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Recensione

Sherlock Holmes: Crimes and Punishments

di Roberto Bertoni  

il nostro voto
70
il vostro voto (3 votanti)
83
In breve

Sei nuove indagini per la coppia di investigatori piĂą famosa al mondo.

 

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Recensione Completa del 30 Settembre 2014
Se dovessi stilare una personale classifica relativa ai miei eroi letterari preferiti, difficilmente Sherlock Holmes potrebbe venire scalzato dalla prima posizione: a partire dai romanzi, per arrivare alle recenti trasposizioni su piccolo e grande schermo, l’eroe inglese ha sempre saputo unire il fascino della logica fatta regola ad un’indole tormentata e mai doma. Un eroe senza tempo che, anno dopo anno, continua ad affascinarmi in maniera quasi morbosa.

Le declinazioni videoludiche, di contro, hanno offerto un altalenante campionario di risultati: dai fasti delle prime avventure, per arrivare all’ormai consolidata serie targata Frogwares (vi rimando ad un recente episodio di Calavera Café per una trattazione maggiormente esaustiva), non sempre il risultato è stato all’altezza della fama del buon Sherlock, sebbene il suo carisma abbia saputo sorreggere la baracca in ben più di un’occasione, regalando fama e voti non sempre meritati.

Potete quindi comprendere come le promesse degli sviluppatori, che partivano dall’assunto che Crimes & Punishments fosse l’esperienza più aderente al canone letterario mai proposta, abbiamo trovano terreno fertile sul mio animo, regalandomi per mesi un’ansia da prestazione di difficile paragone.

Purtroppo, e probabilmente a questo punto avrete già dato un’occhiata al voto, ancora una volta il sogno dell’attesa supera la triste realtà dei fatti, con una realizzazione finale che risulta pesantemente influenzata da alcune pecche, tecniche e di gameplay, che mortificano idee che sulla carta sarebbero state anche vincenti.

Ma diamo il via alle indagini e cerchiamo di scoprire i colpevoli!

I sette casi di cui è composta l’avventura spaziano all’interno dell’intero campionario dell’esperienza holmesiana, proponendo, uno dopo l’altro, tutti i maggiori personaggi cari agli appassionati: Watson, Lestrade, gli irregolari di Baker Street, tutti giocano il loro ruolo all’interno delle vicende proposte su schermo e tutti risultano ottimamente caratterizzati, sia visivamente che nei dialoghi.

Preso così contatto, dopo una breve introduzione, con il caso del momento, sia questo un omicidio, una sparizione o un furto, vi verrà quindi chiesto di prendere i controlli del buon Sherlock, mettendo a frutto i vari talenti di cui il nostro è dotato: potrete ad esempio osservare con occhio attento la scena del crimine, immaginare cosa sia successo in un particolare luogo o creare un ritratto particolareggiato del vostro interlocutore di turno, così da metterlo alle strette con domande mirate.

Il tutto viene annotato con meticolosa precisione sul vostro prezioso taccuino, utile strumento dove potrete fare il punto della situazione e studiare con attenzione le varie prove in cui vi sarete imbattuti nel corso delle indagini, oltre che consultare tutti i dialoghi a cui avrete avuto modo di partecipare.

Già durante l’analisi ambientale si incontrano però sia aspetti positivi che aspetti (decisamente) negativi; se risulta ottima l’integrazione dei vari talenti di Sherlock all’interno del processo investigativo, soprattutto durante le prime occasioni dove ci è chiesto di utilizzarli, di contro la loro flessibilità è fin troppo limitata: potrete infatti avvalervene unicamente laddove è previsto dagli sviluppatori, accompagnando di fatto il giocatore su un lungo binario dove ogni deviazione è impossibile. Non dico che la soluzione venga suggerita passo dopo passo, ma poco ci manca.

Il processo deduttivo è invece l’aspetto più riuscito in C&P, ponendo di fatto l’accento sulla vostra capacità di collegare fra loro i vari indizi che raccoglierete sulle scene del crimine o dagli interrogatori, in modo da creare una fitta di rete di ipotesi e teorie con cui sbrogliare la matassa del caso di turno.

