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Recensione

The Stanley Parable

di Daniele Picone  

il nostro voto
74
In breve

Un impiegato vive la routine di tutti i giorni scandita dalle istruzioni che compaiono sul suo monitor. Fino a quando questa routine non viene interrotta bruscamente. Nel 2022 ne è uscita una versione Ultra Deluxe, con il mondo di gioco espanso e migliorato graficamente, versione disponibile anche per console.

 

Recensione Completa del 13 Gennaio 2014
La parabola di Stanley è una bestia rara. Cercando informazioni sul web, è molto probabile che vi imbattiate in frasi del tipo “qualsiasi cosa io dicessi su questo titolo, sarebbe uno spoiler” e “voglio che siate vergini quando lo sperimenterete per la prima volta (il gioco)”; essendo finalmente passato dall’altra parte di questa barricata di segretezza, ammetto di condividere solo in parte tutta questa improvvisa apprensione per la sensibilità del giocatore.

Se da un lato difatti gli stessi ragazzi di Galactic Cafe danno corda a quest’atteggiamento con una demo schernitrice che vi consiglio caldamente di provare senza leggere oltre nel caso siate interessati a saggiarne il mood, dall’altro questo silenzio stampa può anche essere visto come una scappatoia in cui non voglio ricadere, soprattutto in virtù delle peculiarità di un prodotto difficilmente inquadrabile e con spunti particolarmente ispirati che meritano di essere discussi e condivisi. Sarà comunque impresa ardua mettere ordine in un’opera il cui scopo principale è confondere e rompere le convenzioni.

La sua premessa, per quanto astratta, consta di pochi e semplici elementi: Stanley è impiegato in un’azienda e si occupa di eseguire pedissequamente le istruzioni che gli arrivano a video; incuriosito dalla mancanza di queste ultime per un periodo prolungato e dalla scomparsa dei suoi colleghi, viene così invitato dal narratore a dare un’occhiata in giro.
Il concept di base, forse perché ricorda l’ambiente di lavoro degli sviluppatori, non è neanche del tutto nuovo ed è degna di nota la più deprimente interpretazione dell’italiano Paolo Pedercini (akaMolleindustria) nel cortometraggio interattivo Every day the samedream; tuttavia Davey Wreden, l’ora ventiquattrenne ideatore dell’esperimento, è stato capace di dare un taglio personale alternativo, solo tangenzialmente paragonabile a quanto visto in passato ed equipollente nel bene e nel male.

Sotto uno sguardo forse ingiustamente critico, l’evoluzione guidata della trama, che accenna appena ai temi dell’indottrinamento e d’illusione delle scelte peraltro già trattati più convenzionalmente in opere quali Metal Gear Solid 2, può apparire sterile se non vista come appiglio alle altre ramificazioni. Allo stesso modo, chi cerca un gameplay rivoluzionario potrebbe essere straniato da un’ossatura che può essere descritta come una semplice serie di bivi cadenzati che separano dicotomicamente i possibili percorsi.

Una prospettiva che invece vede di buon occhio la spinta innovativa potrà invece apprezzare l’aggressione degli elementi di base su due fronti: da un lato c’è la sublimazione degli ermetici elementi dell’introduzione, come ad esempio il narratore e la macchinosità della routine, dall’altro c’è l’ancor più interessante decostruzione delle impalcature di gioco sedimentate da anni di esperienza nel design.
Qualche percorso più articolato, che non a caso può essere intrapreso quando si disubbidisce alle istruzioni, vuole infatti sperimentare se sia davvero necessario che un gioco sia battibile, se la morte possa essere definitiva, se bisogna premiare l’esplorazione, se gli achievements guidino le azioni del giocatore, se gli spoiler uccidano l’esperienza. Se permettete un paragone matematico, The Stanley Parable può essere asssociabile ai dibattiti sul V postulato di Euclide, ovvero sulla messa in discussione degli assiomi basilari per aprire nuove possibilità d’indagine.
Anche quando queste rotture sembrano colpire quanto è più caro a noi avventurieri, ad esempio quando prende di mira l’impostazione plot-driven, il tono non è mai condannatorio e di rigetto, ma assume un suo senso solo se immerso in quel contesto surrealista in cui Stanley assume il ruolo di cavia da laboratorio e il narratore Kevan Brighting commenta con riuscitissimo humour british le sue contraddizioni artificiose.

