Adventure's Planet
Martedì, 19 Marzo 2024 03:27
Benvenuto ospite

Recensione

Beneath a Steel Sky

di Alberto Semprini  

il nostro voto
85
il vostro voto (8 votanti)
84
In breve

In un futuro non meglio precisato, Robert Foster viene rapito dal suo ambiente natale e portato lontano da casa. L'aereo su cui viaggia però precipita e lascia il giovane col suo amico robot Joey libero di vagare per la città. Foster dovrà stare attento alle guardie di sicurezza e svelare il mistero che circonda il supercomputer LINC.

 

Recensione Completa del 01 Novembre 2011
Probabilmente molti di voi conosceranno già Beneath a Steel Sky. I motivi della sua notorietà sono principalmente due: innanzitutto possiamo dire che si tratta della seconda avventura della Revolution Software e di conseguenza di Charles Cecil (che da lì a pochi anni darà alla luce il più celebre Broken Sword) e Dave Gibbons. Il secondo motivo invece riguarda il fatto che questo è stato uno dei primi giochi rilasciati freeware dai rispettivi detentori di diritti, quindi tramite un lungo processo di passaparola tra utenti e appassionati, un po’ tutti hanno avuto la possibilità di conoscere o almeno sentire nominare questo piccolo gioiellino.
Ma se state leggendo questa recensione vuol dire che prima di scaricare Beneath a Steel Sky volete sentire un parere in proposito o semplicemente ottenere qualche informazione in più, quindi vedrò di essere il più esauriente possibile.

Iniziamo a parlare della grafica. Sfondi, personaggi, filmati di introduzione e finale (che non sono altro che delle tavole da fumetto romanzate) sono stati realizzati da Dave Gibbons in persona. E forse non tutti sanno che Dave Gibbons è un disegnatore di fumetti di tutto rispetto; basti pensare che è stato il coautore di Alan Moore nel realizzare quel capolavoro che è Watchmen. Quindi la qualità della grafica di Beneath a Steel Sky è indiscutibilmente alta. Badate però che parliamo sempre di uno gioco in bassa risoluzione, quindi l’aspetto dell’intera produzione sarà sempre e comunque datato rispetto agli standard odierni, ma per i tempi che correvano (1994) difficilmente si può trovare qualcosa di meglio. Gli aspetti che tuttavia colpiscono di più sono: il design delle ambientazioni e degli sfondi - che ha ispirato praticamente tutti i giochi cyberpunk a venire - e le animazioni dei singoli personaggi. Queste ultime penso siano tra le migliori che possiate trovare in un avventura grafica a bassa risoluzione (e non solo). Gli sprite dei personaggi sono piccoli ma ogni singola azione è rappresentata da animazioni curatissime in ogni minimo dettaglio e sempre e comunque verosimili. É facile quindi cogliere già il bel lavoro grafico che sarà alla base dei successivi Broken Sword.

Parlando della trama, possiamo dire che Cecil ha puntato sul sicuro. La storia è un riuscitissimo mix dei più celebri romanzi di fantascienza: c’è un po’ di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (la tribù distante dalla civiltà), 1984 di George Orwell (lo Stato totalitario di LINC che ricorda quello del grande fratello), Neuromancer di William Gibson (con tanto di intere fasi del gioco ambientate nella realtà virtuale) e infine anche un tocco dell’onnipresente Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (da cui è stato tratto Blade Runner) di Philip K. Dick. Come dicevo, l’amalgama di tutti queste storie è riuscita molto bene, la trama scorre via fluidamente senza essere mai involontariamente ridicola o esageratamente arzigogolata, ad eccenzione forse di un finale un po’ banale; non siamo quindi al cospetto di un plot che brilli particolarmente per originalità. In ogni caso l’intera avventura è pervasa da una costante ironia che sdrammatizza le parti più dure e inquietanti, mantenendo sempre il sorriso sulle labbra del giocatore. Da questo punto di vista sono ottimi anche i personaggi, tutti caratterizzati molto bene e con la giusta dose di grottesca pazzia. Su tutti è da ricordare Joey, il robot compagno di Foster, che si rivelerà in molti casi una spalla comica più che eccellente.