Questo processo, rappresentato graficamente da una rete neuronale, vi porterà anche a sbilanciarvi laddove un indizio porti ad un’interpretazione biunivoca, così da far pendere l’indagine in una direzione piuttosto che in un’altra, per poi chiudere il tutto con un verdetto finale.

Una volta che sarete giunti in questa fase, potrete infine dire di aver raggiunto il vostro compito: scelto il colpevole non vi resta infatti che decidere se assolvere moralmente o meno lo stesso, in un esercizio forse più di stile che dai reali impatti sul proseguo dell’avventura.

E’ proprio qui che però C&P risulta davvero convincente, dando vita ad un gameplay che, se calato in un contesto meno lineare, avrebbe potuto regalare ben altro peso al voto finale; è evidente infatti quanto la realtà descritta nei libri di Sherlock trovi giusta realizzazione in questo modus operandi e i numerosi finali che ogni caso, della durata circa di un paio d’ore, regala al giocatore, sono delle promesse di vera interazione, purtroppo più teorica che reale.

A fianco della parte razionale, troverete poi sul vostro cammino anche dei mini giochi, di difficoltà variabiale, il cui evidente scopo è di fornire varietà al gameplay, ma che realisticamente risultano di poco interesse per l’avventuriero di turno. Per intenderci, e spero di non essere accusato di delirante spoiler, trovo poco indovinata la scelta di farci cimentare nel “tiro al maiale”, giusto per confutare un’ipotesi del nostro celebre detective.
Detto ciò, è anche vero che è possibile saltare queste fasi, ma se siete dei “tuttologhi” come il sottoscritto, quando trovo un qualsiasi ostacolo su schermo, il mio scopo è sconfiggerlo, non aggirarlo.

Parlando della grafica, l’Unreal Engine 3 da’ vita ad una Londra vittoriana (periferie varie comprese) credibile come non mai, con luoghi e personaggi che sembrano essere stati prelevati di peso dalle pagine vergate da Sir Arthur Conan Doyle; peccato che tale abbondanza visiva cozzi con una realizzazione tecnica non eccelsa, soprattutto per quanto riguarda l’ottimizzazione.

Vi basti sapere che, ad esempio, per spostarvi da una scena del crimine al vostro ufficio di Baker Street, il gioco simula un viaggio in carrozza durante il quale potrete consultare i vostri appunti; peccato che questa scena si ripeta per ogni cambio di locazione e che i caricamenti raggiungano anche i trenta secondi, rendendo l’indagine decisamente troppo frammentata.

Considerando poi che questo “rimbalzo” risulta alquanto frequente, soprattutto nelle prime fasi di indagine, potete ben capire che l’immedesimazione finisca ben presto nel dimenticatoio, lasciando spazio ad un mero sconforto.

Ultimo appunto per una questione che so ha già angustiato diversi fra voi: il gioco è doppiato in maniera ottimale, ma unicamente in lingua inglese; il nostro bell’idioma è relegato solo ai sottotitoli, cosa che spero non risulti di ostacolo per un vostro possibile acquisto.

La valutazione finale, o se preferite la conclusione della mia “indagine”, si trova così a ricalcare la duplice indole del nostro eroe: fedele alla controparte letteraria e probabilmente, da questo punto di vista, il miglior capitolo della serie, C&P soffre di un’eccessiva linearità che in qualche modo inficia il senso di meraviglia che da sempre contraddistingue le indagini del buon Holmes.

A questo aggiungete l’inesperienza del team nei confronti del nuovo engine (caricamenti “vittoriani”) e un’azione troppo frammentata per fornire un gameplay dal ritmo adeguato, e potrete comprendere il perché di un voto lontano dai risultati che ci si sarebbe aspettati dopo le roboanti promesse di questi mesi.

Consigliato solo ai fan della serie e a coloro che vogliono provare un primo e (abbastanza) promettente tentativo di portare il processo deduttivo sui nostri monitor.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Frogwares
Publisher: Focus Home
Data Rilascio: 30/09/2014
Piattaforma: Nintendo Switch, PC, PS3, PS4, XBOX360, XboxOne
Caratteristiche
Genere: Avventura investigativa
Grafica: 3D
Visuale: Sia prima che terza persona
Controllo: Mouse/Tastiera/Joypad
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
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