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Recensione

L.A. Noire

di Mattia Seppolini  

il nostro voto
85
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In breve

Cole Phelps è un detective dell'LAPD che vive in una città arricchita dal boom economico della Golden Age di Hollywood del dopo guerra, una città che sta diventando vittima di se stessa. La corruzione dilaga, il traffico di droga sta per esplodere e crimini e omicidi sono all'ordine del giorno. Cercando di far carriera senza scendere a compromessi, Phelps deve scoprire la verità che si cela dietro incendi dolosi, giri di estorsioni e brutali assassini, affrontando la feccia di L.A. e i suoi stessi colleghi fino a rivelare un segreto che potrebbe scuotere dalle fondamenta una città alla deriva.

 

Recensione Completa del 09 Dicembre 2011

Ci sono titoli che, al di là delle loro qualità intrinseche, si pongono all’interno del mercato con idee innovative, soluzioni tecnologiche all’avanguardia, con l’intento di distinguersi rispetto a tutto quello che è venuto prima. Nell’ambito delle avventure questa cosa avviene sempre più di rado, in particolare il progresso tecnologico si è bloccato ormai da qualche anno, con buone produzioni che restano comunque distanti da quello che siamo abituati a vedere in altri generi. In nostro aiuto viene Team Bondi, sviluppatore australiano che, sotto la supervisione di Rockstar Games (Grand Theft Auto, Red Dead Redemption), ci propone un titolo che cerca di unire elementi (ed investimenti) tipici dei giochi sopra citati ad alcuni più riflessivi e tipici delle avventure. Per farlo sfrutta una tecnologia completamente nuova chiamata MotionScan che cerca di riprodurre le espressioni facciali in modo estremamente accurato. Ma andiamo con ordine, come è facile presupporre dal titolo ci troviamo nella Los Angeles del dopoguerra e, precisamente, nel 1947.

Impersoniamo Cole Phelps, un personaggio che può essere considerato il prototipo del cittadino americano di quel periodo: giovane ma forgiato dall’esperienza della Seconda Guerra Mondiale dove è stato decorato per le sue azioni, viso pulito, una moglie, due figli, un forte senso della famiglia e della giustizia. Tornato in patria si trova a dover cominciare una nuova vita. Da semplice agente di pattuglia nelle strade della città degli angeli Cole dimostrerà presto le sue capacità guadagnandosi sia il rispetto dei colleghi sia promozioni sul campo che lo porteranno a lavorare all’interno di vari dipartimenti di crescente importanza (tra cui la omicidi, la narcotici e gli incendi dolosi). All’inizio si occuperà di semplici casi, per poi addentrarsi sempre di più nel marcio di cui la città è intrisa, che lo porterà a confrontarsi con i poteri forti che la governano. Ma non si tratterà solamente di un viaggio all’interno di Los Angeles, ma anche di un viaggio all’interno dello stesso Cole che si dimostrerà essere un personaggio meno perfetto di quello che appare all’inizio, con le sue debolezze, i suoi segreti e la sua umana fragilità. Il solo Cole non potrebbe reggere da solo il peso degli eventi, infatti grande cura è stata riposta nei personaggi che lo andranno ad affiancare per un cast di comprimari di tutto rispetto, per quanto molto in linea con quelli che sono gli stereotipi del genere. Alla nemesi ed ex-commilitone di Cole, Jack Kelso, si affiancheranno tra i tanti lo psicologo Harlan Fontaine, il magnate immobiliare Leland Monroe e la femme fatale Elsa Lichtmann, oltre ai colleghi che lo accompagneranno nei vari casi tra cui Roy Earle, poliziotto invischiato in affari poco puliti, Rusty Galloway, detective burbero e dai modi spiccioli ed Hershell Biggs, esperto poliziotto che affiancherà Cole nel suo momento più difficile. Il gioco, pur presentando una accurata rappresentazione di Los Angeles completamente esplorabile, si discosta dalla classica impostazione Rockstar, mettendo in secondo piano l’esplorazione pura della città e la componente più action per dare risalto alle indagini ed avvicinando così il gioco al mondo delle avventure, offrendo anche al giocatore alcune concessioni a livello di gameplay per rendere il tutto fruibile anche a chi fosse in cerca di una semplice esperienza investigativa.

