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Recensione

Hell - A Cyberpunk Thriller

di Adriano Bizzoco  

il nostro voto
58
In breve

Al di là dell'immaginabile, negli abissi della paura vive una nuova stirpe del male, HELL, il luogo dove il male regna e dove la pietà viene condannata. Siamo nel 2095, il governo controlla i cancelli dell'inferno e ti ha classificato come ricercato per peccati contro lo stato. Dovrai combattere per la tua innocenza contro i demoni del cyberworld, scoprire i segreti del mondo delle tenebre dove il male e il terrore sono sovrani.

 

Recensione Completa del 14 Febbraio 2006
Dopo i soliti credits iniziali, una lunga introduzione ci introduce la trama del gioco: nella Washington D.C. del 2059 si è aperto un portale collegato direttamente con l'Inferno, da cui si sono riversati demoni di ogni specie, desiderosi di mettere le zampacce sui peccatori di questo sporco mondo. La Terra nel frattempo ha perso la propria libertà: a governarla, infatti, c'è una specie di santa inquisizione chiamata "Hand of God", comandata da tale Solene Solux (interpretato vocalmente da Grace Jones), il cui compito principale sembra essere proprio quello di reprimere il libero arbitrio e, così, contrastare la diffusione del peccato, rappresentato in prima istanza dalle nuove tecnologie. A questo punto sorge spontanea una domanda: e noi chi siamo?

Questa volta saremo davvero un "noi" in senso letterale, dovendo prendere il controllo di Gideon e Rachel, due sposini nonchè funzionari dell'ARC (Artificial Reality Containment), un organismo che ha il compito di tenere sotto stretto controllo l'uso delle tecnologie più avanzate. Un bel dì i due si svegliano, "esortati" dai colpi laser di una vera e propria squadraccia della morte, inviata dalla Hand con il solo scopo di farli fuori. I nostri eroi ovviamente riescono a sfuggire all'agguato, diventando così dei fuggitivi, il cui primo pensiero è quello di capire cosa diavolo stia succedendo...

La realizzazione grafica prevede sia ambienti che personaggi prerenderizzati in 3D, con la differenza che questi ultimi, in realtà, sono rappresentati da misere sprite 2D, dotate di ben poche animazioni. Tuttavia l'atmosfera infusa nelle locazioni è riuscitissima, andando dal cyberpunk più classico (per i luoghi della città) ad un violento surrealismo (per l'Inferno).

Capitolo a parte per quanto riguarda introduzione, dialoghi e scene d'intermezzo. In questi frangenti, infatti, sarà possibile vedere i personaggi di H:ACT digitalizzati e animati (con l'unica eccezione di Cynna, una ragazza-ologramma interpretata da una gnoccona e ripresa in FMV). Per quanto riguarda la realizzazione dei modelli, c'è poco da dire, se non che potevano essere ottimi per il '94 e oggi, per ovvie ragioni, possono apparire ridicoli. Le animazioni, invece, li pongono sullo stesso piano dei manichini da vetrina (paurosamente legnose) e, tra l'altro, sono poche; proprio nei dialoghi, strutturati mediante la semplice alternanza di spezzoni animati degli interlocutori, esse diverranno ripetitive e assolutamente inutili. Unico pregio in questo senso, è il movimento delle labbra che, sebbene non sincronizzato, all'epoca non rappresentava certamente uno standard.
Infine l'interfaccia del gioco appare subito curatissima graficamente e perfettamente inserita nell'ambito futuristico. In particolare, la realizzazione della mappa, tramite la quale sarà possibile effettuare gli spostamenti tra le locazioni, è degna di nota.

Per quanto riguarda il comparto audio, H:ACT offre una discreta gamma di suoni (si va da quelli legati all'ambiente futuristico, ai ben più interessanti "suoni infernali"). La colonna sonora fa la sua apparizione pochi secondi dopo aver lanciato il gioco e risente, ovviamente, dei dettami cyberpunk del titolo, con l'unica pecca di essere un tantino ripetitiva e qualitativamente povera. Infine il doppiaggio è caratterizzato da fasi alterne: ovvero, se da un lato abbiamo la voce di Dennis Hopper (sbandierato come "starring" e doppiatore di Gideon) che è abbastanza credibile, così come quella di Cynna, dall'altro lato abbiamo prestazioni vocali davvero pessime (per esempio Rachel, la cui voce è di una piattezza unica).

