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Recensione

Lure Of The Temptress

di Matteo Bini  

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In breve

Dopo decenni di rivolte, il Re ha unificato le fazioni guerreggianti del suo regno e tutte le sue terre sono state pacificate. Beh, quasi tutte, perché c’è ancora una zona che rimane un po' instabile, una regione remota attorno ad una città chiamata Turnvale. Qui, di recente, c’è stata una rivolta orchestrata da un’apprendista strega chiamata Selena. Questo è tutto quello che si sa. “Non accetto questo restando con le mani in manoâ€, ha esclamato il Re dopo aver ricevuto notizie della rivolta da un inzaccherato messaggero, e dopo aver convocato i suoi migliori cavalieri, riferisce sulla rivolta e parte (con te al seguito) alla volta di Turnvale. Mentre la notte cede il passo alla luce del giorno e i cavalieri si avvicinano a Turnvale, la foschia si dirada rivelando non la prevista resistenza di una folla di contadini armati di forconi, ma un esercito di grottesche creature di cui non se n’era mai visto di uguali. In effetti, questi sono degli infernali mostri mercenari conosciuti come gli Skorl e sono armati fino ai denti. La battaglia che ne consegue è più che altro un massacro, in cui i cavalieri vengono sterminati e il Re stesso ucciso. Tu, però, non sei nemmeno ferito - beh, non molto comunque - cadi solo da cavallo e batti piuttosto forte la testa a terra. Tutto sembra ondeggiare. È quasi come addormentarsi, solo un po' più doloroso...

 

Recensione Completa del 18 Gennaio 2023
Riscopriamo il primo videogioco di Revolution Software, azienda inglese fondata a York nel 1990, celebre per la saga di Broken Sword e per Beneath a Steel Sky, di cui nel 2020, a distanza di ventisei anni, ha realizzato il seguito, Beyond a Steel Sky.

Lure of the Temptress (1992) è un'avventura fantasy che si pone in antitesi nel tono alla serie King's Quest di Sierra, del quale Revolution non apprezzava la serietà ostentata. La vicenda è ambientata in una realtà medievale cupa, con elementi magici, creature sovrannaturali e un umorismo scanzonato. Il protagonista è Diermot, un eroe involontario che deve evadere dalla prigione della tiranna del villaggio di Turnvale e rovesciare il regime malvagio con l'aiuto degli abitanti.

Turnvale è il fulcro del gioco, sia come ambientazione sia per la simulazione degli spostamenti dei paesani. A differenza di altri titoli dell'epoca e dell’intero panorama attuale, i personaggi non rimangono confinati nella loro schermata di appartenenza, ma si muovono per il villaggio secondo una semplice logica individuale che ci permette ad esempio di vedere il fabbro prendere una pausa e recarsi al suo pub preferito per una pinta. Questo sistema prevede anche delle conversazioni di circostanza tra i personaggi secondari. La simulazione è grezza, ma dona carattere a un gioco che altrimenti sarebbe scontato. Questo dinamismo è sia una novità che un'eccezione per il genere, in parte ispirato dai videogiochi di avventura dell'anch'essa inglese Gargoyle Games come Tir Na Nog (1984), Dun Durach (1985) e Marsport (1985), usciti per l'Amstrad CPC e lo ZX Spectrum. Il mondo vivo di Revolution diventa più statico nel titolo seguente (Beneath a Steel Sky, 1994) e sparisce nelle serie di Broken Sword; di recente è stato recuperato per Beyond a Steel Sky con esiti mediocri. Non c'è da stupirsi che l'idea sia stata abbandonata: trovare un certo personaggio quando serve è uggioso e le conversazioni casuali si sovrappongono a quelle del protagonista, sebbene ciò generi spesso ilarità. Il concetto non è da scartare, però la realizzazione è frustrante a causa di una geografia dei luoghi confusa e della difficoltà nel muoversi dei personaggi che spesso finiscono con l'incastrarsi e bloccare il giocatore. Peccato perché lo spunto ha il suo fascino e merita di essere approfondito.

La trama scialba è insaporita da una caratterizzazione irriverente verso i fatti narrati: un piacevole misto tra gravità e divertimento che è un caposaldo di tutte le avventure di Revolution. La sceneggiatura passerebbe inosservata se non fosse per i ridicoli strafalcioni nella traduzione: perle come "inchiavardato" al posto di chiuso e gli inspiegabili "fiasca" e "rametto" invece di uomo e donna. Per fortuna l'attenzione viene mantenuta viva grazie al pericolo della morte quasi onnipresente ma mai avvilente, che corrisponde a un altro ingrediente tipico dei titoli a venire di Revolution, cioè la capacità di far credere al giocatore che in gioco ci sia davvero la vita, senza farlo perire per motivi che non avrebbe potuto immaginare. Un ottimo connubio tra le filosofie opposte della Sierra e della Lucas.

Purtroppo il centro dell'interazione è carente: la struttura del gioco è un'unica catena lineare di enigmi, la cui composizione consiste nell'ottenere un compito parlando con un abitante del villaggio, capire come portare a termine l'incarico attraverso i suggerimenti dei passanti e per finire impiegare uno, massimo due oggetti. Le variazioni di questa formula sono due brevissime e dimenticabili parentesi di azione e la facoltà di dare ordini agli altri personaggi per compiere azioni altrimenti impossibili da solo. Una trovata simpatica, anche se abbozzata, che però non basta a sopperire a un gioco breve e dalla difficoltà altalenante tra il banale e l'illogico. Come per esempio quando per svuotare una fiaschetta siamo costretti a far trangugiare il suo contenuto a un personaggio specifico, piuttosto che berlo o rovesciarlo a terra.

