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Recensione

Cruise for a Corpse

di Adriano Bizzoco  

il nostro voto
72
il vostro voto (6 votanti)
87
In breve

Parigi, 1927 - L'ispettore Raoul Dusentier riceve un invito a bordo della nave di Niklos Karaboudjan, un ricco aristocratico, destinato ad essere assassinato immediatamente dopo l'arrivo del detective sull'imbarcazione. Ma le cose si complicano ulteriormente: quando l'ispettore giunge sul luogo del delitto, ad attenderlo c'è ancora l'assassino, pronto a tendergli un agguato e a far sparire il corpo. L'indomani, ripresosi dal colpo, Dusentier comincia ad indagare: tra gli ospiti di Niklos c'è un criminale e spetta a voi scovarlo.

 

Recensione Completa del 31 Maggio 2006
Quanti di voi possono dire di non aver mai letto un romanzo giallo? Magari uno appartenente al genere cosiddetto classico o “ad enigma”, i cui esponenti più celebri sono certamente Agatha Christie (è possibile provare una discretamente riuscita trasposizione videoludica di un suo romanzo) ed Ellery Queen. Sono pronto a scommettere che la stragrande maggioranza di voi sappia a cosa si vada incontro quando si comincia a leggere uno dei racconti che vedono protagonista Poirot o Miss Marple. Un delitto all’apparenza irrisolvibile (per la presenza di una stanza chiusa dall’inteno, ad esempio) e un detective coinvolto casualmente nella sua risoluzione, per non parlare dell’elemento caratteristico della vittima: “cattiva” e odiata da tutti gli indiziati, come per rendere più difficile l’individuazione di un assassino che risulta potenzialmente identificabile in chiunque appaia coinvolto nelle indagini. Tutto ciò ha evidentemente rappresentato un paradigma per la Delphine Software, la quale ha realizzato una delle avventure grafiche che più si avvicinano al concetto di giallo classico (insieme forse alla saga di Laura Bow della Sierra), assimilandone tutti i crismi del caso. Stiamo parlando, appunto, di Cruise for a Corpse.

L’apertura del gioco è affidata ad una serie di immagini pressochè statiche (solo un paio di animazioni per inquadratura) che ci presentano una Parigi degli anni ’20, con le sue strade e i suoi vicoli. Proprio in una delle case inquadrate abita il celebre ispettore Raoul Dusentier, divenuto famoso per la risoluzione di delitti apparentemente irrisolvibili, nonché nostro alter ego. Nel corso dell’introduzione lo vedremo alle prese con un messaggio postale particolare: il noto magnate Niklos Karaboudjan ha fatto pervenire un invito per il varo della sua nuova nave, la Karaboudjan III. Purtroppo i festeggiamenti per la presentazione dell’imbarcazione sono destinati a durare ben poco: subito dopo la partenza dal porto, infatti, Niklos (uso il nome per indicare la vittima, perché è più comodo) viene trovato morto all’interno del suo ufficio dal fido maggiordomo. Ovviamente il primo ad essere avvertito è proprio il nostro eroe, il quale si precipita sul luogo del delito, appena in tempo per prendere una sonora randellata in testa dall’assassino, ancora lì, ben nascosto. Al risveglio, il corpo della vittima è scomparso e, con esso, anche il suo carnefice. A questo punto al povero ispettore Dusentier non resta che rimboccarsi le maniche e cominciare ad indagare.

