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Recensione

Samorost 2

di Luca Massari  

il nostro voto
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In breve

Torna il piccolo folletto senza nome di Samorost e, come al solito, si caccia nei guai! Una banda di banditi spaziali ha rapito il suo cagnolino e toccherà quindi al coraggioso padrone partire per una missione di salvataggio dell’amato cucciolo.

 

Recensione Completa del 16 Febbraio 2012
Riuscire a migliorare un gioco tramite un sequel non è sempre cosa facile. Trovare il giusto equilibrio, infatti, fra la formula originale ed eventuali novità ha portato spesso alla rovina di alcuni brand storici, che hanno visto stravolgere completamente il concept originale. D'altra parte, mantenere del tutto o quasi inalterate le caratteristiche base di un titolo potrebbe far avvertire nei giocatori la tipica sensazione di "more of the same" (si pensi, ad esempio, ad Assassin's Creed Revelation), indipendentemente dalla bontà del prodotto finale.
Del primo Samorost, avventura grafica freeware sviluppata dagli Amanita Design, si è già parlato in queste pagine (virtuali): ebbene, dicendolo sin d'ora, gli sviluppatori, con poche avvedute modifiche al gameplay del prequel, sono riusciti pienamente a migliorare un prodotto già in partenza buono.

Uno dei gravi difetti che minavano la godibilità di Samorost era infatti la scarsa longevità: il titolo poteva essere completato senza alcuna difficoltà in circa mezz'ora. Nulla di male per un prodotto gratuito, ma in vista della commercializzazione si doveva in parte rimediare a questo difetto. Samorost 2, pur non potendo vantare una durata neanche avvicinabile agli odierni standard fissati per un titolo single-player, dura comunque circa il doppio rispetto al capitolo precedente, richiedendo così circa un'ora o poco più per veder scorrere i credits nella schermata finale.
La cosa positiva è che, per quanto poco possa durare l'esperienza, è comunque più che soddisfacente, non mettendo praticamente mai il giocatore (se non in due occasioni, rispettivamente a metà e a fine avventura, nelle quali si visiterà, per pochissimi istanti, una schermata già vista precedentemente) nella necessità di effettuare del backtracking: ogni enigma va essenzialmente risolto sul posto, usufruendo dell'ambiente circostante, così da poter procedere oltre.
Sono state inoltre apportati piccoli accorgimenti nelle meccaniche di gioco stesse, che verranno affinate e riproposte in Machinarium. Ad esempio, pur non essendoci ancora un inventario, sarà possibile usare degli oggetti "in presa diretta" sui vari hotspot, sempre mantenendosi però all'interno della stessa chermata: un enigma richiederà l'uso di una chiave inglese per essere completato, chiave che potrete ottenere momentaneamente dal robottino di turno, "chiamandolo" in servizio.
Se finirete intrappolati non appena sbarcati sul pianeta, potrete "usare" un insetto così da liberarvi. Ed è qui che fondamentalmente entra in gioco la dicotomia che permea Samorost 2: se nel primo capitolo, infatti, al giocatore non era mai concesso di controllare il piccolo gnomo, potendo interagire solo con lo scenario così da potergli liberare la via, nel sequel ciò si alterna ad un, seppur limitato, controllo dello gnomo stesso. Certo, non si potrà girare liberamente ma solo interagire con punti prefissati, ma si tratta di un'innovazione interessante, quasi un espediente meta-narrativo che, unitamente alla particolarità dell'impianto artistico, contribuisce a creare un'esperienza straniante, dentro e fuori dal personaggio e dal mondo di gioco stesso.

Il comparto grafico si mantiene sugli standard delineati dal primo episodio, con le animazioni, se possibile, ulteriormente curate. Interessante notare come, negli ambienti esterni, lo "sfondo" sia costituito prevalentemente dal vuoto dello spazio, mentre negli interni l'oscurità totale fa da cornice a quanto mostrato sullo schermo, quasi a voler fortemente delimitare l'universo narrativo, racchiuderlo in una piccola scatola.
Degne di nota, inoltre, le dissolvenze che si hanno nel passaggio da una locazione all'altra, nonchè le scelte stilistiche adoperate, dove si intersecano elementi naturali e arborei con altri meccanici.
La trama è, anche stavolta, un puro pretesto, anche se decisamente più articolata rispetto al primo capitolo: vistosi rapire il proprio cane da alcuni alieni, lo gnomo spaziale si imbarca ancora una volta in una quest, approdando così sull'ennesimo planetoide. Tuttavia, senza voler anticipare nulla, una volta recuperato l'amico a quattro zampe occorreranno altri guai, che impediranno al nostro un celere ritorno a casa.
La narrazione "invisibile" prosegue anche qui, con il gioco che si "racconta da solo", esulando così dall'uso di dialoghi o da narratori esterni: in un'unica occasione, tramite una nuvoletta contenente un'immagine, si avrà un'interazione con un personaggio non giocante che, proprio come in Machinarium, illustrerà l'oggetto necessario per proseguire.
Il comparto sonoro (sempre curato da Tomáš Dvořák) risulta decisamente più vario di prima, offrendo motivi che ben si sposano sull'intimità di quanto mostrato a schermo, catturando ancor di più l'attenzione del giocatore.

Samorost 2 è sicuramente un titolo da provare e, possibilmente, gustare nella propria interezza: non solo godibile da giocare, ma anche bello da vedere, può essere acquistato su Steam al prezzo di € 3,99. Anche se l'esperienza totale è di poca durata, è comunque valevole del denaro investito.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Amanita Design
Data Rilascio: Q4 2005
Piattaforma: Android, iPad, iPhone, MAC, PC
Caratteristiche
Genere: Avventura/Puzzle
Grafica: 2D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Ricerche
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