locutus ha scritto:La connessione l'ho fatta io prendendo spunto dall'articolo di cui ho postato il contenuto una pagina fa. Ad un certo punto si dice che, dalle statistiche sul fenomeno della pirateria, emerge che una fetta di utenti smetterebbe di scaricare materiale illegalmente se i servizi legali funzionassero meglio.
Io ho interpretato questo "funzionassero meglio", con i limiti legali degli acquisti digitali (visto che ho riportato una brutta esperienza capitatami in prima persona).
A parte che quella fetta è abbastanza irrisoria, l'articolo (originale) non dettaglia ciò che definisce "convenient/flexible". Quello che si può concludere da quell'articolo, che ricordo essere relativo al solo regno unito, è che:
- la maggior parte della gente scarica pirata perchè è gratis, considererebbe i contenuti legali se costassero di meno (c'è una contraddizione di fondo: se 4 euro è tanto, sarà tanto anche 2 euro, perchè non sarà gratis e quindi la differenza di prezzo sarà sempre infinita; questa contraddizione fa parte di ciò che nell'articolo è indicato con "
However, the relationship between infringement and spend is complex and the claims people make when asked questions about their likely future behaviour given changes to their options do not always closely reflect their real-life behaviour.");
- la pirateria è vista come una soluzione veloce e semplice, mentre i servizi legali sono migliorabili
Questa "migliorabilità" è relativa a diversi fattori, dal catalogo, al time-to-market passando per la flessibilità legale. Diciamo che ognuno è libero di dare il peso che vuole ai difetti del DD, ma senz'altro è una sfida difficile quella di superare la pirateria in termini di prezzo e flessibilità... Anche perchè la pirateria è un fenomeno consolidato e quasi trasparentemente supportato dagli intermediari (provider internet, ma anche produttori di NAS DLNA, lettori mp3, etc) che hanno tutto da guadagnarci.
Per questa ragione ci metto dentro sempre il fattore etico/deontologico (pericolosamente tralasciato dall'articolo): a parità di servizio, scelgo la via legale perchè considero l'etica che ci sta dietro (sentirmi dare del moralista per questo è vergognoso), non solo per una questione morale ma anche barbaramente di interesse (supportare il mercato = migliorare il mercato, contrastare il mercato = affossare il mercato).
Sulle parole di Overmann non mi sento di tornare punto per punto perché - come ho già detto - continua ad equiparare in molti casi il bene fisico col bene digitale.
[...]
viene evidentemente fuori che la diffidenza nei confronti del DD (e quindi un' implicito favore verso i fenomeni di pirateria) deriva da buchi normativi sfruttati a tutto vantaggio dei produttori/distributori con poche tutele nei confronti dei consumatori.
Il messaggio che vorrei far passare è che bene fisico e digitale non sono due cose separate e opposte. C'è un'ampia zona grigia di caratteristiche comuni.
Sono dei beni in un mercato del capitale, quindi hanno un costo per chi li vende, quindi anche chi li vende va tutelato.
Sono dei beni la cui responsabilità d'uso è solo in parte personale.
Bisogna trovare un punto d'incontro tra domanda e offerta, tra produttore e consumatore. Pensare a delle "licenze eterne" è utopia, nessuno le ha mai promesse, è un'incomprensione dei termini del servizio (che nessuno legge).
"Non ti vendo un prodotto, ma una
concessione di licenza" - e te lo concedo in licenza fintanto che mi conviene farlo, o che non subentrino cause di forza maggiore.
E' inutile illudersi che nascano improbabili garanti della cultura, con i loro server pagati con le nostre tasse, che superano i problemi normativi sui diritti d'autore, e ci garantiscano la totale disponibilità di ogni prodotto mai creato per tutelare ogni singolo consumatore del pianeta. Sarebbe bellissimo, ma non accadrà, perchè la trasformazione da bene fisico a digitale non è
così rivoluzionaria... siamo sempre nel mercato del capitale.
