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Recensione

Deponia Doomsday

di Stefano Rossitto  

il nostro voto
80
il vostro voto (2 votanti)
85
In breve

Una fatidica notte, Rufus viene svegliato da un incubo terribile: si è sacrificato per salvare Deponia. Ma a quale prezzo? Elysium, la città fluttuante si è abbattuta sul pianeta. Essendo l’ultimo Deponiano sopravvissuto, ha dovuto combattere contro fewlocchi selvaggi, ma alla fine, c’era un’unica via d’uscita: Doveva far esplodere Deponia! E... Farsi crescere i baffi. Ovviamente capì subito quanto fosse di vitale importanza impedire questi eventi raccapriccianti… soprattutto la parte sui baffi. Deponia e il suo viso liscio e rasato dovevano essere messi in salvo! Ma era davvero solo un sogno? Grazie all’aiuto di McChronicle, un bizzarro scienziato temporale che ha scoperto delle strane anomalie nel tempo, Rufus scopre che alcuni viaggiatori dal futuro hanno parcheggiato distrattamente le loro macchine del tempo nel suo quartiere. E se questa fantastica tecnologia finisse nelle mani sbagliate?

 

Recensione Completa del 20 Aprile 2016
19 febbraio 2016. La Daedalic, prolifica casa tedesca che non ha bisogno di presentazioni, lancia un “misterioso” countdown di una settimana esatta; partono le scommesse, gli appassionati sono in fermento, la community sembra indicare come probabile progetto a sorpresa un nuovo capitolo di Deponia. Il termine del conto alla rovescia dà ragione al popolo, con la presentazione ufficiale di Deponia Doomsday.

Da quel momento, il mondo si è diviso tra gli scettici e gli entusiasti, tra chi ha esultato e chi ha espresso dubbi. Affronteremo quindi questa recensione cercando di rispondere alla domanda che tutti si sono posti all’annuncio ufficiale: ne valeva la pena? A questo punto vi sarete fatti un’idea anche solo sbirciando il voto affibbiato, ma andiamo comunque a sviscerare questo titolo per capire cosa va e cosa non va nel Giorno del Giudizio su Deponia.

Partiamo dalla trama: Doomsday non riprende la vicenda dal punto in cui eravamo stati lasciati in sospeso, ma piuttosto la azzera. Dopo una breve premessa, che sicuramente riesce a incuriosire il giocatore anche e soprattutto grazie ai poderosi baffoni di Rufus, si delinea la storia vera e propria che ci guiderà nel corso della nuova avventura; una storia che già dalle prime battute risulta però debole e poco intrigante. Il problema principale, in questo senso, è il tema centrale della narrazione, vale a dire il viaggio nel tempo. Come successo anche per Randal’s Monday, il giocatore si troverà infatti quasi impantanato in una storia che più che proseguire sembra ristagnare. Soprattutto da metà gioco in poi, il continuo ritornare su vecchie scene e rivivere situazioni già viste, magari con una leggera variazione, alla lunga potrebbe stufare.

L’espediente del viaggio temporale, utilizzato come pretesto per continuare una trama che sommariamente poteva essere considerata chiusa, è stato poi abusato per creare un intreccio che, nel tentativo di risultare interessante, si rivela invece ingarbugliato e sconclusionato per la maggior parte del tempo. Non che sia tutto negativo, ma c’è una differenza sostanziale tra questo nuovo Deponia e la trilogia originale: mentre i primi tre capitoli della saga si rivelano divertenti e contemporaneamente appassionanti, questo quarto episodio trova il suo punto di forza quasi esclusivamente nella componente umoristica.

Da questo punto di vista niente da dire: Rufus torna in pompa magna a combinare disastri, il piĂą delle volte a discapito dei suoi stessi compagni di viaggio. Le situazioni sono divertenti, assurde, spudorate, a volte brillanti grazie alla struttura basata sul viaggio temporale.

Se avete apprezzato l’umorismo dei precedenti capitoli gradirete di certo anche questo nuovo episodio; viene da sé che, qualora aveste trovato sconvenienti alcuni aspetti dei precedenti Deponia, proverete nuovamente lo stesso fastidio. Il consiglio è di vivere il gioco col presupposto di trovarsi di fronte a un prodotto politicamente scorretto in tutti i suoi aspetti.

Rufus non si farà molti problemi a maltrattare le cose, gli animali e le persone che si troverà davanti; e davanti, di persone, se ne troverà molte. Il cast di Doomsday si mantiene su alti livelli, confermandosi uno degli aspetti più vittoriosi della serie. Ritroverete alcune vecchie conoscenze (ma meno di quante possiate immaginare) e un set originale di personaggi studiati appositamente per l’occasione. Come da tradizione, questi saranno continuamente vittima della psicologia assolutamente contorta del protagonista, in grado di complicare oltre ogni limite anche le situazioni più chiare e cristalline.

