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Recensione

Laura Bow: The Colonel's Bequest

di Alberto Semprini  

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In breve

Laura è la figlia di un famoso detective e frequenta l’università di New Orleans. Un giorno, la sua amica Lillian la prega di accompagnarla per un weekend nella villa del suo zio, il colonnello Henry Dijon. Laura accetta, ma arrivata alla antica e spettrale casa del colonnello (isolata dal resto del mondo perché circondata da una palude) scopre che l’atmosfera tra i parenti di Lillian è tutt’altro che rosea. Durante la cena il colonnello annuncia che sta preparando il suo testamento e che solo uno degli invitati sarà il beneficiario della sua eredità. La notte dentro l’antica villa si preannuncia molto movimentata, tutti sono molto nervosi e Laura non tarderà a trovare il primo cadavere di una lunga serie di omicidi…

 

Recensione Completa del 14 Settembre 2011
Forse non tutti sanno che Roberta Williams è un nome molto importante per la storia delle avventure grafiche, forse il più importante di tutti. Infatti, se non fosse per lei, questo nostro amato genere non sarebbe mai nato. Fu sua l’idea (in concomitanza con il marito) di realizzare un gioco di avventura che visualizzasse l’ambiente in cui il giocatore si muoveva tramite rudimentali schermate grafiche a supporto del tradizionale testo. Il gioco era Mystery House e può essere a tutti gli effetti insignito del titolo di prima avventura grafica della storia. La trama di Mystery House si basava sul canovaccio narrativo del famosissimo romanzo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”: il protagonista, chiuso in una antica casa piena di potenziali vittime, doveva identificare un pericoloso assassino e trovare un prezioso tesoro.

Roberta Williams, evidentemente affascinata da questo tipo di letteratura, ha poi ampliato l’idea originale alla base di Mystey House Realizzando la serie di videogames di Laura Bow. Il primo gioco della saga si intitola Laura Bow: The Colonel’s Bequest (1989) e l’idea narrativa alla base della nostra avventura è proprio quella dei dieci indiani della Christie.

Come già accennato nell’introduzione, la nostra protagonista Laura sarà incastrata in una vera e propria storia da romanzo giallo. Gli elementi ci sono tutti: una casa isolata e piena di segreti, una serie di ospiti tutti con qualcosa da nascondere (e dissapori reciproci), misteriosi omicidi e perfino un antico tesoro nascosto da ritrovare! Da amante dei romanzi di questo genere ho adorato fin da subito l’atmosfera che si respira in Colonel’s Bequest!

Ma andiamo avanti con ordine. Il gioco risponde ai diversi canoni delle avventure Sierra: personaggio controllabile tramite frecce cursore della tastiera e parser testuale per interagire con tutto il resto. La maggior parte delle locazioni è raggiungibile da subito, ma l’accento non è posto tanto sugli enigmi in senso classico (usa la chiave con la porta) ma più sull’investigazione vera e propria. Sarà più frequente scoprire la relazione che lega un personaggio ad un altro, oppure trovare un indizio per smascherare un colpevole, che trovare un modo per aprire una porta o per sfruttare al meglio un pollo di gomma. Tuttavia, non mancheranno anche gli enigmi da avventura dove si dovranno utilizzare oggetti dell’inventario, ma saranno per la maggior parte enigmi legati al secondo (e di conseguenza meno importante) obbiettivo del gioco, ovvero la ricerca del tesoro.

Ma le particolarità non finiscono qui. Colonel’s Bequest è un gioco atipico rispetto agli altri videogame Sierra anche per la sua struttura a tempo. Infatti basterà entrare in una stanza o assistere ad un dialogo di due personaggi per far progredire l’orologio del gioco di un quarto d’ora. L’avventura è infatti divisa in otto atti e ogni atto dura un’ora. Il fatto strano è che non è richiesta nessuna azione particolarmente rilevante per far progredire la storia, quindi è possibile arrivare alla fine del gioco senza avere risolto un solo enigma o senza neppure aver collezionato prove sufficienti per stabilire chi sia il vero colpevole. Infatti, Colonel’s Bequest presenta due finali differenti: uno dove avremo scoperto l’assassino autentico assicurandolo alla giustizia, l’altro dove avremo invece favorito il colpevole stesso senza capire effettivamente come siano andate le cose.

