ma kakkio...e spiegati meglio,no??
REAH? Ma chi sarà? La "Rossa" di "Sailor Moon"?!
Quando decidiamo di aprire la scatola di questa bella avventura grafica, ci troviamo davanti un massiccio cofanetto porta-CD multiplo, dentro il quale si celano i 6 CD-Rom che a turno occuperanno il vostro lettore. Dopo aver installato il gioco (più o meno 180Mb di dati sul disco fisso) si può subito partire con l'avventura, senza dover frugare fra molte finestre di opzioni per configurare l'interfaccia del gioco. Una volta premuto il tasto "Nuovo gioco" parte un bel filmato di presentazione che come al solito ha lo scopo di introdurci alla trama di questo nuovo titolo.
In una realtà, che alla lontana può far correre la mente al capolavoro di Hollywood "Stargate", il solito giornalista avventuriero decide che, anziché starsene a casa davanti alla TV a guardare l'ultimo episodio dei Simpson con noccioline e birra, è il caso di far luce sulla incomprensibile scelta di fondare una colonia militare su un pianeta inabitato, dal clima insopportabile, privo di ogni risorsa: insomma una ciofeca di posto!
Quando questo sfortunato giornalista ottiene di andare insieme ad una truppa in perlustrazione sull'altro lato del pianeta, gli viene spiegato che la colonia era sorta per permettere ad un'équipe di scienziati di studiare un misterioso manufatto alieno: un portale che collegava REAH (è questo il nome del pianeta) ad un mondo parallelo del tutto diverso.
Una volta arrivati sul posto, giunse la notizia che il portale stava diventando instabile, e che forse sarebbe stato meglio proibire il passaggio...ma questo furbacchione d'un giornalista sai che ti combina? Se ne frega del divieto ed entra nel passaggio, lasciandosi il vuoto alle spalle e trovandosi nel bel mezzo di un deserto, senz'acqua né la più pallida idea di come tornare indietro. Ora tocca al malcapitato giocatore risolvere il guaio, sottraendo ore preziose al proprio sonno e possibilmente marinando studio o lavoro per tentare di sciogliere i numerosi enigmi che gli verranno proposti in maniera a volte davvero contorta.
A questo punto inizia l'avventura: come abbiamo già detto siamo nel deserto e davanti a noi si estendono le imponenti mura della "città deserta", le cui porte ovviamente sono chiuse. Una volta risolto il primo puzzle che ci permetterà di entrare nella città, numerosi altri enigmi, alcuni dei quali molto più complessi del primo, ci permetteranno di uscire nuovamente nel deserto ed intraprendere un viaggio attraverso molti strani mondi.
Scenari molto curati, ma...
Sicuramente la grafica di quest'opera della LK AVALON non ha molto da invidiare a molte altre avventure grafiche: ottima scelta dei colori, animazioni fluide, scenari coinvolgenti. Inoltre gli strani personaggi che popolano i vari mondi sono abilmente interpretati da degli attori reali, che grazie alla magia delle moderne arti della digitalizzazione, vengono proiettati all'interno del gioco, dandoci la sensazione di parlare realmente con loro. Ma attenzione: non si commetta l'errore di pensare che si tratti di un film interattivo. Le ambientazioni, infatti, per quanto ben curate sin nei minimi dettagli, mantengono quelle caratteristiche che distinguono le belle avventure grafiche da titoli come Phantasmagoria.
Tuttavia proprio questa minuziosità nella cura dei particolari, può essere considerata uno svantaggio per quanto riguarda il divertimento. In REAH, infatti, capita spessissimo di trovarsi davanti ad oggetti che apparentemente possono sembrare utilissimi, ma che effettivamente non servono a nulla.
Fortunatamente a tale proposito ci viene in aiuto il puntatore, che a differenza di giochi come Riven, si animerà ogni qual volta ci troviamo in corrispondenza di un oggetto "utilizzabile".
A proposito di oggetti: sullo stile di Broken Sword 2 ed altri titoli simili, l'inventario è realizzato nella barra scura che viene sempre visualizzata in basso durante tutto l'avventura. Niente cambi di schermata, dunque, ogni volta che tentiamo di usare un oggetto su qualcos'altro. Anzi, per la verità niente più tentativi, dato che gli oggetti raccolti non possono essere né combinati fra loro, né con elementi dello scenario che non siano esattamente quelli previsti. Tutto ciò che deve "funzionare" si illuminerà da solo allorché il puntatore si trovi in corrispondenza dell'elemento col quale potrà interagire. Al primo approccio questo potrebbe limitare la giocabilità, riducendo il divertimento, ma in realtà si tratta di un approccio differente rispetto a tutte quelle avventure grafiche in cui apparivano messaggi irritanti del tipo "Non mi pare proprio che questo possa funzionare", oppure "Penso che non sia una buona idea", quasi sempre pronunciate dal personaggio con una flemma ed una tranquillità snervante e difficilmente sopportabile da chi magari è fermo da ore davanti ad un enigma apparentemente irrisolvibile!
