"Al diavolo" pensò l'Alchimista "non è che bruciare qualcuno mi dispiaccia, comunque"
Con questi pensieri in mente, Erithar aprì con un terribile schianto la porta che conduceva all'ingresso principale de "Soldato Zelante"; al suo ingresso, tutti gli avventori e l'oste si voltarono sbalorditi verso di lui, per poi distogliere immediatamente lo sguardo e tornare ai propri affari.
Con noncuranza, il giovane si andò ad appoggiare al bancone della taverna, cominciò poi a guardarsi intorno. La taverna, costruita su due piani, era molto ampia e spaziosa, con numerosi tavoli sovrastati da enormi candelabri pieni di candele accere. Ovunque si spandeva l'odore dell'alcol e tutto era avvolto da una pesante cappa di fumo. Erano presenti molti avventori, la maggior parte dei quali sembravano essere persone bendisposte a tagliare le gole delle loro madri per qualche corona. Oltre a questi individui altre quattro persone attirarono l’attenzione di Erithar: un uomo avvolto da una pesante cappa il cui volto non era distinguibile, una donna, all’apparenza un’avventuriera, vestita con abiti di pelle e con una corta spada appesa alla cintola, un individuo che per l’abbigliamento poteva essere etichettato come mago, e un suonatore di liuto che continuava a ripetere a oltranza col suo strumento la stessa canzone. Dèi, come odiava i bardi! Li avrebbe bruciati tutti assieme ai loro strumenti di legno, e anche la musica la detestava come non mai. L’unico suono che trovava gradevole erano le urla delle sue vittime che bruciavano…
L’individuo incappucciato poteva essere un sicario, come anche un Paladino di Rhouwen. Quei bastardi usavano girare in incognito per non farsi riconoscere, e per colpire al momento opportuno; fronteggiarne uno però non era una cosa semplice. La cosa positiva è che non usavano viaggiare in gruppo, per cui ucciso uno, si poteva stare tranquilli per qualche tempo.
Il mago poteva conoscere il tale che stava cercando. Gli era stato detto che il nome della sua preda era Zander Vasser, e i Vasser erano i migliori maghi che si potessero trovare sull’isola, non sarebbe stato un lavoretto facile.
La ragazza invece… continuava a rispondere alle sue occhiate con uno sguardo impunito e sfrontato, sedeva con le gambe accavallate sul tavolo e pareva essere molto impertinente. Erithar aveva strane sensazioni su di lei, e in cuor suo gli sarebbe piaciuto darle una sonora lezione, una lezione molto particolare…
«Benvenuto al “Soldato Zelante”, signore. Desidera qualcosa?»
Ah, già, l’oste. Quello scocciatore aveva interrotto i suoi pensieri. Un uomo molto alto, dai capelli tagliati corti di colore castano chiaro e gli occhi di ghiaccio. Sicuramente un troglodita di Corhas, ma i Corasiani erano essenzialmente tutti dei mercenari, e forse questo avrebbe potuto essergli d’aiuto.
In breve, poteva provare a parlare con la donna, il bardo, il mago, lo sconosciuto incappucciato o con l’oste, prenotare una stanza per tentare di effettuare altre indagini al piano di sopra o perché no, bruciare tutto o iniziare una violenta rissa. Non sarebbe stato costruttivo per la sua indagine, ma quantomeno sarebbe stato divertente…
Con questi pensieri in mente, Erithar aprì con un terribile schianto la porta che conduceva all'ingresso principale de "Soldato Zelante"; al suo ingresso, tutti gli avventori e l'oste si voltarono sbalorditi verso di lui, per poi distogliere immediatamente lo sguardo e tornare ai propri affari.
Con noncuranza, il giovane si andò ad appoggiare al bancone della taverna, cominciò poi a guardarsi intorno. La taverna, costruita su due piani, era molto ampia e spaziosa, con numerosi tavoli sovrastati da enormi candelabri pieni di candele accere. Ovunque si spandeva l'odore dell'alcol e tutto era avvolto da una pesante cappa di fumo. Erano presenti molti avventori, la maggior parte dei quali sembravano essere persone bendisposte a tagliare le gole delle loro madri per qualche corona. Oltre a questi individui altre quattro persone attirarono l’attenzione di Erithar: un uomo avvolto da una pesante cappa il cui volto non era distinguibile, una donna, all’apparenza un’avventuriera, vestita con abiti di pelle e con una corta spada appesa alla cintola, un individuo che per l’abbigliamento poteva essere etichettato come mago, e un suonatore di liuto che continuava a ripetere a oltranza col suo strumento la stessa canzone. Dèi, come odiava i bardi! Li avrebbe bruciati tutti assieme ai loro strumenti di legno, e anche la musica la detestava come non mai. L’unico suono che trovava gradevole erano le urla delle sue vittime che bruciavano…
L’individuo incappucciato poteva essere un sicario, come anche un Paladino di Rhouwen. Quei bastardi usavano girare in incognito per non farsi riconoscere, e per colpire al momento opportuno; fronteggiarne uno però non era una cosa semplice. La cosa positiva è che non usavano viaggiare in gruppo, per cui ucciso uno, si poteva stare tranquilli per qualche tempo.
Il mago poteva conoscere il tale che stava cercando. Gli era stato detto che il nome della sua preda era Zander Vasser, e i Vasser erano i migliori maghi che si potessero trovare sull’isola, non sarebbe stato un lavoretto facile.
La ragazza invece… continuava a rispondere alle sue occhiate con uno sguardo impunito e sfrontato, sedeva con le gambe accavallate sul tavolo e pareva essere molto impertinente. Erithar aveva strane sensazioni su di lei, e in cuor suo gli sarebbe piaciuto darle una sonora lezione, una lezione molto particolare…
«Benvenuto al “Soldato Zelante”, signore. Desidera qualcosa?»
Ah, già, l’oste. Quello scocciatore aveva interrotto i suoi pensieri. Un uomo molto alto, dai capelli tagliati corti di colore castano chiaro e gli occhi di ghiaccio. Sicuramente un troglodita di Corhas, ma i Corasiani erano essenzialmente tutti dei mercenari, e forse questo avrebbe potuto essergli d’aiuto.
In breve, poteva provare a parlare con la donna, il bardo, il mago, lo sconosciuto incappucciato o con l’oste, prenotare una stanza per tentare di effettuare altre indagini al piano di sopra o perché no, bruciare tutto o iniziare una violenta rissa. Non sarebbe stato costruttivo per la sua indagine, ma quantomeno sarebbe stato divertente…