blackwell Legacy.
Rispetto al predecessore, infatti, viene qui ripreso uno stile noir molto più coinvolgente che ricorda appunto The Shivah.
Il gioco è ambientato nella New York degli anni '70 e presenta un'atmosfera vintage che tutto sommato funziona. Gli scenari notturni, la musica jazz e i piccoli dettagli aiutano a sopperire alla mancanza di una grafica particolarmente riuscita.
Il gameplay è molto più riuscito rispetto a Legacy: finalmente si possono usare gli oggetti dell'inventario e si dipende molto meno dalle combinazioni astruse sul taccuino. Inoltre è possibile fare delle ricerche usando strumenti dell'epoca (bella l'idea della rubrica telefonica in soggiorno).
Ma è soprattutto la peculiarità di poter usare entrambi i personaggi che dà un po' di verve a un gioco comunque di difficoltà bassa: è infatti possibile utilizzare le caratteristiche da spettro di Joey per risolvere alcune situazioni.
Nel complesso l'avventura funziona bene e accompagna il giocatore per tre brevi storie fra loro interconnesse. Forse nessuna verrà ricordata negli annali, ma sono comunque discretamente originali e si legano bene all'intento del prodotto.
Essendo un prequel, ci troviamo a usare una protagonista diversa, che avevamo conosciuto in Legacy solo attraverso i documenti. Lauren è un personaggio molto più hard boiled di Rosangela... E' decisa, disillusa e con nulla da perdere, ma allo stesso tempo spaventata dal futuro. Questo ha ripercussioni sui dialoghi e il rapporto con Joey.
Finale un po' coraggioso (come fu per The Shivah), ma ovviamente parliamo di un secondo episodio in una serie di più ampio respiro, quindi di certo non riesce - e nemmeno ci prova - a chiudere alcun cerchio.