L'interfaccia di controllo è a tutto schermo, incentrata su menù contestuali che si aprono con un click destro sull'elemento interessato, mostrando le azioni possibili. Questo funzionamento si discosta dal paradigma SCUMM coi verbi sempre presenti sullo schermo e perciò si rivela immediato e immersivo, nonostante a volte i riquadri contengano azioni non possibili in quel momento.

Giungiamo infine agli aspetti tecnici della presentazione, la grafica e il sonoro non potrebbero essere più opposti: difatti se la grafica è ben disegnata e altrettanto bene animata, l'audio è talmente di basso livello da essere fastidioso. La colonna sonora non è composta da brani, ma da suoni che dovrebbero simulare i rumori delle ambientazioni ed evidenziare i momenti salienti. Consiglio di spegnere l'audio. In tutta onestà, la controparte Amiga ha un sonoro migliore, non fastidioso e che assolve con dignità il compito di un accompagnamento ambientale, ma a meno che non si tratti della versione Roland MT-32 la colonna sonora DOS è da evitare. A differenza dei primi due Broken Sword, l'audio ambientale di Lure of the Temptress non è degno di nota, forse sia per limiti tecnici che monetari. Neanche la grafica è perfetta, visto che i fondali del villaggio sono assemblati alla rinfusa. Apposta per confondere il giocatore e aumentare la durata? Chissà, di sicuro le entrate e le uscite poste a caso delle strade di Turnvale provocano diversi giri a vuoto. Potrebbe non essere stata una responsabilità dei disegnatori, i quali sono sicuramente dotati per il sapiente uso del nero e l'ottima composizione.

Con mia grande sorpresa, Lure of the Temptress ricevette voti più che positivi. Per essere un'opera prima non è male e lascia ben sperare, tuttavia in quegli anni uscirono tanti classici Lucas e Sierra e pure svariati titoli piacevoli di aziende minori. Rispetto ai due giganti citati Revolution aveva mezzi modesti, però le ristrettezze economiche non giustificano gli enigmi noiosi, la sceneggiatura banale o la pessima scelta di far incastrare i personaggi se occupano la stessa soglia. La novità del mondo vivo creato dal motore grafico proprietario Virtual Theatre non è abbastanza e non è neppure un elemento cardine dei puzzle. Se avessi comprato il gioco nel 1992, sarei rimasto deluso; però adesso che è gratis lo consiglierei a chi è interessato all'evoluzione del genere, a patto di avere la pazienza di un videogiocatore di trent'anni fa.

Revolution Software deve la sua fama a giochi con una struttura narrativa canonica; né Lure of the Temptress né Beneath a Steel Sky gettano le basi per Broken Sword. Di questo esordio rimarrà soltanto lo stile scanzonato della sceneggiatura, mentre tutti gli aspetti sperimentali verranno abbandonati a favore di un ritmo cinematografico ispirato a Indiana Jones.

Alcuni appunti per l'archeologo digitale incallito: Lure of the Temptress fu pubblicato per Amiga, Atari ST e DOS. L'attuale distributore commerciale è GOG, il gioco è gratis e si tratta della versione DOS VGA con ScummVM. GOG non distribuisce l'eseguibile originale, mentre dal sito dello ScummVM è possibile scaricare la versione completa della modalità EGA, che ha un aspetto orribile ed è da preservare esclusivamente in qualità di curiosità storica. La controparte Amiga presenta colori più spenti e una tavolozza cromatica sul marrone, ma è dotata di un audio decisamente superiore di quello AdLib e PC Speaker su DOS. La colonna sonora DOS supera quella dell'Amiga solo nell'iterazione per le Roland MT-32 compatibili col modulo CM-32L, usato ampiamente per gli effetti sonori. L'edizione Atari ST è all'incirca identica a quella Amiga con qualche effetto sonoro in meno. A differenza di Beneath a Steel Sky, il codice sorgente di Lure of the Temptress non è mai stato rilasciato, non per volontà, ma perché fu smarrito! Questa sfortunata circostanza è meno rara di quanto si pensi e dovrebbe far riflettere sull'importanza della conservazione digitale. Per qualche motivo sullo ScummVM i personaggi s'incastrano più del dovuto, infatti è preferibile utilizzare un emulatore come DOSBox o FS-UAE. Un ultimo accorgimento: se scegliete di emulare la versione DOS, potreste voler disattivare la correzione delle proporzioni, in quanto la grafica DOS ricicla quella dell'Amiga, senza tenere conto dei rapporti differenti tra le due risoluzioni. Potete notare questa svista osservando l'icona di caricamento a forma di dischetto: sull'Amiga è quadrata come nella realtà, invece su DOS, con la correzione delle proporzioni, è rettangolare, allungata; lo stesso vale per Diermot e gli altri personaggi.

 

Giocalo
Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Revolution Software
Data Rilascio: Q2 1992
Piattaforma: Amiga, PC
Caratteristiche
Genere: Fantasy
Grafica: 2D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse/Tastiera
Sottotitoli: Italiano
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Requisiti minimi
OS: DOS
Processore: 286
RAM: 640 Kb
Scheda Video: VGA
Hard Disk: 10 MB
Supporto: 4 Floppy
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