Risulta particolarmente vincente il binomio Rufus - McChronicle, il viaggiatore del tempo che darà il via alla trama principale e che dovrà continuamente confrontarsi con la tendenza irrefrenabile di Rufus di alterare la linea temporale in modi sempre più drastici. A ben vedere, le relazioni con gli altri personaggi si configurano come il vero punto di interesse della produzione, in particolar modo quello con Goal. L’azzeramento della vicenda ha permesso agli sviluppatori di giocare con i due protagonisti, impostando in maniera differente lo sviluppo della loro relazione e creando situazioni anche inaspettate.

Il resto del cast si presenta vario, divertente e contestualizzato: ognuno ha la propria ragion d’esistere e ognuno riuscirà a strapparvi almeno un sorriso. Il più delle volte, però, si riderà durante la risoluzione degli enigmi, altro punto di forza della saga di Deponia. Diciamo da subito tuttavia che questo quarto capitolo non raggiunge le vette dei suoi predecessori, né per originalità e né tantomeno per struttura. Stilisticamente ci troviamo sempre di fronte al solito meccanismo basato principalmente sull’utilizzo degli oggetti nelle maniere più disparate, ma con una difficoltà più limitata complice un numero minore di scenari visitabili contemporaneamente.

Scordatevi i venti scenari circa del mercato galleggiante: su Doomsday ci si muove generalmente in un’area composta da cinque, sei scenari al massimo. Di per sé questo non sarebbe un difetto, se ogni location fosse stata realizzata con la stessa perizia dei capitoli precedenti, ma a ben vedere, le azioni da compiere in ogni luogo risultano limitate, ad eccezion fatta per quelli in cui si torna più e più volte nel corso dei viaggi temporali. Soprattutto da metà gioco in avanti, l’impedimento cui un giocatore dovrebbe andare contro risulta peraltro poco incisivo, col risultato di poter proseguire quasi senza interruzioni fino alla fine della trama, spesso solo osservando quanto succede su schermo.

Va detto che la mole di scenari che visiterete è comunque molto superiore alla media dei giochi attuali, cosa che ha permesso di raggiungere veramente la longevità promessa dagli sviluppatori in sede di annuncio. I giocatori meno esperti arriveranno davvero alle venti ore di gioco, venti ore che si mantengono sempre godibili nonostante i vari difetti espressi. La longevità viene incrementata anche da alcuni enigmi di logica non semplicissimi, ma che risultano meno frequenti rispetto al passato. La minor presenza dei consueti minigiochi deponiani risulta particolarmente sospetta, come se i produttori avessero ricevuto un vincolo al riguardo (chi ha giocato la versione della trilogia con il commento, saprà che il buon Poki è un maniaco dei minigame).

In Doomsday vengono introdotte due novità nel gameplay: innanzitutto alcuni enigmi in cui bisognerà premere velocemente il tasto sinistro del mouse, decisamente trascurabili se non da un punto di vista artistico; ma soprattutto alcuni a tempo, stavolta più divertenti e incisivi sulla giocabilità. Questi ultimi risultano godibili, seppure il più delle volte molto semplici e risolvibili persino al primo tentativo. C’è un’eccezione verso il finale del gioco, dove la difficoltà abbastanza elevata vi costringerà a ripetere la sequenza varie volte prima di riuscire a raggiungere l’obiettivo. In un’avventura basata sul tempo, enigmi di questo tipo risultano particolarmente azzeccati e integrati strutturalmente oltre che narrativamente.

Poche novità dal punto di vista grafico, che si mantiene sugli alti livelli a cui ci siamo abituati nel corso degli anni. Rufus è in possesso di un set di espressioni facciali notevole, incrementato gradualmente con ogni nuovo episodio della saga e ora uno dei migliori in ambito delle produzioni bidimensionali. Le sue animazioni e quelle degli altri personaggi risultano più che buone, apparentemente con qualche nuovo esperimento sfruttando l’animazione tramite bone-rigging (vale a dire l’assegnazione di un’ossatura al personaggio, che poi viene animato come una “marionetta”). A una prima occhiata questo esperimento potrebbe far storcere il naso, poiché i risultati ottenuti appaiono chiaramente diversi rispetto alle altre animazioni in-game. Al contempo, questo stratagemma ha permesso di incrementare il numero di fotogrammi prodotti dai grafici, con un risultato finale soddisfacente.

Molto belle le location che si visiteranno, con una varietà maggiore rispetto ai precedenti titoli prodotti. Finalmente potrete mettere piede sulla florida Elysium, popolata da personaggi caratterialmente molto diversi da quelli conosciuti sull’enorme discarica che risulta essere Deponia; entrerete poi in strane dimensioni nate da veri e propri paradossi temporali; visiterete luna park abbandonati e discariche temporali nel deserto; insomma, chi più ne ha, più ne metta. Gli scenari, oltre ad essere in buon numero, risultano dotati di un buon set di animazioni ambientali e, in linea generica, ben curati. Peccato per l’utilizzo poco coraggioso degli stessi, già menzionato in precedenza.

