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Recensione

King's Quest 7: The Princeless Bride

di Luca Massari  

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In breve

Il regno di Eldritch è popolato da deliziose e fantastiche creature: cervi parlanti, gnomi gentili, un magnifico drago di cristallo e molte altre ancora. Tuttavia su Eldritch incombe un oscuro pericolo. Una maga cattiva trama per distruggere il regno magico, obbligando Rosella e Valanice ad affrontare con tutto il loro coraggio, saggezza e buon cuore, una dura battaglia per salvare un intero mondo.

 

Recensione Completa del 22 Novembre 2011
Fiabe e favole, da sempre, ricoprono un ruolo fondamentale all'interno della narrativa popolare. Spesso raccontate dalle madri ai loro bambini prima di coricarsi, al caldo, sotto le coperte, questi generi, che presentano spesso animali antropomorfi o elementi fantastici, fanno dell'allegoria la propria caratteristica principale, associando ad essa sempre una morale, più o meno esplicita. Proprio per infondere questo messaggio verso i propri lettori, alcune fiabe contengono elementi più o meno crudeli (come non citare Cappuccetto Rosso che, in alcune varianti della storia, arriva persino a commettere un vero e proprio atto di cannibalismo, cibandosi della nonna?), che tuttavia, nel tempo, sono stati quasi totalmente epurati. La Disney, celebre detentrice dei diritti di alcuni personaggi come Topolino e co, ha da sempre proposto lungometraggi animati che, prendendo a modello proprio una fiaba, offrivano al tempo stesso una "versione alternativa" della storia, cambiandone magari totalmente in finale, in modo così da fornire ai propri spettatori un happy ending, happy ending che originariamente mancava. A fare la fortuna di questo concept hanno contribuito senza dubbio le varie "principesse Disney", pellicole incentrate appunto su ragazze che, più o meno consapevolmente, arrivavano ad ottenere una doppia coronazione, quella regale e quella matrimoniale. Per chiudere questo breve preambolo e far quadrare il cerchio, bisogna citare anche il celebre Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie che, nel 1865, grazie alla penna di Lewis Carroll, venne pubblicato: in un mondo governato, apparentemente, dal non-sense, la giovane Alice incontra strambe e inquietanti figure, in un viaggio che, alla fine della fiera, potrebbe essere stato soltanto un sogno. La particolarità del racconto, oltre che nel potente immaginario creato, consiste infatti nella volontà di slegare quello che è considerato un racconto per bambini da qualsiasi intento moralistico, lasciando spazio solo alla narrazione, con le sue suggestioni, e solo a quelle.

Tutti questi elementi trovano una giusta conciliazione nell'avventura del 1994 King's Quest VII: The Princeless Bride. Sin dal titolo, infatti, il gioco della Sierra Entertainment mostra la volontà di proporre un qualcosa di nuovo, che si distaccasse da quanto precedentemente visto sulla serie. Se non vi fosse, infatti, quel VII ad indicare la giusta collocazione all'interno della saga, il gioco potrebbe considerarsi benissimo come uno spin-off, tante sono le novità. Per prima cosa, dopo una cinematica iniziale che, vuoi per il motivo musicale cantato da Rosella (vista per la prima volta, come vittima sacrificale per un drago, nel terzo capitolo della serie), vuoi per l'approccio smaccatamente cartoon adottato ricorda molto i film animati dei quali si è discusso poc'anzi, il giocatore si trova subito immerso in quello che vuole essere un "racconto-videoludico": dopo la comparsa del cartello che indica il primo capitolo del gioco, ecco che si prende il comando della regina Valanice che, per l'occasione, è costretta ad intraprendere l'ennesima quest, lasciando i confortevoli lidi di Daventry, per tentare di recuperare sua figlia Rosella, smarritasi in un'altra dimensione dopo essere entrata, novella Narciso, in un lago. Lo stile grafico prescelto, in alta risoluzione (almeno per l'epoca), tenta di mimare proprio una pellicola animata, lasciando da parte lo stile simil-realistico adottato per i precedenti titoli della serie. Nella parte inferiore dello schermo è presente un classico inventario, nel quale verranno riposti i vari oggetti, accanto al quale trova posto un'icona a forma di occhio grzie alla quale sarà possibile esaminare i vari elementi raccolti tridimensionalmente, orpello non solo grafico ma necessario al proseguimento della storia. Proseguendo su due binari (da una parte, appunto, la regina di Daventry, dall'altra sua figlia), il titolo non rinuncia ad uno degli elementi classici della serie: la libertà d'azione. Per risolvere i vari enigmi che via via si presenteranno, infatti, non vi sarà un pattern predefinito, ma una rosa di azioni possibili dalle quali starà solo al giocatore scegliere la più opportuna.