Uno degli aspetti maggiormente enfatizzati dai realizzatori di H:ACT è certamente quello della possibilità di scelta. Fin dalle prime battute, infatti, ci è consentito, almeno per via teorica, scegliere quale dei due protagonisti interpretare. Nel corso dell'avventura, poi, avremo la possibilità di reclutare fino a tre personaggi, come se fossimo in un RPG. Purtroppo, in entrambe le occasioni, la scelta sarà solo presunta. Infatti, a prescindere da quale dei due eroi avremo selezionato all'avvio del gioco, lo svolgimento dello stesso risulterà pressocchè identico (Gideon e Rachel cammineranno sempre insieme e i dialoghi seguiranno sempre lo stesso ordine). I personaggi secondari, invece, spariranno presto dai nostri pensieri, perchè del tutto inattivi tanto nei dialoghi, quanto nelle fasi di esplorazione e interazione (l'unica cosa per cui risulteranno utili, saranno alcuni oggetti che porteranno con sè).

La longevità del gioco risente pesantamente dei dialoghi, i quali rivestono una parte importante di H:ACT, nel bene e (soprattutto) nel male. Essi, infatti, si riveleranno tanto utili per reperire informazioni che chiariranno la trama e contribuiranno al progresso dell'avventura, quanto assolutamente inutili e noiosi, poichè ricchi di discorsi secondari, parentetici e pseudo-litigi tra personaggi (ad esempio Rachel e Cynna trascorreranno la maggior parte del tempo a imbeccarsi inutilmente). Alcune volte avremo modo di scegliere gli argomenti delle nostre conversazioni, senza mai godere comunque di una libertà reale. La sensazione è che, complice la voglia di mettere in risalto la presenza di Dennis Hopper e Grace Jones, qualcuno abbia avuto la bella idea di ampliare esponenzialmente la mole di dialoghi, così da dare il "giusto" spazio a delle voci tanto illustri. Una pessima scelta, senza dubbio; e a riprova di ciò, ci sono ben due strumenti a disposizione del giocatore: l'opzione di replay per assistere nuovamente alle sequenze di dialogo (se avete tendenze suicide, siete i benvenuti) e addirittura una modalità per rileggere, in modalità testuale, le conversazioni (ok, la neuro sta arrivando).

All'interno di H:ACT, purtroppo, c'è spazio anche per sezioni arcade e, addirittura, di combattimento, che certamente non contribuiscono ad innalzare il giudizio complessivo del titolo, specie se inquadrato nell'ambito delle avventure grafiche. Nel momento in cui affronteremo i frangenti arcade, dovremo combattere, prima ancora che con gli allarmi e le guardie, con la frustrazione che regnerà sovrana. Con i combattimenti, invece, le cose prenderanno una piega diversa: il grado di interattività sarà prossimo allo zero, lasciandoci tutto il tempo per riflettere sul senso della vita e di queste discutibili scelte di gameplay all'interno di un'avventura grafica.

Avendo cura di considerare il contesto in cui H:ACT venne concepito, possiamo intuire come i suoi creatori avessero cercato di sfornare qualcosa di originale e innovativo, con il risultato di produrre un autentico minestrone di elementi, sia grafici che di gameplay, totalmente disomogenei. Probabilmente è a questo che va imputata la mancata riuscita di un titolo ambizioso come H:ACT, che in fondo potrebbe anche sembrare carino agli amanti del cyberpunk, ma risulta certamente sgradevole a chi ha gusti precisi in fatto di avventure grafiche.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: GAMETEK
Distributore: Leader
Data Rilascio: Q4 1993
Piattaforma: PC
Caratteristiche
Genere: Cyberpunk
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Inglese
Ricerche
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Requisiti minimi
OS: DOS/Win 3.x
Processore: 386
RAM: 560 KB
Scheda Video: VGA
Hard Disk: 20 MB
Supporto: 1 CD
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