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Recensione

Runaway 3: A Twist of Fate

di Pietro Lietti  

il nostro voto
88
il vostro voto (26 votanti)
83
In breve

Nel terzo episodio gli scenari si avvarranno dello stile cartoon dei precedenti capitoli così come la trama sarà ricca dello humor e delle situazioni grottesche che da sempre contraddistinguono la serie. Ovviamente si tratterà della classica avventura punta & clicca.

 

Recensione Completa del 03 Aprile 2010
Tutto ebbe inizio nel 2001, quando i ragazzi della madrilena Pendulo Studios, già conosciuti per il controverso Hollywood Monsters e per Igor: Objective Uikokahonia, svilupparono un videogioco destinato a sconvolgere pesantemente il mercato delle avventure grafiche che, agli inizi nuovo millennio, sembrava ormai agonizzante. In quell’anno, difatti, vedeva la luce Runaway: a road adventure, un’avventura che al primo impatto appariva tutt’altro che originale e innovativa e che presentava per l’appunto un concept piuttosto classico e semplice. Nonostante le apparenze, Runaway si rivelò non solo una gradita sorpresa, ma anche una vera e propria bomba capace di scuotere, con ben 600 mila copie vendute, il mercato dei punta e clicca. I calienti ragazzi della Pendulo, consci del potenziale che si ritrovavano fra le mani, nel 2006 sfornarono un altro episodio, The Dream of the Turtle, dedicato a quella che ormai si avviava a essere una vera e propria saga. Ancora una volta il successo non si fece attendere, anche se l’entusiasmo dell’ormai nutrita schiera di fan fu strozzato da un finale lasciato in sospeso che, a fronte di esperienze del periodo, puzzava di trovata commerciale. In ogni caso, dopo ben tre anni di spasmodica attesa, possiamo finalmente immergerci nell’ultimo capitolo della serie, che ci permetterà di chiarire tutti i punti lasciati in sospeso nel secondo episodio.

Il nuovo e (forse) ultimo capitolo della trilogia, si apre in modo del tutto sorprendente: una telefonata avvisa Gina della morte del povero Brian che, nel tentativo di fuggire dall’ospedale psichiatrico nel quale era rinchiuso, è rimasto accidentalmente decapitato. Che ci faceva Brian in un ospedale psichiatrico? Nel secondo episodio, non avevamo lasciato Gina tenuta miracolosamente in vita dai Trantoniani? Tutto questo che c’entra con gli avvenimenti passati? Cerchiamo di fare ordine: a quanto pare la permanenza di Brian sull’isola di Mala è terminata nel più tragico dei modi, giacché il nostro eroe si è macchiato dell’omicidio dell’odiosissimo colonnello Kordsmeier. Brian, completamente sconvolto dall’accaduto, è stato colpito da una forte amnesia che gli ha fatto dimenticare quanto accaduto sull’isola. Arrestato e processato, è considerato dal giudice come insano di mente e condannato quindi alla reclusione in un ospedale psichiatrico sotto la cura del Dott. Bennett. Anche qui però le cose sembrano mettersi male. Brian è convinto che il Dott. Bennett e un’antipaticissima infermiera stiano cospirando contro di lui cercando di farlo apparire come sano di mente e quindi pienamente colpevole dell’omicidio del colonnello Kordsmeier. Decide quindi di scappare dall’ospedale, ma la sua fuga sembra però terminare nel peggiore di modi. A Gina non resta quindi che piangere sulla bara del suo amato ma, una volta concluso il funerale, uno strano messaggio “dall’oltretomba” arriva sul suo cellulare. Da qui partirà la nostra avventura, dai toni notevolmente più dark rispetto ai predecessori, che si snoderà in sei capitoli dove due trame parallele si alterneranno fino a incrociarsi nel capitolo conclusivo. In questo modo avremo la possibilità di vestire non solo i panni di Brian, ma anche quelli di Gina. Mentre con il primo saremo impegnati nella fuga dall’ospedale psichiatrico, con la bella Gina dovremo invece trovare le prove che dimostreranno l’innocenza del fidanzato. Nel “punto d’incontro” del capitolo finale, dopo un intreccio in stile quasi tarantiniano, scopriremo se i due piccioncini potranno finalmente riunirsi e vivere felici e contenti. Così presentata, la trama sembra avere pochi (se non nessuno) punti di collegamento con l’episodio precedente lasciato in sospeso. In realtà, tutto sarà spiegato e chiarito nel bel mezzo dell’avventura, meglio quindi non anticipare nient’altro, altrimenti rovinerei la sorpresa. La storia è comunque veramente ottima, poco scontata e molto intrigante in questa sua costruzione di continui intrecci tra le alterne vicende dei nostri due beniamini. Altra questione interessante è che finalmente anche la conturbante Gina può dire la sua e abbandonare i soliti panni della bella in pericolo da salvare. Oltre a ciò, è curioso notare anche l’ennesimo cambiamento di Brian: in questo nuovo capitolo lo ritroviamo più rozzo e trasandato e non più “infighettato” come nel secondo episodio. Il suo look è un chiaro omaggio a Jack Nicholson in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Saranno proprio i richiami e le continue citazioni al mondo del cinema (ma non solo) che faranno da padroni in quest’avventura. Anche se quest’aspetto, presente oltretutto anche nei precedenti episodi, non ha trovato tutti concordi, io mi sono molto divertito a riconoscere le molteplici citazioni che si possono individuare sia nelle divertenti caricature di personaggi famosi (Steve Buscemi, William Dafoe, John Travolta e tanti altri) oppure astutamente nascoste nei dialoghi. Infine, in tutto questo non mancherà l’azione, l’adrenalina e tanto, ma tanto sano divertimento… In poche parole: una trama degna di un film!