Per fare un esempio, nel primo atto si dovrà entrare in un tempio, custodito da uno scorpione gigante. Per eliminare la creatura si potrà o utilizzare una pozione ottenuta aiutando uno spirito vagante nel deserto, oppure improvvisare, grazie ad un pezzo di stoffa ed un bastone, una bandiera, allontanando la creatura. Anche se gli obiettivi da conseguire sono molteplici, insomma, sarà sempre possibile affrontarli secondo l'ordine che si preferisce. Unitamente a ciò, il fattore "morte" è stato allegerito: ovviamente potete sempre soccombere durante le vostre peregrinazioni, ma in ogni caso questo non vi porterà via più di qualche secondo, dato che il gioco ricaricherà automaticamente un checkpoint risalente a pochi attimi prima della vostra dipartita. Tutto ciò si concretizza nella possibilità di esplorare le varie schermate liberamente, senza temere ad ogni click effettuato. Nota positiva anche per la direzione artistica del gioco, che imbastice le varie schermate attorno a dei "temi": c'è infatti una cittadina che tanto ricorda le atmosfere di Halloween, con tanto di becchino, ma anche la locazione che si sviluppa attorno alla Town Hall, guidata dal non-sense (la festa che si tiene nella tenuta, così come i meandri labirintici posti dietro il tappeto ricordano molto la Wonderland di Carroll), oppure una rivisitazione dell'upperworld già giocato nel primo King's Quest. Molti sono gli elementi con i quali si potrà interagire, anche senza una reale necessità.

Il gioco, in ogni caso, non è esente da difetti, che comunque inficiano solo in minima parte sull'esperienza globale:ad esempio, il comparto audio, seppur buono, tende alla lunga a diventare noioso, tanto che talvolta ho avuto la tentazione di eliminare l'audio, operazione però impossibile, dato che sono del tutto assenti i sottotitoli, essendo tutti i dialoghi digitalizzati. L'impossibilità, inoltre, di poter avanzare velocemente fra le locazioni, dovendo ogni volta assistere al lento incedere delle due regali figure, risulta alla lunga fastidioso, considerando che più di una volta sarà necessario ripercorrere a ritroso strade già battute in precedenza, magari per scambiare un oggetto con un personaggio non giocante. Segnalo, in ultima istanza, un doppiaggio totale per la versione uscita nell'ormai lontano 1994 su CD-ROM: se però non volete imbarcarvi in un'onerosa avventura di questo pezzo d'epoca, troverete il titolo, purtroppo solo in inglese, in un comodo bundle all'interno della libreria virtuale di Gog. Dati i suoi scarsi rimandi ai precedenti capitoli della saga, se non avete mai provato un capitolo della serie King's Quest, questo pacchetto potrebbe fare per voi, in attesa del prossimo revamp della saga che verrà operato dalla Telltale.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Sierra
Publisher: Sierra
Distributore: Leader
Data Rilascio: Q4 1994
Piattaforma: MAC, PC
Caratteristiche
Genere: Avventura/Fantasy
Grafica: 2D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Italiano
Sottotitoli: Italiano
Ricerche
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Requisiti minimi
OS: DOS/Win 3.x
Processore: 386
RAM: 4 MB
Scheda Video: SVGA
Hard Disk: 5 MB
Supporto: 1 CD
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