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Recensione

A Normal Lost Phone

di Emanuela Ocello  

il nostro voto
75
In breve

A Normal Lost Phone è un gioco in cui si esplora la vita intima di una persona di cui si è appena ritrovato il telefono. Il gioco ha la forma di un’inchiesta narrativa: dovrete frugare tra i messaggi, le foto e le applicazioni del telefono per saperne di più sulla persona a cui apparteneva. Attraverso il telefono scoprirete la vita, gli amici, la famiglia e le storie d’amore di Sam fino alla sua misteriosa scomparsa, la sera dei suoi 18 anni.

 

Recensione Completa del 06 Aprile 2017
Quella proposta da A Normal Lost Phone, è un'esperienza “concentrataâ€.
In primo luogo, che è anche il più evidente, perché difficilmente una partita completa potrà richiedere più di due ore. Al massimo.

Andando più a fondo, troviamo anche un titolo narrativamente efficace, sempre a fuoco. Poche tematiche, ma trattate in modo profondo e puntuale. Ne risulta un racconto di forte impatto, tanto più nella sua sostanziale “normalitàâ€, credibilità, anche a livello delle premesse: indagare il contenuto di un cellulare smarrito.

Concentrata è stata anche la genesi del progetto, che risale alla Global Game Jam di Bordeaux del 2016.

Per chi non lo sapesse, la GGJ è un'iniziativa di sviluppo videoludico annuale, dislocata in varie località del mondo, Italia inclusa; in 48 ore, team più o meno rodati devono creare un titolo sulla base di un tema generale, assegnato dagli organizzatori.
Un'esperienza molto forte, di incontro e sperimentazione, che spesso si traduce in progetti interessanti, come A Normal Lost Phone. risultato della full immersion di un gruppo quasi tutto al femminile che ha da subito attratto un discreto interesse da parte della stampa specializzata.

Incoraggiato, il team ha deciso di fare di un prototipo qualcosa di più, espandendosi e fondando la realtà indipendente “Accidental Queensâ€. Segue una fruttuosa campagna di crowfunding, un restyling grafico, una revisione delle meccaniche, e l'implementazione nel gioco di una colonna sonora originale e di una localizzazione in varie lingue, incluso l'italiano.

L'accordo con l'etichetta di distribuzione Plug In Digital Label, e la successiva pubblicazione del gioco su PC e dispositivi mobile, sono dunque solo la fine di un percorso interessante, che ci parla di identità creativa nella sua espressione più pura e spontanea. Di identità, del resto, parla anche il gioco, anche se in modo diverso.

STRA-ordinario

Diversi titoli hanno esplorato, in tempi più o meno recenti, il tema della privacy e dell'informazione come strumento di controllo.

Giochi come Orwell di Osmotic, o Replica di Somi, hanno tutti ipotizzato distopie prive di qualsivoglia tutela per la sfera del privato, immaginando governi coercitivi, facilitati dall'abuso collettivo di dispositivi perennemente connessi in rete.
Si tratta di produzioni interessanti, e tremendamente attuali, cui A Normal Lost Phone pare, a primo impatto, volersi ispirare. Il titolo di Accidental Queens, infatti, va nuovamente a stuzzicare il dente dolorante, proponendo l'ennesima denuncia sull'eccessiva superficialità con cui affidiamo, quotidianamente, tanto della nostra vita ai nostri telefoni cellulari.

La premessa e lo sviluppo del gioco poggiano indubbiamente su tale malcostume, oltre che sul voyerismo che gli fa da contraltare, chiedendo al giocatore una reiterata violazione della privacy di uno sconosciuto, certi di non incontrare eccessive reticenze. Ciò nonostante, al cuore dell'esperienza non sta una storia di fantascienza e spionaggio, né una denuncia dell'always on line, bensì il racconto, intimista e delicato, di uno spaccato della vita di un adolescente.

Una storia “normaleâ€, che ha dello straordinario. Proprio come quella di ognuno di noi.

“Hai appena trovato un telefono, scopri la veritàâ€

Tutta qui la premessa, in questa frase. Non serve altro, del resto, ad innescare la curiosità del giocatore, a suo agio in un contesto familiare come quello della schermata di uno smartphone e stuzzicato dalla possibilità di indagare l'altrui intimità. Il voyerismo di cui sopra.

Basta poco per scoprire che il cellulare smarrito appartiene ad un adolescente, Sam, e che il ragazzo è scomparso proprio il giorno del suo diciottesimo compleanno, tra la preoccupazione e lo sgomento dei genitori. Ma la consegna è più alta: non basta racimolare qualche informazione, occorre indagare la “veritàâ€.

Ecco allora profilarsi il fulcro dell'esperienza: una narrazione stratificata, fatta di testi e poche immagini, che chiede di lasciare la superficie in favore di una maggiore profondità. Sia a livello concettuale che ludico.
Il cellulare diventa così una metafora: rivelarne gradualmente i contenuti è, al contempo, accettare di conoscerne a fondo il proprietario, senza fermarsi alle “apparenzeâ€.
C'è un'identità, frammentata tra cartelle e messaggi.