Runaway - A twist of fate presenta un classico 2.5D sviluppato in un curatissimo stile cartoon. Fin dal principio, la grafica di Runaway si era contraddistinta proprio per questo particolare tratto cartoon che già dal secondo episodio, e in particolar modo in quest’ultimo, non ha fatto altro che progredire mantenendo sempre e comunque una certa continuità sostanziale nello stile. I fondali bidimensionali, realizzati a mano, sono molto curati sia nei colori sia nei molteplici particolari da osservare. Le locazioni da esplorare sono diverse, anche se probabilmente meno numerose rispetto ai precedenti capitoli e sono nell’insieme più che soddisfacenti. Volendo trovare un difetto, si potrebbe criticare la scarsa dinamicità degli ambienti che, se per quelli interni non è particolarmente fastidiosa, per quelli esterni si nota in modo piuttosto evidente. Pienamente soddisfacente è la realizzazione dei personaggi, in questo caso tridimensionali, ben disegnati ma anche particolarmente curati nella mimica facciale e nei movimenti del corpo. Questi sono fluidi e credibili ed eliminano quella sgradevole sensazione di movimenti in stile manichino a cui molte avventure grafiche ci hanno purtroppo abituato. Perfetta anche la sincronizzazione tra il doppiaggio e il movimento labiale e notevoli anche le espressioni del viso, che rendono al meglio gli stati d’animo dei tanti comprimari che incontreremo nella nostra avventura. Questi ultimi sono ottimamente caratterizzati sia dal punto di vista estetico che caratteriale. Infine, come da tradizione, non mancheranno i numerosi filmati, sempre realizzati in stile cartoon, che daranno alla trama un taglio ancor più cinematografico e coinvolgente. Anche in questo caso mi sembra superfluo ricordare l’ottima realizzazione grafica delle cut-scenes. Insomma, tutto questo per dire che i Pendulo si confermano maestri in questo campo, difatti difficilmente è possibile apprezzare una grafica cartoon così ben realizzata. Tanto che in alcuni casi, più che un cartone sembra di seguire un vero e proprio film. Tutto questo è godibile a una dignitosissima risoluzione grafica di 1280x800, assai raro nelle avventure a due dimensioni e mezzo.

