Viaggio in Tibet Giugno 2004 passando da Kathmandu ,solo un centinaio di chilometri ed ecco Lhasa.
Lasciata...la malinconia e magica Kathmandu..c' inoltrammo in una intricata strada che si arrampica sulla montagna.
Una insistente pioggia spazza via il languore della notte nella vallata di Kathmandu mentre una nebbia umida sale lungo la strada stretta che rincorre la montagna. Circa centodieci chilometri separano la capitale nepalese dalla frontiera tibetana.
Verdissime risaie aperte a ventaglio e l’intricarsi confuso delle foreste, sbiadiscono man mano che si sale. Dall’alto, la strada segue il fiume che si snoda come un grosso serpente. Cascate d’acqua precipitano dalla parete rocciosa invadendo quella che ormai è solo una pista corrosa da frane.
Il sentiero taglia il paesaggio e attraversa leggende. Il posto di frontiera appare quando le colline terrazzate, assorbite da basse nuvole, sfumano in montagne appena ricoperte di vegetazione e la strada sospesa sul burrone s’infila in una stretta gola.
Si incontrano di tanto in tanto Uomini coperti di vecchie giacche, carichi di zaini in eccitato trambusto. Sul viso burro di yak. Resistenza fisica, astuzia e velocità. Gli sherpa.
Oltre un ponte sospeso a 4.000 metri, portato su a metà cielo. Abitato dagli spiriti dell’acqua, dell’aria, della natura stiamo x entrare nella terra sacra dove vivono circa sei milioni di persone tra monaci e pastori e nove milioni di cinesi per lo più di etnia HAN.
E’ il primo impatto col Tibet. E’ scontro con la mia burocrazia mentale. Inutile pianificare movimenti. Ricerca dei mezzi di trasporto, cambio di programmi, frane delle piste. Adattamento all’altitudine. E’ tempo di abbandonarsi al proprio destino e lasciare alle spalle spazi e tempi d’Occidente.
La strada conclude i morbidi saliscendi per iniziare un’incalzante scalata verso i 4000 metri dell’altopiano, inquadrato dalla catena dell’Himalaya. Vicino alla strada, qualche rettangolo di campi coltivati. Poi sassi, rocce, ciuffi di vegetazione. Abbracci verdi e carezze di vento.
Il Tibet si accende dei suoi toni duri, le montagne s’innalzano come grossi pugni scuri e il vento freddo costringe gli abitanti a rinchiudersi nelle case in attesa della clemenza del sole. Un sole che brucia e non scalda.
Tibet favoleggiato, mistico e misterioso, dall’impenetrabilità naturale. “Peu yul” in tibetano, rifugio di una spiritualità senza eguali. Paradiso di purezza visto con la nostalgia di chi è soffocato dal trambusto del mondo occidentale. Natura e uomo. Anima e vento. Emozioni sottili e violente.
Sul passo di Lalung, che supera i cinquemila metri di altitudine, l’aria è tersa. Affanno. Si alza un vento freddo e pungente che penetra nella pelle. Un “chorten”, ricettacolo di offerte. Centinaia di bandierine colorate garriscono al vento. Immagini e parole su quadratini di stoffa scolorite dal tempo. “Riempiono l’aria di bene” le preghiere tibetane. Più vicine al cielo che in qualsiasi altra parte del mondo.
La pista scende pericolosamente nell’infinito orizzonte. Un piccolo villaggio. Sterco di yak essiccato sulla parete delle casa di fango. Grappoli di bambini: “cusci, cusci”, per favore. Chiedono solo un regalo, un ricordo, una penna, una foto del Dalai Lama. Mai denaro. Baciano la foto, la posano con rispetto sulla testa e scappano via.
Agricoltori e pastori. Uomini alti, forti, con la zimarra ricadente sui fianchi. Copricapo in pelliccia di volpe. Chiassosi e curiosi. Le donne indossano lunghe gonne nere, una sopra l’altra, stinte dall’uso e da strati di polvere. Rigidi corpetti colorati e lunghe trecce lucide di sebo e burro.