La trama viene portata avanti attraverso una successione di casi con una struttura ben definita. Ognuno partirà con un briefing nell’ufficio del capo che ci darà le prime informazioni e ci indirizzerà sul luogo del crimine. A questo punto ci sarà la prima concessione offerta al giocatore, infatti potremo sia guidare noi fino al luogo oppure lasciare l’onere al nostro partner. Una volta arrivati sul luogo dovremo iniziare le nostre indagini attraverso la ricerca degli indizi ed i primi contatti con eventuali testimoni. La ricerca degli indizi consiste nell’esaminare l’area incriminata, dove troveremo alcuni oggetti che potremo raccogliere ed esaminare, alcuni inutili, altri fondamentali per la riuscita del caso. Nella ricerca il giocatore verrà aiutato dal comparto audio: ogni volta che ci avvicineremo ad un indizio un suono ci indicherà la sua presenza, mentre un altro ci informerà che avremo raccolto tutti gli indizi. I giocatori più esperti possono eliminare questi aiuti in qualsiasi momento dalla schermata delle opzioni. Una volta raccolti tutti gli indizi si passerà a quella che è la fase più interessante del titolo, gli interrogatori. Come detto prima, per il gioco è stata utilizzata una tecnica nuova chiamata MotionScan, che sfrutta ben trentadue telecamere per riprendere e digitalizzare le espressioni facciali di attori reali. Se quindi giocando ad LA Noire noterete visi già conosciuti ne sapete il motivo. Cole Phelps è stato interpretato da Aaron Staton (Ken Cosgrove di Mad Man), mentre troviamo tra i comprimari John Noble (Denethor ne Il Sognore degli Anelli) e Keith Szarabajka (Gerard Stephens ne Il Cavaliere Oscuro). La meccanica alla base degli interrogatori a dire la verità può non essere considerata particolarmente originale, la mente degli avventurieri più navigati tornerà al Voight-Kampff visto in Blade Runner o, più recentemente, agli interrogatori di Culpa Innata. Soltanto che mentre in quei casi per comprendere la reazione del nostro interlocutore avevamo a disposizione apparecchi tecnologici, in LA Noire saranno le espressioni degli interrogati a dirci se stanno mentendo o dicendo la verità.

Tramite il nostro taccuino (all’interno del quale verranno annotate automaticamente tutte le informazioni e gli indizi utili al caso) porremo un numero ben definito di domande e, una volta ottenuta la risposta, dovremo esaminare il comportamento del nostro interlocutore: il movimento evasivo degli occhi, l’aggrottarsi della fronte, il movimento della bocca o delle mani, saranno tutti elementi che ci porteranno a capire l’autenticità della risposta. A questo punto potremo scegliere tra tre opzioni: verità, se pensiamo che l’interlocutore è stato sincero; dubbio, in cui Cole lo incalzerà per farlo confessare; menzogna, in cui si accuserà il sospettato. In questo ultimo caso l’accusa dovrà necessariamente essere supportata da un indizio precedentemente raccolto pena il fallimento della domanda. L’avventura proseguirà a prescindere dal risultato della singola domanda e dell’interrogatorio in generale, a cambiare sarà la valutazione finale del caso, che potrà variare da una a cinque stelle (in seguito potremo rigiocare ogni singolo caso). Non sono previsti quindi diramazioni della trama o finali multipli, ma è chiaro l’intento degli sviluppatori di raccontare una storia ben precisa. Il MotionScan funziona egregiamente, le espressioni sono riproposte in modo estremamente accurato e probabilmente più di una volta ci fermeremo ad ammirarle per il solo gusto di farlo. Si nota forse un leggero stacco tra il viso ed il resto del corpo (per cui non è stato sfruttato il MotionScan) che può rendere visibile ad un occhio attento la differenza tra le tecniche di realizzazione, cosa che comunque non inficia il risultato complessivo. Anche per gli interrogatori è presente una forma di aiuto. Nel corso del gioco, raccogliendo indizi e ponendo le corrette domande, Cole guadagnerà punti esperienza e salirà di livello (venti in totale) cosa che gli fornirà dei “punti intuito” che potranno essere sfruttati per togliere domande errate oppure chiedere aiuto alla comunità (attraverso il servizio Rockstar Social Club che tiene informazioni sulle risposte date dai giocatori di tutto il mondo).