Il tutto si riflette sul punteggio finale. Infatti, a fine partita, un termometro giudicherà la nostra indagine e il nostro livello di detective in base alle cose che abbiamo scoperto durante il gioco. Il sistema ricorda un po’ quello degli odierni achievements di XBox live o Steam, cioè una serie di obbiettivi da portare a termine per ottenere il punteggio migliore, come: usare un oggetto più volte, trovare una determinata prova, collezionare determinate informazioni ecc…

Insomma, Colonel’s Bequest lascia il giocatore libero di esplorare, indagare, interrogare, spiare e trarre le conclusioni da solo senza aiuti di sorta, se non qualche suggerimento dato alla fine dell’avventura per una eventuale seconda partita. La durata del gioco è molto esigua (si può finire anche in una sola serata) ma scoprire il vero assassino e trovare tutti i segreti non sarà per niente facile. Questa caratteristica aumenta di molto la rigiocabilità di Colonel’s Bequest, perché ad ogni partita rischierete sempre di scoprire cose che magari avevate tralasciato in precedenza. Basta poco per perdersi un dialogo importante o per non trovare un cadavere con addosso importanti oggetti e prove. Ma forse è proprio l’eccessiva casualità degli eventi ad essere il rovescio della medaglia dell’intera produzione. Infatti molte volte ci capiterà di assistere ad eventi importanti per puro caso. Ciò risulta un po’ frustrante da un certo punto di vista. L’importante è munirsi di carta e penna e segnarsi tutti i fatti rilevanti che si vedono, quando si vedono e a che ora succedono. In ogni caso è facile sentirsi un po’ spaesati ai primi tentativi, ma l’importante è non perdersi d’animo.

Un altro aspetto che può scoraggiare qualche utente è il fatto che Colonel’s Bequest non è mai stato localizzato in italiano (tradurre un parser non è mai una cosa facile), quindi i meno anglofoni potrebbero trovare diverse difficoltà. A dirla tutta, l’inglese usato in questo capitolo di Laura Bow non è particolarmente ostico e il parser è ottimizzato molto bene permettendo all’utente di usare diversi sinonimi per semplificare un po’ l’esperienza di gioco.

Ovviamente un gioco Sierra non è tale senza la possibilità di morire ad ogni angolo. Ottenere il gameover è molto facile, basta appoggiarsi a una vecchia ringhiera, passare sotto un lampadario pericolante oppure avvicinarsi troppo a un posto un po’ troppo buio. L’importante come al solito è salvare spesso.

Tirando le somme, Laura Bow: The Colonel’s Bequest è un gioco davvero interessante. Forse la trama non è molto profonda e i personaggi non sono memorabili ma non è su questi aspetti che Roberta Williams ha puntato. The Colonel’s Bequest è concepito come un romanzo giallo interattivo e riesce a colpire nel segno sotto tutti i punti di vista, ad iniziare dalla struttura a tempo davvero molto innovativa e peculiare (un po’ come succede anche nel successivo the Last Express di Smoking Car). Se amate il genere letterario del whodunit non potrete non apprezzare the Colonel's Bequest. Una partita se la merita, così potete dimostrare e affinare le vostre abilità di detective!

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Sierra
Publisher: Sierra
Distributore: Kixx
Data Rilascio: Q4 1989
Piattaforma: Amiga, PC
Caratteristiche
Genere: Giallo
Grafica: 2D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Tastiera/Testuale
Doppiaggio: Nessuna
Sottotitoli: Inglese
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Requisiti minimi
OS: DOS/Win 3.x
Processore: 8086/8088
RAM: 512K
Scheda Video: CGA/EGA/VGA
Supporto: Floppy
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