Ciò che invece a mio parere penalizza il gioco è l'impossibilità di muoversi liberamente per gli scenari, fermandosi dove si preferisce anche solo per ammirare il panorama. Questo sicuramente può essere un aiuto per una più agevole soluzione dell'avventura, dato che gli indizi si trovano per forza di cose nei punti in cui il personaggio si ferma, ma riduce sicuramente il coinvolgimento.
Il giorno dopo me ne devo comprare un altro?
Siamo certamente di fronte ad un'avventura grafica abbastanza lunga: la sua longevità è garantita soprattutto dalla difficoltà di risoluzione di molti enigmi, capaci di bloccare un giocatore testardo (o che non conosce Ludus dove trovare le soluzioni!) nello stesso punto anche per giorni. Nonostante questo, una volta che si arriva a vedere il (deludente in verità) filmato finale, REAH esaurisce ogni sua possibilità di divertirvi. Non esiste infatti la possibilità di vedere altri finali o di scegliere strade diverse nel corso del nostro viaggio.
E se mentre gioco mi ascolto le "Spice Girls"?
Come si può facilmente immaginare, gli indizi che ci permettono di procedere nell'avventura ci vengono proposti nelle maniere più disparate. Una delle fonti principali, assieme ovviamente alla grafica ed ai messaggi che di volta in volta il "Master" alchimista (ovvero il personaggio misterioso e sinistro che ci accompagnerà per tutto il nostro viaggio e che solo alla fine svelerà la sua identità in maniera per altro molto astrusa e deludente) e gli altri personaggi ci manderanno, è il sonoro, indispensabile in più di un'occasione non solo per sapere se abbiamo risolto un enigma, ma spesso anche per capire come scioglierlo. Da questo punto di vista sicuramente i creatori del gioco si sono impegnati parecchio, ottenendo buoni effetti acustici facilmente localizzabili, anche se a volte, per la verità, risultano essere troppo insistenti e quasi fastidiosi, come ad esempio le campane martellanti che ci accompagnano durante tutta l'esplorazione della "Città Deserta".
REAH non è dunque quel genere di gioco (come un po' tutte le avventure, d'altra parte) durante il quale è consigliabile mettere su un bel pezzo massiccio dei Pantera, anzi! È meglio avere a portata di mano un bel paio di cuffie isolanti, in modo da rendere l'atmosfera del gioco ancora più avvolgente. Nonostante tutto non posso esimermi dal criticare le musiche, che risultano essere noiose e si troppo ripetitive. Forse i programmatori avrebbero potuto curare di più quest'aspetto, senza temere di intaccare in questo modo l'atmosfera del gioco. È vero, infatti, che si tratta di ambientazioni surreali che mal si accompagnano a colonne sonore Hard Rock stile Out Run (vi ricordate? Certo che potevo tirare fuori anche un esempio meno jurassico...), ma è anche vero che sicuramente un tocco di fantasia musicale in più non avrebbe guastato, anche considerato il tempo che il giocatore deve trascorrere davanti al monitor spesso a pensare senza agire per diversi minuti.
D'altra parte un incremento della colonna sonora avrebbe certamente comportato la necessità di espandere ulteriormente la già pesante mole di dati.
In definitiva
Sicuramente chi decide di giocare a REAH deve disporre di molto tempo e soprattutto di tanta pazienza per risolvere i difficili puzzle che bloccheranno i vostri progressi in più di una occasione.
Diciamo che a grandi linee, le avventure grafiche si possono profanamente dividere in due grandi famiglie: quelle di movimento (tipo Monkey Island o simili), dove oltre a dover risolvere indovinelli o puzzle, si devono superare gare di abilità ed altri diversivi che rendono il gioco più "d'azione", e quelle di riflessione, che il sottoscritto vede un po' come delle grandi "Settimana Enigmistica" multimediali, nelle quali, per procedere nel gioco si devono risolvere indovinelli creati da menti eccelse (o malate?), spesso davvero illogici ed inevidenti. A questa seconda grande famiglia appartiene il gioco in oggetto in questa recensione. Come sappiamo i videogiocatori appartengono a diverse grandi categorie, ed i loro gusti sono molto diversi: ad un'analisi oggettiva REAH risulta essere un bel gioco nel suo genere, ma non a tutti può piacere. Chi, quindi, si aspetta di giocarlo per vedere un veloce susseguirsi di scenari ed una storia mozzafiato, probabilmente farebbe meglio ad orientarsi verso altri titoli.
Idem per quelli che pensano "Chi se ne frega se è difficile? Le soluzioni in Internet servono anche a quello!". Si troverebbero davanti un gioco deludente, e non proverebbero l'emozione di superare uno schema dopo essere stato giorni a pensare, innervosirsi e sbraitare ad esempio su una sola combinazione di numeri, e sarebbero così costretti ad archiviare nell'armadietto una scatola costata 80.000 lire.
A tutti coloro i quali sono piaciute avventure stile Myst ed il suo seguito Riven, invece, non posso che consigliarne l'acquisto: REAH sarà in grado di appassionarvi e rubare ore al vostro sonno, convincendovi che, dopo tutto, vale il prezzo che costa.
![Razz :P](./images/smilies/icon_razz.gif)