Ora veniamo agli enigmi. Questo è un altro aspetto di Beneath a Steel Sky che ho molto apprezzato. Tutti gli enigmi sono inseriti perfettamente nel loro contesto e nella trama. Raramente vi troverete a combinare tra di loro oggetti strani per ottenere gli strumenti più disparati. Le soluzioni alle situazioni più complesse saranno sempre logiche e anche abbastanza variegate. L’unica parte del gioco un po’ troppo criptica e astratta è quella nella realtà virtuale, ma rappresenta comunque uno dei momenti più originali dell’intera produzione. Anche l’uso del robottino Joey è molto importante perché in diverse situazioni dovrete farlo interagire con diversi elementi dello scenario per proseguire. In realtà nessuno degli enigmi di Beneath a Steel Sky è particolarmente memorabile, ma fa sempre piacere trovare situazioni plausibili e bene inserite nella trama

Il comparto sonoro è forse quello più debole. Il doppiaggio è fatto davvero bene (con attori dallo spiccato accento australiano/inglese), ma la qualità audio delle voci non è delle migliori considerati gli standard odierni (ed è un peccato visto che all’epoca con la recitazione se la cavavano di certo meglio). Le musiche sono tutte nel classico formato midi ma nessuna di esse è particolarmente memorabile o sufficientemente di atmosfera.

Due parole vanno spese per il cosiddetto Virtual Theatre: tale nome si riferisce all’engine grafico sviluppato dalla stessa Revolution per le sue avventure grafiche. Già sfruttato nel precedente Lure of the Temptress, il Virtual Theatre aveva la caratteristica di muovere i personaggi non giocanti in modo indipendente dal comportamento del giocatore. In altre avventure dell’epoca, infatti, i personaggi non giocanti erano statici e raramente si muovevano dalle loro postazioni prestabilite dai programmatori; con il Virtual Theatre invece essi venivano dotati di una serie di azioni precalcolate da compiere. Lo scopo di tale trovata era appunto quello di rendere le ambientazioni più dinamiche e pulsanti, così da dare l’impressione che fossero vive. In realtà, in Beneath a Steel Sky, alcuni personaggi si limitano semplicemente a gironzolare da soli per le locazioni senza un preciso scopo. Oggi come oggi può sembrare uno stratagemma un po’ povero, ma all’epoca era sicuramente di impatto.

Tirando le somme, ho davvero parlato bene di questo Beneath a Steel Sky! In effetti si tratta di una produzione curata alla perfezione in quasi tutti i suoi aspetti. La grafica è il top che possa offrire la bassa risoluzione, con sfondi molto belli e animazioni curatissime, gli enigmi si risolvono con piacere e non sono mai fuori contesto, mentre la trama è un buon mix di tutti i capisaldi della letteratura fantascientifica e cyberpunk, mantenendo sempre un’ironia di fondo che non guasta mai. Sicuramente a livello tecnico questo gioco ha stabilito dei piccoli standard per il genere. Ma in verità, nonostante questa tremenda cura, Beneath a Steel Sky non è una avventura completamente esente da difetti: il sonoro è poco incisivo (musiche davvero poco memorabili) e la trama, per quanto studiata bene è comunque un po’ banale e sfrutta solo superficialmente le potenzialità che i generi cyberpunk e fantascientifico hanno da offrire. Secondo la mia opinione sono difetti minori ma che comunque impediscono al gioco di Revolution di accedere al pantheon delle migliori avventure grafiche. In ogni caso si tratta di un’avventura freeware, quindi completamente gratuita, e una partita è quantomeno d’obbligo!

 

scaricalo
Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Revolution Software
Distributore: CTO
Data Rilascio: Q1 1994
Piattaforma: PC
Caratteristiche
Genere: Fantascienza
Grafica: 2D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
Ricerche
Sito internet
Giochi dello stesso genere
Giochi dello stesso sviluppatore
Requisiti minimi
OS: DOS
Processore: 386
RAM: 2 MB
Scheda Video: VGA
Hard Disk: Floppy 7 MB - CD 63 MB
Supporto: Floppy / 1 CD
Ricerche
Sito internet
Giochi dello stesso genere
Giochi dello stesso sviluppatore