Il reparto audio non fa una grinza, vuoi dal punto di vista del doppiaggio che delle musiche. Queste ultime hanno seguito lo stesso percorso delle animazioni di Rufus, venendo arricchite di volta in volta con nuove theme e nuove sfumature di quelle vecchie. Per differenziare il prodotto dalla trilogia originale, si è scelto di cambiare il tema principale a favore di una più drammatica (ma sempre in stile Deponia) che vi accoglierà già nel menù iniziale. Per il resto, lo stile sonoro si manterrà fedele a quanto ascoltato in precedenza, con l’utilizzo di suoni particolari che sembrano rievocare la spazzatura che compone il pianeta. Va segnalato anche un riciclo minore rispetto ai precedenti tre capitoli.

Assenti le bellissime composizioni cantate che annunciavano l’inizio di ogni nuovo capitolo di gioco, tranne per una di benvenuto. Questo particolare punto potrebbe essere un ulteriore espediente di differenziazione dai capitoli passati, ma al contempo non posso escludere che sia di nuovo la manifestazione di un limite imposto alla produzione.

Il doppiaggio rimane, come da tradizione, su alti livelli. Chi ha amato i doppiatori originali li ritroverà al completo in pompa magna, con un Kerry Shale ormai perfettamente calato nella demenzialità di Rufus e la brava Alix Wilton Regan nei panni attillati di Goal. Niente da obiettare sul doppiaggio inglese del gioco, assolutamente ben curato, mentre rimane in forse il destino della versione italiana. Mentre la localizzazione testuale del titolo è assolutamente sicura, quella vocale rimane momentaneamente un punto interrogativo cui forse troveremo risposta nei prossimi mesi. Per il momento, possiamo solo dire che chi ha amato la versione anglofona del gioco resterà certamente soddisfatto dal risultato ottenuto.

Cerchiamo di tirare le conclusioni su Doomsday e di capire se questo quarto capitolo si doveva fare o meno. Tecnicamente il gioco risulta essere all’altezza della sua fama, vuoi dal punto di vista visivo che da quello audio. Anche narrativamente rimane l’umorismo scorretto e stravagante che ha caratterizzato le peripezie di Rufus, con trovate simpatiche e in alcuni punti sorprendenti (prima tra tutte, il riferimento a una nota serie televisiva che non anticipo). Purtroppo il gioco risulta peccare dal punto di vista della giocabilità, veramente poco appagante se paragonata ai fasti raggiunti soprattutto con Caos a Deponia.

Gli enigmi sono di difficoltà media, quasi mai alta, con una forte tendenza verso il facile da circa metà gioco in avanti. Solitamente non reputo la difficoltà di un titolo con eccessiva severità, ma all’interno di una serie che ne aveva fatto un cavallo di battaglia mi sembra doveroso e giusto comunicare la realtà dei fatti ai fan.

Sembra quasi che il team di produzione abbia dovuto frenare la propria creatività per via dei limiti imposti dalla trama, in particolar modo per il tema principale del viaggio nel tempo. Anche da un punto di vista narrativo, il filo conduttore tende peraltro a creare una certa ripetitività delle situazioni, oltre che a ingarbugliare enormemente la storia raccontata. Questa risulta così annacquata e, a conti fatti, non appassionante come si poteva sperare.

Rimane la domanda: questo Doomsday andava fatto? Visti i risultati ottenuti dal team, non credo che il quesito possa trovare una risposta in grado di soddisfare tutti. Dichiarare che questo quarto capitolo sia all’altezza dei precedenti sarebbe poco giusto, ma al contempo etichettarlo come esperimento fallito risulterebbe eccessivamente punitivo. Il gioco si è mantenuto costante sotto alcuni aspetti, ma sotto altri è evidentemente calato qualitativamente. Quantitativamente, invece, parliamo di circa venti ore di gioco anche se molti potrebbero risultare infastiditi da alcune situazioni ripetitive che si presenteranno nel dipanarsi della storia.

A conti fatti, il giudizio sommario sul titolo non può essere negativo, ma rimane una certa dose di amaro in bocca per quello che poteva essere e che invece non è. Consigliato a chi abbia amato i primi tre titoli più da un punto di vista dell’umorismo che non da quello della storia o degli enigmi, Deponia Doomsday rimane un titolo valido che saprà intrattenervi per una buona manciata di ore.

 

Info Requisiti
Generale
Conosciuto anche come: Deponia: Il Giorno del Giudizio
Sviluppatore: Daedalic Entertainment
Data Rilascio: 01/03/2016
Piattaforma: PC, PS4, XboxOne
Caratteristiche
Genere: Avventura/Commedia
Grafica: 2D
Controllo: Mouse/Joypad
Doppiaggio: Multilingua
Sottotitoli: Multilingua (italiano incluso)
Ricerche
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