L’interfaccia che ci troveremo di fronte è la più classica e semplice possibile dato che tutto è interamente gestibile tramite mouse. Cliccando con il tasto sinistro confermeremo l’azione da compiere oppure ci muoveremo per lo schermo, mentre con il tasto destro faremo scorrere le varie icone: un occhio per osservare, una bocca per parlare e una mano per raccogliere gli oggetti. Divertente anche il fatto che passando più volte il cursore su uno stesso hot spot può capitare che la descrizione cambi con effetti in alcuni casi davvero esilaranti. Con il doppio clic del mouse è possibile velocizzare gli spostamenti. In questo caso, il personaggio però non si metterà a correre ma si “materializzerà” nel punto desiderato. Scelta sicuramente utile dal punto di vista pratico ma, a mio parere, poco gradevole dal punto di vista estetico. Passando il cursore del mouse nella parte alta dello schermo, compariranno cinque icone che permetteranno l’accesso agli aiuti, all’inventario, a una comoda schermata con i progressi di gioco e al menu delle opzioni. Seppur queste icone si dimostrino molto funzionali, giacché possono essere richiamate in primo piano premendo anche il tasto ESC, potevano essere un pochino migliorate dal punto di vista estetico, ma questo ovviamente è solo un piccolo dettaglio. L’inventario, che è possibile richiamare anche premendo il tasto TAB sulla tastiera, come negli episodi precedenti occupa l’intera schermata e al suo interno è possibile sia osservare gli oggetti da vicino che combinarli fra loro. A seconda dei capitoli di gioco e del personaggio utilizzato la grafica dell’inventario cambierà anche aspetto. Il menu di gioco è ridotto veramente all’osso. Le uniche opzioni possibili sono quelle di caricare, salvare o cancellare una partita oppure intervenire sulle opzioni audio (alzando o abbassando il volume generale) e sui sottotioli. C’è da considerare però che i salvataggi saranno in sostanza inutili, perché alla fine di ogni capitolo e ogniqualvolta usciremo a Windows, il gioco salverà automaticamente. Anche per accedere agli aiuti-in game è possibile sostituire il clic del mouse con i tasti F1 e F2 della tastiera, mentre con F3 accederemo direttamente alla schermata dei progressi. In ultimo, segnalo che all’avvio della nostra avventura avremo la possibilità di creare un profilo personale con tanto di nickname, avatar e, se proprio vogliamo, anche di password.

La grande differenza che purtroppo distingue questo terzo capitolo dai primi due è la mancanza di un doppiaggio in italiano che era uno dei fiori all’occhiello di questo gioco. Nonostante questa spiacevole assenza, va detto che il doppiaggio in inglese è comunque veramente ottimo, e superato il primo impatto non sentiremo poi più di tanto la mancanza del vecchio adattamento. La recitazione dei vari personaggi è nel complesso veramente eccellente, le voci sono sicuramente azzeccate e spesso potremo sentire anche alcune piccole finezze come le divertenti inflessioni alla Elvis fatte da Ernie, una specie di clone del re del rock. I dialoghi sono di una certa consistenza, spesso saranno utili per il proseguimento del gioco mentre in altri casi saranno soltanto un pretesto per battute e gag. Ad ogni modo, complice anche il fatto che è possibile saltarli con il clic del mouse, non sono mai eccessivamente prolissi o noiosi. Particolarmente fastidioso è invece il fatto che le battute già selezionate non scompaiono, ma si ripresentano ogniqualvolta torniamo a parlare con lo stesso personaggio. Ovviamente i dialoghi sono sottotitolati in italiano ma, come ricordavo già nell’anteprima, chi ha familiarità con l’inglese si accorgerà che nella traduzione, che rimane comunque di buon livello, alcune battute e doppi sensi sono andati perduti per ovvi motivi. Le musiche che fanno da sottofondo alla nostra avventura sono interessanti e forniscono un accompagnamento piacevole, che varia a seconda dei luoghi e delle situazioni che affronteremo. In alcune occasioni saranno completamente assenti e partiranno solo dopo un po’ di tempo che ci troviamo in una locazione. Come ormai da tradizione, anche in questo capitolo della saga ritroveremo la bella voce di Vera Dominguez (ex Liquor) alle prese non solo con la track principiale ma anche in paio dei brani che accompagneranno la nostra avventura. Buoni e curati anche i rumori ambientali, in modo particolare quelli negli esterni, che sapranno rendere l’esperienza di gioco sicuramente più piacevole e immersiva.