Per quanto riguarda la responsabilità d'uso, c'è anche qui un punto di contatto. Anche il supporto fisico infatti dipende da terzi, e la regola implicita, crudele quanto quella del DD, è "ti vendo il prodotto, sarà tuo per sempre, ma potrai usarlo finchè ci converrà".
Quante persone hanno centinaia di VHS divenute spazzatura, perchè nessuno produce più VCR (che comunque sono quasi incompatibili coi televisori odierini, il DTV etc)?
Non parliamo poi di casi più estremi come gli HD-DVD.
O tutte le console non retrocompatibili.
Per il digitale è la stessa cosa, l'uso del prodotto/licenza è subordinata a terzi (connessione internet, server, banda, servicing), quando ai terzi non conviene più, o hanno un disservizio, bye bye.
Il DD non è nato per risolvere questo tipo di problematiche, che dipendono da questioni politiche, tecniche e soprattutto economiche, perchè non basta sostituire "disco" con "file" e "supporto fisico" con "concessione di licenza" per cambiare il campo da gioco.
Per il resto, scusami ma lo dici tu che fra 5 anni sappiamo tutti che non avremo più quello che abbiamo comprato
Io conservo ancora copie di giochi dei primi anni '90!
[...]
non mi dire che siccome una fetta di consumatori si "accolla" questo indirizzo di mercato, allora
solo per questo è cosa buona e giusta e tutto il resto sono favole. Voglio dire, le esigenze e i desiderata di chi ti sovvenziona conteranno pure qualcosa o no?
E, appunto, in un mercato capitalista alcuni consumatori sono più uguali degli altri.
E' un sistema democratico, in fondo: se in molti si accontentano del "noleggio", e in pochi vogliono il "prodotto", vincono i molti.
Posto quanto detto più sopra, ossia che senza cambiare campo da gioco certi tipi di problemi esisteranno sempre, ritengo che per evitare certe incomprensioni e eventuali beghe legali (meno realistiche di quanto crediate: quando Amazon ha cancellato tutti i libri di Orwell dai kindle di chi li aveva regolarmente acquistati, per problemi esterni ad Amazon, nessuno ha trovato cavilli di alcun tipo nei termini del servizio), i produttori si sposteranno sempre di più dal prodotto al servizio.
In questo modo perlomeno sarà
chiaro quello per cui stiamo pagando.
Ad esempio:
Per la musica, il modello di Spotify: paghi 5€ al mese e puoi accedere a tutto il loro catalogo, ascoltando tutti i dischi che vuoi, in streaming.
Per il video, il modello di Netflix: per 8$ al mese puoi vedere tutti i film e le serie che vuoi dal loro catalogo, in streaming.
Per i videogiochi, anche qui esistono modelli simili, come quello recente di OnLive: per 10$ al mese puoi giocare tutto ciò che il catalogo ti offre (ovviamente sono esclusi titoli appena usciti).
Il concetto di prodotto, o di "licenza eterna", non è contemplato, ma in fondo non lo è mai stato. Si tratta solo di essere meno ipocriti verso il consumatore di quanto lo si sia stati in passato. Perchè è vero che in certi casi il consumatore aveva il potere di far durare i propri beni per molto tempo, ma in genere con una certa fatica, non sempre in modo totale (avrai anche Halo 2 in versione PC, ma se ti tirano giù il server di certo smetti di giocarci online, così come smetti di giocare a Prince of Persia se qualcuno non ha interesse a creare gli "accorgimenti" di cui parli), e in ogni caso non era una cosa realistica.
Certo i più "nostalgici" possono storcere il naso, ma:
- Non si possono negare i vantaggi dei modelli a noleggio, in termini di disponibilità ed economicità, soprattutto se siete grandi consumatori
- Se è irrealistico pretendere "supporto eterno", è altresì ragionevole pensare che nel 99% dei casi non avremo problemi, perchè ci sarà un incontro tra ciò che vuole il venditore e ciò che vuole il consumatore (è ragionevole pensare che Steam non fallisca, che i film non spariranno dal catalogo, che il supporto a un gioco sarà dato finchè c'è molta gente che ci gioca, etc.)