Offrono il “chà”, té con burro acido di yak. Raggi di luce filtrano dalla porta a sfiorare volti segnati dal sole e dalla fatica. “Tashi delé”, ciao-arrivederci. Fuori tutto è maestoso, la luce accecante. La natura è padrona. Si accendono i verdi dei campi di “gingke” (orzo), il rosso delle rocce, il giallo dei fiori di rapa. Sotto un cielo blu cobalto, la strada prosegue per Tingri (Xegar).
Staticità serena a Tingri, platea naturale di uno scenario inquietante. Immagine eterna e sontuosa. noi due ,marito e moglie, soli intriganti,sprezzanti,ci basta uno sguardo un sorriso x continuare In mezzo al nulla e al tutto.,intesa ,complicità assoluta ci legano indisolubilmente,siamo due entità di sesso diverso...racchiuse in un solo corpo e una sola mente, noi siamo indistruttibili.
Un muto grido si strozza in gola. Le cime dell’Olimpo himalayano. Chomolungma (l’Everest) e il Chowowuyag (il Cho Oyu)....ci giudicano in silenzio
E’ una bella giornata di fine giugno. Le correnti da nord soffiano via la bianca foschia che ci separa dai picchi. Le nuvole ingarbugliate si dissolvono e l’azzurro si apre da un orizzonte all’altro, ingentilito dalla morbida luce del pomeriggio. Senso di pace, immensità e libertà per questi spazi enormi. E di potenza per le mitiche montagne.
Arriva la sera nella vallata, e il freddo ferisce. sopra è in arrivo la notte con il resto del mondo che ora hai dimenticato,...ti restano solo l’abisso dei sentimenti....e non vedi l' ora di arrivare..eccola è lei finalmente ci siamo.il paradiso in terra ..Lhasa ti accoglie...veloci in una specie di Albergo...poi domattina all'alba ,...visita al + grande Monastero del mondo .
La pace della mattina improvvisamente è infranta... il mistico suono di enormi corni .
Finalmente entriamo nel monastero dei monasteri....è come avventurarsi in una nuova dimensione...le candele si sprecano,un canto sommesso ci avvolge (saranno le preci del mattino?) il suono di strani strumenti a percussione s' intromette...che stonati che sono ...ok non raccolgo..., stupore mistico .... eccolo (sarà lui o non sarà lui?) siamo al cospetto di un Sant' uomo.,..ci sorride ?..x forza qui ci siamo solo noi.
Lo scruto con timore riverenziale...sarà un medium ?,capirà cosa sto pensando?se si...mi caccia fuori.
Le profezie? Certo - dicono che i monaci posseggono grandi capacità meditative sono in grado di vedere il futuro, ma non è con questo scopo che meditano, e sono reticenti a dire quel che sanno perché non vogliono diventare dei fenomeni da baraccone. I veri illuminati, come Buddha e Cristo, non amavano fare i miracoli tanto per convincere i miscredenti. Era ovvio che li sapevano fare, ma ci ricorrevano solo quando era assolutamente necessario.Ma non puoi credere in senso stretto alla reincarnazione! Con la popolazione del mondo che aumenta costantemente di chi sono le reincarnazioni tutti i milioni di individui che nascono in più ogni momento? Lo so che è strano, ma è cosi. Quante volte avrò visto la pubblicità dei corsi di Meditazione Trascendentale, avrò sentito giovani andare a meditare in un tempio nel sud della Thailandia? Non ci ho mai fatto caso; mi pareva un mondo di altri, di gente al margine, un po' suonata, roba per drogati in cerca di salvazione: una cosa, insomma, che personalmente non mi riguardava..
Me la cavo con l' offerta di un ricco obolo...ora il sorriso è maestoso a 32 denti...em non li ha tutti...Ok, ci benedice con un gesto di estrema benevolenza e ci congeda... pppfffff (sospiro) anche questa è fatta.usciamo felici e certi di avere meritato la nostra reincarnazione,poi mi sorge un terribile dubbio,..e se avessi speso di + forse..mi sarei meritato una superreincarnazione da sballo...ok, ma ora è troppo tardi...
Col Tibet basta..ragazzi...alla prossima avventura MAND
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