Nell’innovazione però LA Noire mostra anche la sua immaturità: infatti questi aspetti in grado di differenziarlo dalla massa sono anche quelli che posso più facilmente essere criticati. Innanzitutto le fasi investigative tendono alla lunga a risultare ripetitive, l’interazione è sempre abbastanza limitata con gli oggetti inutili che tenderanno a riproporsi rendendo il tutto abbastanza meccanico (esamineremo centinaia di bottiglie vuote) e, considerando che verranno automaticamente scartati da Cole, non potremo raccogliere indizi sbagliati. Inoltre le aree sono sempre abbastanza ristrette quindi, anche disattivando gli aiuti, non sarà difficile raccogliere tutti gli oggetti utili in breve tempo. Gli interrogatori per quanto interessanti all’inizio, sulla lunga distanza iniziano a mostrare alcuni limiti, in particolare una certa rigidità di fondo, probabilmente necessaria, ma che potrebbe infastidire. Alcune volte infatti l’azione corretta darà l’impressione di essere un po’ forzata: ad esempio potremo ritrovarci a fallire irrimediabilmente una domanda quando l’azione o l’indizio scelti avrebbero comunque potuto risultare sensate, oppure ci potremmo trovare a dover accusare un individuo che, agli occhi del giocatore, è chiaramente innocente pena il “fallimento” del caso. Come detto prima, sicuramente sono limitazioni necessarie per rendere fruibile il gioco però sono artifici che al giocatore non sfuggiranno e che potrebbero in qualche modo spezzare la “magia” che sta dietro al gioco. Abbandonando per una attimo la “parte più riflessiva e meno action” del gioco andiamo ad analizzare cosa altro offre. Innanzitutto le sparatorie: in una città come Los Angeles il solo intuito non basta per combattere il crimine quindi ogni tanto saremo chiamati ad impugnare un’arma da fuoco per farci valere. Le meccaniche sono quelle ormai standard nella maggior parte degli action, con la possibilità di sfruttare gli elementi dello scenario come copertura, quindi chi ha già esperienze nel genere si troverà subito a suo agio. Se invece state già storcendo il naso di fronte a questa cosa non vi preoccupate, il livello di difficoltà è decisamente basso (basterà quasi esclusivamente la semplice pistola d’ordinanza), inoltre queste fasi potranno essere saltate dopo alcuni tentativi falliti. Stesso discorso per gli inseguimenti in auto, in alcuni casi saremo chiamati a fermare un sospettato che tenterà la fuga su quattro ruote, sessioni sempre abbastanza semplificate e con la possibilità di essere saltate.

Oltre tutto questo ci saranno alcune attività secondarie: mentre saremo in giro per la città riceveremo alcune chiamate dalla centrale su crimini minori che si stanno svolgendo in quel momento. Queste missioni si risolveranno quasi esclusivamente in piccole sparatorie od in inseguimenti (a piedi o in macchina). Simpatiche all’inizio, finiranno presto con l’annoiare data l’estrema ripetitività. Inoltre, sparsi per gli scenari di gioco, troveremo alcuni articoli di giornale da raccogliere che ci forniranno dettagli su eventi paralleli ai nostri. Andando ad analizzare poi il comparto tecnico, troviamo una Los Angeles riprodotta nei minimi dettagli, che riesce a ricreare benissimo l’atmosfera del periodo. In generale l’impatto è ottimo anche se, entrando nel dettaglio, si possono notare texture altalenanti. A far accrescere il senso di immersione ci pensa il comparto audio di altissimo livello. Le musiche mescolano brani d’epoca a temi inediti, tutti perfettamente amalgamati ed inseriti nel gioco. Il doppiaggio, curato dagli stessi attori che hanno prestato il volto (quindi praticamente perfetto), come in tutti i titoli Rockstar, è rigorosamente in inglese. Personalmente non ho mai disdegnato il doppiaggio originale, in questo caso forse tende a penalizzare un po’ il gioco visto che durante gli interrogatori il dover seguire i sottotitoli può far perdere di vista le espressioni facciali.

L.A. Noire è quindi un titolo che, a fronte di una certa immaturità, propone un’esperienza fresca e di altissimo livello, anche per i semplici avventurieri. Il MotionScan si è rivelato impressionante per il livello di realismo a cui riesce a portare l’espressività dei personaggi. La versione PC include tutti i DLC usciti per console ovvero "Nicholson Electroplanting", "Un Mare D'Erba", "La Città Nuda", "Un Piccolo Lapsus" e "La Macchina Del Console", garantendo una longevità superiore alle venti ore. Un titolo non perfetto che non potrà accontentare tutti i palati, ma che vale assolutamente la pena di essere provato.


 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Rockstar Games
Publisher: Rockstar Games
Data Rilascio: 08/11/2011
Piattaforma: PC, PS3, XBOX360
Caratteristiche
Genere: Poliziesco
Grafica: 3D
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse/Tastiera/Joypad
Doppiaggio: Inglese
Sottotitoli: Italiano
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