Decise quindi di avvicinarsi ai bivaccatori, cercando di non farsi notare, passando di albero in albero, di cespuglio in cespuglio. Non era una spia, e nemmeno un guardaboschi o un assassino prezzolato, per cui non era molto avvezzo nel muoversi furtivamente, tuttavia i rumori del bosco lo coprirono abbastanza da farlo riuscire ad avvicinare all'accampamento improvvisato senza che lo notassero, e una volta nelle vicinanze, scoprì che le sue preghiere agli dèi oscuri erano state finalmente esaudite...
Dinnanzi al fuoco da campo stava seduto, con gli occhi chiusi e in posizione di meditazione, Zander Vasser, il suo bersaglio, proprio come gli era stato descritto dalla Fratellenza: era totalmente glabro, mentre gli occhi avevano l'iride bianca e la pupilla nera come la pece, alterazioni causate dall'utilizzo sfrenato della magia, ai suoi piedi giaceva il Bordone dell'Alchimista.
Intorno al mago si affaccendavano alcuni uomini, tutti armati di spada e mediamente corazzati; sicuramente si trattava di farabutti che il mago aveva assoldato per ottenere protezione.
A questo punto Erithar riflettè attentamente sul da farsi: Zander non era certamente uno stupido, ed era fra l'altro un mago, ma se ora se ne stava lì a meditare doveva essere per qualche motivo a corto di energia magica sufficiente per attuare incantesimi potenti, e aveva posato a terra il Bordone.
L'Alchimista valutò diverse opzioni: poteva attendere per qualche tempo prima di colpire, quando probabilmente i guerrieri sarebbero caduti tutti addormentati e sarebbe stato più facile avere ragione di loro e del mago, ma rischiava di essere scoperto restando lì. Poteva tentare un attacco diretto con le sue pozioni, sfruttando l'effetto sorpresa per ucciderli tutti prima che si potessero rendere conto di cosa stava per accadergli, oppure poteva tentare di lanciarsi sul Bordone e di afferrarlo prima che il mago potesse individuarlo; preso il bastone, non avrebbe avuto più nulla da temere nè da Zander, nè dai suoi sgherri.
Tuttavia doveva ponderare bene: una mossa sbagliata avrebbe potuto anche porre fine alla sua esistenza di Alchimista Nero...
Dinnanzi al fuoco da campo stava seduto, con gli occhi chiusi e in posizione di meditazione, Zander Vasser, il suo bersaglio, proprio come gli era stato descritto dalla Fratellenza: era totalmente glabro, mentre gli occhi avevano l'iride bianca e la pupilla nera come la pece, alterazioni causate dall'utilizzo sfrenato della magia, ai suoi piedi giaceva il Bordone dell'Alchimista.
Intorno al mago si affaccendavano alcuni uomini, tutti armati di spada e mediamente corazzati; sicuramente si trattava di farabutti che il mago aveva assoldato per ottenere protezione.
A questo punto Erithar riflettè attentamente sul da farsi: Zander non era certamente uno stupido, ed era fra l'altro un mago, ma se ora se ne stava lì a meditare doveva essere per qualche motivo a corto di energia magica sufficiente per attuare incantesimi potenti, e aveva posato a terra il Bordone.
L'Alchimista valutò diverse opzioni: poteva attendere per qualche tempo prima di colpire, quando probabilmente i guerrieri sarebbero caduti tutti addormentati e sarebbe stato più facile avere ragione di loro e del mago, ma rischiava di essere scoperto restando lì. Poteva tentare un attacco diretto con le sue pozioni, sfruttando l'effetto sorpresa per ucciderli tutti prima che si potessero rendere conto di cosa stava per accadergli, oppure poteva tentare di lanciarsi sul Bordone e di afferrarlo prima che il mago potesse individuarlo; preso il bastone, non avrebbe avuto più nulla da temere nè da Zander, nè dai suoi sgherri.
Tuttavia doveva ponderare bene: una mossa sbagliata avrebbe potuto anche porre fine alla sua esistenza di Alchimista Nero...