Per quanto riguarda i puzzle, i Pendulo rimangono fedeli alla vecchia scuola e ci propongono ancora una volta enigmi fondati sul “cerca, raccogli e usa”. Il gioco si baserà quindi sulla combinazione, sia nell’inventario sia con l’ambiente circostante, degli oggetti che troveremo nelle varie locazioni. Da questo punto di vista si sarebbe potuto azzardare qualcosa di più proponendo qualche nuova sfida e sperimentando nuovi tipi di puzzle. In ogni caso gli enigmi sono nel complesso abbastanza logici e ben integrati con la trama, ma oggettivamente un po’ troppo semplici. Seppur la difficoltà può essere considerata una cosa relativa, credo che difficilmente si possa rimanere bloccati o perdere la pazienza su un particolare puzzle anche se in alcune occasioni dovremo dar sfogo alla nostra fantasia. Considerando poi i vari aiuti, come la visualizzazione delle sezioni attive sullo schermo, la schermata dei progressi che ci permetterà di fare il punto della situazione e l’assistenza del caro amico Joshua, difficilmente dovremo ricorrere, spinti dalla disperazione, a consultare una soluzione. Le situazioni da affrontare sono comunque tante e non ne rimarremo delusi. Nei due capitoli precedenti è stato spesso obiettato che alcuni enigmi erano troppi illogici e che era fastidioso il fatto che Brian raccogliesse alcuni oggetti solo quando gli tornassero utili. In questo caso i Pendulo sembrano aver ovviato a questi problemi. Cosa che però, in un certo qual modo, ha influito sul calo di difficoltà degli enigmi. La ricerca dei vari oggetti non è particolarmente compromessa dal pixel-hunting, prendendo atto anche del fatto che nel caso di problemi potremo ricorrere all’aiuto per individuare i punti attivi. Prima di perdere la pazienza è consigliabile osservare bene sia tutte le locazioni sia gli oggetti nell’inventario che spesso nascondono degli indizi importanti. In alcuni casi, i dialoghi saranno fondamentali per proseguire nel gioco, quindi bisogna ricordarsi sempre di aver parlato in modo esauriente con tutti i personaggi che incontreremo. Nel complesso, complice la relativa semplicità degli enigmi, la longevità purtroppo si attesta sulle quattordici ore scarse (sempre che non si cada nella tentazione di utilizzare gli aiuti-in game).

Runaway - A twist of fate regge sicuramente il confronto con i suoi due ottimi predecessori, anzi per molti aspetti si pone a un livello superiore avendo raggiunto, in particolar modo nella trama e nella grafica, una nuova maturazione. Qualcuno potrebbe storcere il naso o trovarsi spaesato di fronte a quest’originale espediente narrativo che si allontana in modo forte dalle classiche continuity e sembra distanziarsi eccessivamente dal secondo episodio lasciato in sospeso, ma lo stratagemma utilizzato è più che valido e non credo ci saranno malumori tra i fan. Sicuramente contestabile è però la non eccelsa longevità e la scarsa difficoltà negli enigmi che fanno terminare la nostra avventura un po’ troppo velocemente. Il giudizio finale non può però che essere assolutamente positivo, difficilmente i Pendulo avrebbero potuto trovare un modo migliore per terminare la saga dei nostri due amati Brian e Gina!

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Pendulo Studios
Publisher: Focus Home
Distributore: Halifax
Data Rilascio: 25/03/2010
Piattaforma: PC
Caratteristiche
Genere: Commedia
Grafica: 2.5D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
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