E' proprio l'identità, al di là delle contingenze, a declinare la sostanza narrativa dell'opera. Sotto al cappello della realtà LGBT, si parla di accettazione di sé, di pregiudizio e discriminazione omofobica, di dinamiche familiari ed amicali. Di sostegno ed emarginazione.

Temi delicati, oltre che inusuali, affrontati con chiarezza e verosimiglianza, complice una scrittura intelligente, che ricalca, nel registro, il colloquialismo del contesto. Non manca una punta di denuncia sociale, ma senza pretese di assolutismo.

In questo, aiuta la dimensione principalmente individuale della vicenda, per cui ogni personaggio coinvolto, con la relativa storia personale, si riflette su quella del protagonista, contribuendo a delinearla.
A Normal Lost Phone, del resto, cala tematiche universali, e spinose, nella vita ordinaria di un adolescente in conflitto tra essere e dover essere, tra sentito e imposto. In quest’operazione, il superfluo viene espulso in favore di un'essenzialità che diventa efficacia e, salvo forse un filo di didattismo di troppo in alcune sezioni, il gioco arriva in modo immediato, diretto, senza forzature.
Niente di meglio di UNA storia, per suggerirne molte.

Password dimenticata?

Se A Normal Lost Phone vuole raccontare la storia di Sam un livello di profondità alla volta, non stupisce che l'esperienza di gioco si concentri tutta nella navigazione attraverso i contenuti del cellulare, e nella risoluzione degli enigmi connessi.
Lo smartphone, infatti, ricrea e ripropone la stessa struttura stratificata della storia, con i suoi contenuti protetti da password, che sta al giocatore reperire, interagendo con le schermate del cellulare mediante semplici click del mouse.

A tal fine, gli indizi sono dislocati in modo intelligente tra le varie sezioni via via accessibili, e rintracciarli richiede di leggere tra le righe, ricorrendo ad attenzione e capacità deduttiva. Non una sfida complessa, ma ben implementata, oltre che in armonia con la narrazione, che è, evidentemente, fulcro dell'esperienza.

In piena sinergia, la progressione ludica procede di pari passo alla violazione dell'intimità di Sam, per cui ogni contenuto “raggiunto†porta, parallelamente, ad una maggiore conoscenza della sua storia, dei suoi segreti.

Segreti che, rivelati, gettano man mano una luce diversa su quanto già appreso, aprendo contestualmente a nuove verità, spesso spiazzanti. Un'esperienza di gioco che molti potrebbero considerare povera, ma che ho trovato coerente con l'intento artistico complessivo, ben congegnata ed esaustiva, al di là del contatore delle ore.

Doverosa una menzione alle pregevoli illustrazioni delle schermate, ma soprattutto alla splendida colonna sonora originale, valore aggiunto del comparto artistico e narrativo.

Commento conclusivo

Nato come risposta alla sfida creativa proposta dalla Global Game Jam ai suoi autori, A Normal Lost Phone ha ben presto preso forma in qualcosa di più, risultando in un titolo che sa quello che vuole comunicare, e lo comunica.

Non di rado mi capita di sperimentare il dolce amaro di esperienze che hanno molto, troppo, da dire, e finiscono con il perdersi, o peggio con il parlarsi addosso. Il problema non è la mole di contenuti, o l'ambizione, bensì l'incapacità di gestirli e tradurli in un'esperienza fruibile e sempre a fuoco, chiara.

In tal senso, l'opera prima di Accidental Queens adotta un approccio intelligente ad un terreno minato, scegliendo di trattare tematiche delicate ed ingombranti nello spazio ristretto di una storia individuale ed intimista, proponendo un'esperienza che non dura più di due ore, e si gioca tutta attraverso l'interazione con l'interfaccia di un cellulare.

La potenziale esplosività della base narrativa viene in questo modo disinnescata e declinata al servizio dell'esperienza, anziché il contrario. Ne risulta un titolo che comunica molto più di quello che la durata potrebbe suggerire, ed inspira una naturale empatia nel giocatore, al di là della propria storia personale.

Un gioco asciutto, efficace, che utilizza un registro colloquiale per raccontare una storia verosimile, ed invita a riflessioni e considerazioni ben oltre le sessioni davanti allo schermo. Senza dimenticare il versante ludico, evidentemente di supporto a quello narrativo ma non per questo del tutto tralasciato: gli enigmi proposti, sotto forma di password da reperire, sono ben implementati e piacevoli da risolvere.

Comodo su PC, probabilmente congeniale su dispositivi mobile, A Normal Lost Phone è un buon investimento di tempo e denaro, poco tra l'altro: con i suoi 2,99 Euro di prezzo base, è una tentazione cui vi consiglio di cedere, ad occhi chiusi.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Accidental Queens
Data Rilascio: 26/01/2017
Piattaforma: Android, iPad, iPhone, Linux, MAC, Nintendo Switch, PC
Caratteristiche
Genere: Psicologico
Grafica: 2D
Controllo: Mouse/Tastiera/Joypad
Sottotitoli: Multilingua (italiano incluso)
Ricerche
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