La Vendetta di Erithar: Mossa Conclusiva
Inviato: venerdì 22 febbraio 2013, 3:51Accade tutto in un singolo, veloce istante.
Mentre ciascuno dei tre tirava per strappare dalle mani dell'altro il Bordone dell'Alchimista, fulmineamente Erithar lo lasciò per gettarsi al collo di Alandor; sbilanciato, egli lasciò andare a sua volta la presa, e il bastone finì nelle mani di Noran, che per il contraccolpo cadde sulle ginocchia.
Alandor era sorpreso dalla forza di Erithar, era sopraffatto dalle mani del suo antagonista, e la sua arroganza gli aveva imprudentemente impedito di portare altro strumento Alchemico che non fosse il Bordone.
«Ho atteso per tanto tempo questo momento, Alandor. Per troppo tempo» sussurro l'Alchimista Nero avvicinandosi alla sua vittima.
«Lo sai perché mi piace strangolare i miei nemici? Perché così posso godermi la loro lenta agonia, posso godermi ogni singolo istante della loro vita che fugge dai loro occhi morenti. Ogni. Singolo. Istante...»
E così dicendo continuava a premere sulla carotide di Alandor, che si dimenava sempre meno, sempre meno...
«Ecco, ora la tua essenza sta abbandonando il corpo. Così, ora...»
Erithar si rialzò, lasciando l'uomo che tanto aveva desiderato di uccidere riverso al suolo, finalmente privo di vita. Guardò Noran, che si era rialzato in piedi, e tese una mano verso di lui.
«Il Bordone. Dammelo»
«Mi dispiace Erithar, ma non posso. E' arrivato il momento che questo artefatto scompaia dal mondo, anche se ciò significherà che io scomparirò con lui. Ci sono già troppe cose malvagie su quest'isola, e di questo artefatto, creato dalla tua Fratellanza, le genti di Yvelcohs non sentiranno la mancanza»
«Sono già stufo delle tue farneticazioni, Alchimista. Dammelo, o farai la sua stessa fine!» urlò Noran additando Alandor.
«Vattene Erithar. Non puoi vincere, è Destino che vada così. Se resti qui, se mi affronti, finiremo assieme in Reami a molti ignoti, a combattere in eterno» così dicendo, Noran tirò fuori un cristallo dai riflessi violacei da una piccola sacca appesa alla cintola. «Se te ne andrai, potrai scegliere la tua vita. Potrai ancora servire la Fiamma Eterna, o il Signore della Coda di Yvel, o agire in qualunque altro modo tu vorrai. Fa ciò che credi»
«Come osi rivolgermi queste parole insolenti, Alchimista Bianco?! Io posseggo poteri che tu neanche immagini, e posso distruggerti in un istante, se voglio!» urlò Erithar, furente.
Infine, l'ultimo atto di quella storia era giunto: Erithar poteva decidere se usare tutto il suo potere per cercare di distruggere Noran, o semplicemente aggredirlo con la forza delle armi o se, infine, dare ascolto all' Alchimista Bianco e andare a trovare il suo Destino da qualche altra parte.
Su quel promontorio che pareva lontanissimo da tutti gli abitanti dell'isola e del mondo stesso, Erithar aveva per la prima volta un privilegio che pochi nella loro vita possono vantare: poteva decidere completamente e consapevolmente del proprio destino...
Mentre ciascuno dei tre tirava per strappare dalle mani dell'altro il Bordone dell'Alchimista, fulmineamente Erithar lo lasciò per gettarsi al collo di Alandor; sbilanciato, egli lasciò andare a sua volta la presa, e il bastone finì nelle mani di Noran, che per il contraccolpo cadde sulle ginocchia.
Alandor era sorpreso dalla forza di Erithar, era sopraffatto dalle mani del suo antagonista, e la sua arroganza gli aveva imprudentemente impedito di portare altro strumento Alchemico che non fosse il Bordone.
«Ho atteso per tanto tempo questo momento, Alandor. Per troppo tempo» sussurro l'Alchimista Nero avvicinandosi alla sua vittima.
«Lo sai perché mi piace strangolare i miei nemici? Perché così posso godermi la loro lenta agonia, posso godermi ogni singolo istante della loro vita che fugge dai loro occhi morenti. Ogni. Singolo. Istante...»
E così dicendo continuava a premere sulla carotide di Alandor, che si dimenava sempre meno, sempre meno...
«Ecco, ora la tua essenza sta abbandonando il corpo. Così, ora...»
Erithar si rialzò, lasciando l'uomo che tanto aveva desiderato di uccidere riverso al suolo, finalmente privo di vita. Guardò Noran, che si era rialzato in piedi, e tese una mano verso di lui.
«Il Bordone. Dammelo»
«Mi dispiace Erithar, ma non posso. E' arrivato il momento che questo artefatto scompaia dal mondo, anche se ciò significherà che io scomparirò con lui. Ci sono già troppe cose malvagie su quest'isola, e di questo artefatto, creato dalla tua Fratellanza, le genti di Yvelcohs non sentiranno la mancanza»
«Sono già stufo delle tue farneticazioni, Alchimista. Dammelo, o farai la sua stessa fine!» urlò Noran additando Alandor.
«Vattene Erithar. Non puoi vincere, è Destino che vada così. Se resti qui, se mi affronti, finiremo assieme in Reami a molti ignoti, a combattere in eterno» così dicendo, Noran tirò fuori un cristallo dai riflessi violacei da una piccola sacca appesa alla cintola. «Se te ne andrai, potrai scegliere la tua vita. Potrai ancora servire la Fiamma Eterna, o il Signore della Coda di Yvel, o agire in qualunque altro modo tu vorrai. Fa ciò che credi»
«Come osi rivolgermi queste parole insolenti, Alchimista Bianco?! Io posseggo poteri che tu neanche immagini, e posso distruggerti in un istante, se voglio!» urlò Erithar, furente.
Infine, l'ultimo atto di quella storia era giunto: Erithar poteva decidere se usare tutto il suo potere per cercare di distruggere Noran, o semplicemente aggredirlo con la forza delle armi o se, infine, dare ascolto all' Alchimista Bianco e andare a trovare il suo Destino da qualche altra parte.
Su quel promontorio che pareva lontanissimo da tutti gli abitanti dell'isola e del mondo stesso, Erithar aveva per la prima volta un privilegio che pochi nella loro vita possono vantare: poteva decidere completamente e consapevolmente del proprio destino...
Diamo ascolto all' Alchimista Bianco e incamminiamoci dall'altra parte del mondo!