Mi avvedo con sconforto di non essere stato chiaro nell'esprimermi.
Innanzi tutto non intendevo cestinare i giochi per console non considerandoli alla stregua dei giochi per PC, me ne guarderei bene. Mi sono riferito ai soli giochi per PC solamente perchè io... ho un PC per cui intendevo distinguere i giochi... software dai giochi tradizionali (leggi monopoli ecc. ecc.).
La diatriba riguardante l'includere dei "videogiochi" tra le forme d'arte moderna è annosa e non penso di poter in alcun modo essere di aiuto al dipanarsi della stessa. Non sono ne un critico d'arte ne un esperto in videogiochi. Sono solo un comune gamer.
Ma mi rifaccio volentieri a trascorsi storici.
Mi riferisco a quando "la lumiere" era considerato più che altro una curiosita. qualcosa nato dalla tecnologia avanzante, al pari delle prime fotografie su lastra. Nulla di paragonabile alla scultura, alla pittura, alla musica e alla letteratura, le quattro grandi forme d'arte che tanto hanno dato all'umanità. Eppure con il passare del tempo e con l'evolversi "del mezzo" espressivo, ecco la fotografia e il cinema assurgere a forma d'arte riconosciuta. Chi può negare che Helmut Newton sia un artista (tanto per fare un nome?) o Fellini, Zeffirelli, Almodovar, Tornatore, Wenders...
E venendo ai videogames, si obbiatta che i videogames non possono essere considerati arte per alcuni particolari che li distinguono dalle altre forme d'arte, ovvero l'obsolescenza e la mercificazione. PErò vorrei far pensarea "opere" cinematografiche degli anni passati, or come ora obsoleti dal pun to di vista stilistico, scenografico, tecnologico e via dicendo ma innegabilmente opere d'arte (certi film bianco e nero per esempio). Ed inoltre il cinema è il massimo esempio di mercificazione di un'opera d'arte ma seppur "Il cielo sopra berlino" sia stato venduto in milioni di copie chi direbbe che non è un'opera d'arte cinematografica? Non voglio esser preso alla lettera o in assoluto, magari Wim Wenders vi fa schifo più del purè di piselli, ma ciò non togli che la critica magari lo considera un maestro.
Per cui si, magari Broken Sword è vecchiotto tecnologicamente, ma stilisticamente, narrativamente ecc. ecc., inquadrato nell'epoca in cui ha visto la luce, è un capolavoro. Così dicasi per Syberia o altro. D'altronde anche la Venere di Botticelli nessuno la farebbe ai giorni nostri, ma sempre capolavoro è, e seppur Giotto considererebbe le opere del Dadaismo o del Cubismo delle emerite schifezze, sempre opere d'arte sono.
Quando poi mi parlavo di "narrativa multimediale" mi riferisco alla più ampia eccezione del termine "narrativa". Se ogni forma d'arte si evolve, perchè non può evolversi la narrativa e divenire interattiva? Già tempo addietro ci sono state le prime avvisaglie con i libro-giochi che contenevano scelte che permettevano di selezionare vari finali. Esperimento fallito soprattutto a causa della scarsa qualità di tali scritti. L'arte moderna ha visto sempre più il nascere di forme espressive che sono la commistura di diverse discipline: la pittura si protende al di fuori della tela in forme tridimensionali, ingloba fotografie ed oggetti del mondo reale, la scultura incamera televisori accesi e radio non sintonizzate, il teatro vede gli attori recitare dinanzi a schermi televisivi con immagini più o meno astratte, la musica si fa accompagnare da proiezioni video d'effetto, da coreografie sul palcoscenico... La letteratura non è da meno in questa corsa al crossover: ipertesti, ebooks si contaminano di colonne sonore audio e di animazioni in computer graphic. Il tutto diviene lo scenario per gli incubi ed i sogni del futuro, in un flusso ininterrotto di impulsi sensoriali il cui unico scopo è quello di condurre lo "spettatore" ad un diverso stato sensibilità, secondo il volere dell'artista. Ed in questo il videogioco si fa strumento ideale perchè non solo in se accomuna le caratteristiche di varie discipline artistiche ma ha anche l'immenso merito di trasformare lo "spettatore" in parte attiva dell'opera d'arte, inglobandolo in quello che oserei definire il germoglio dell'arte del futuro in cui ognuno "vivrà" l'opera su se stesso, sulla propria pelle, con una stimolazione sensoriale completa.
E' così che vedo quel che verrà: innesti neuronali che trasferiranno in noi l'opera dell'artista multimediale (il cyberartista) e noi nell'opera, trasformando l'immaginario in realtà e la realtà in immaginario.
E noi siamo i testimoni dei primi vagiti di questa nuova avventura.