Già, la narrazione… se The Stanley Parable non è soltanto un’alternativa “astrattista” destinata ai non profani che dà gomitate allo stato dell’arte videoludico, buona parte dei motivi sono da imputarsi proprio all’eccellente narratore che interpreta il fatalismo assurdo di Stanley con geniale sarcasmo pietista; mi ha ricordato il cinismo inconsapevole di quel Cave Johnson di Portal 2, con cui condivide tra l’altro l’engine Source della Valve.
Per la mia incolumità, non mi vado a impelagare in questioni spinose quali la possibilità di catalogare quest’opera come arte o, peggio ancora, come avventura; per chiarezza con i potenziali acquirenti, preciso solo che il suo carattere tecnicista non lo accomuna ad esperienze emotive quali Dear Esther.
Originariamente rilasciato nel 2011 come mod gratuita del pluripremiato sparatutto in prima persona Half Life 2, un’edizione che purtroppo non ho avuto il piacere di provare e di cui sono in grado di riferire solo in base a documentazione indiretta, The Stanley Parable ha di recente ricevuto un restyling generale a cura di William Pugh che già aveva esperienze nella creazione di scenari con l’engine Source.

Come risultato, la spoglia ambientazione dell’originale ha ora anche un’adeguata resa grafica e questo grazie ad un’accurata disposizione del mobilio aziendale. Apparentemente è stata anche rimossa una tabella che mostrava tutte le possibili biforcazioni a favore dell’inserimento di qualche apprezzabile finale extra e di una loro presenza solo suggerita con indizi a schermo, più intelligente ma forse meno in linea con il tema che le scelte non sono esattamente libere in un framework completamente deciso dagli sviluppatori.
L’enorme successo di critica di questo titolo non mi sorprende particolarmente, perché il gioco in sé, a parte forse per l’unico grave difetto dei tempi di caricamento molto lunghi in occasione dei restart, è difficilmente attaccabile e, al contrario di altre opere contemporanee quali Gone Home, ha avuto anche la fortuna di non ricevere il contraccolpo dei puristi del gameplay, forse anche perché si era già costruito la sua nicchia di estimatori con la precedente release freeware.
In negativo c’è forse troppa carne al fuoco che non permette di identificare completamente un possibile messaggio globale e molti degli spunti utilizzati sono un po’ soffocati da una durata molto breve (circa 2 ore anche esplorando tutte le possibili biforcazioni). Soprattutto ho poi la sensazione che non si vada oltre il puro esercizio di stile che, per quanto ben fatto, non offre concetti alternativi che possano funzionare al di fuori di questo contesto offbeat.

Rimane la questione della valutazione numerica; essendo un’opera a sé stante è evidente che non ho alcun parametro di confronto e potrei lasciare tranquillamente la recensione senza voto, ma preferisco concludere con qualcosa di meno banale. Seguendo perciò lo stile di questa parabola di non prendersi troppo sul serio, testimoniato anche da questo esilarante trailer sul trattamento dei feedback, estrarrò semplicemente un valore a sorte nel range usato da tutti noi recensori per i videogame senza bug critici (60-90) e conserverò la mia libertà di scelta per la prossima occasione.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Galactic Cafe
Data Rilascio: 17/10/2013
Piattaforma: Linux, MAC, Nintendo Switch, PC, PS4, XboxOne
Caratteristiche
Genere: Surreale
Grafica: 3D
Visuale: Soggettiva
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
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