Fin dalle prime battute di gioco è possibile osservare una certa cura nella realizzazione dei fondali, dipinti a mano. Per quanto riguarda i personaggi, invece, non lasciatevi ingannare dalla scena del risveglio dell’ispettore Dusentier, in cui vedrete l’investigatore e il maggiordomo rappresentati con una grafica simile a quella dello sfondo: trattasi di un escamotage utilizzato unicamente per quella sequenza. Immediatamente dopo aver preso il controllo del vostro alter ego, infatti, avrete modo di osservare la vera natura dei personaggi. “Orrore!”, potrebbero pronunciare i più istintivi tra voi, tradendo un certo disappunto dinanzi ad una pochezza di dettagli fuori dal comune (specialmente per i colori monocromatici), ma in realtà la tecnica adottata dalla Delphine non è poi così malvagia come può sembrare. Innanzitutto va detto che stiamo parlando di una rappresentazione mediante poligoni e non sprites (come avveniva per Another World e Flashback, d’altronde), il che si traduce in una fluidità straordinaria in sede di animazione dei characters; inoltre potrete dimenticare lo sgradevole effetto provocato dalla variazione in scala dei personaggi, quando percorrono una locazione in profondità. I lati negativi, però, permangono: i colori sono piatti, come già detto, e i contorni piuttosto pixellosi (complice la vicinanza del personaggio alla telecamera, contrariamente a quanto accadeva negli altri titoli già citati della software house francese). Infine una nota di merito va per le inquadrature, molto cinematografiche, adottate nelle fasi di dialogo con gli altri personaggi, caratterizzate dallo disegno a mano usato per i fondali (in particolare è emblematica la sequenza iniziale contenente lo scambio di battute tra l’ispettore appena rinvenuto e il maggiordomo: le inquadrature offerte sono due, in modo da inquadrare il volto di entrambi, senza perdere in realismo).

Eppure il pregio più grande, per quanto concerne questo aspetto del gioco, non va ricercato nella realizzazione dei fondali in sé, quanto nel fatto che la Delphine sia riuscita a gestire bene, graficamente parlando, il problema della varietà delle locazioni. Ambientare un’avventura in un ambiente limitato come quello di una nave, infatti, può rappresentare un ostacolo notevole per i game designer, dato il rischio di un’elevata monotonia ai danni del giocatore. Ma chi ha già giocato allo splendido The Last Express della Broderbund, per esempio, sa che non è un’impresa impossibile e la SH francese, nel caso di Cruise for a Corpse, non ha fallito. Andare in giro sulla Karaboudjan III, infatti, trasmetterà quasi un senso di “claustrofobia” abbastanza azzeccato, in grado di ricreare discretamente le condizioni di una vacanza forzata in mare, come quella delineatasi per il nostro eroe.

Trovandovi a bordo di una nave, anche piuttosto vecchia, non potreste non aspettarvi tutta una serie di effetti sonori piuttosto “marittimi”, come scricchiolii delle assi e rumori provenienti dalle onde. Per gli interni, invece, preparatevi a dei silenzi piuttosto surreali. L’accompagnamento musicale, invece, lo ritengo piuttosto inadeguato al tipo di avventura che Cruise for a Corpse rappresenta. Si potrebbe bollare tutto come “anonimo”, se non fosse che alcuni suoni utilizzati nelle musiche di sottofondo risultino assolutamente irritanti.

L’interfaccia di gioco è piuttosto comoda e risulta intuitiva anche per gli avventurieri alle prime armi. Tramite il click sinistro, infatti, è possibile aprire, per ogni hotspot, dei piccoli menu contestuali, contenenti le azioni che sarà possibile eseguire (niente “leggi” su un posacenere, per esempio, ma solo verbi adeguati). Con il click destro, invece, è consentito l’accesso al menu generico del gioco, contenente le classiche opzioni di inventario, salvataggio/caricamento, uscita e, soprattutto, un’indispensabile mappa della Karaboudjan III, utilissima per compiere gli spostamenti in modo rapido (un po’ come avviene in Leisure Suit Larry: Love for Sail della Sierra).

Abbiamo parlato di un plot che si rifà direttamente ai canoni del romanzo giallo classico e ciò implica che gli autori di questa avventura abbiano elaborato una trama sufficientemente solida. Questo compito è stato svolto con dovizia, tanto che una trasposizione cartacea di questo gioco, a mio avviso, non sfigurerebbe nel panorama dei racconti gialli di serie B, ma ciò significa anche che dovrete essere pronti a ricevere una marea di informazioni su intrecci familiari ed economici tra la vittima e gli indiziati. Purtroppo l’interfaccia adottata nelle fasi di dialogo non è proprio delle più agevoli, senza contare che con il proseguo del gioco, mentre da un lato acquisirete nuovi argomenti di conversazione, dall’altra continuerete ad accumularne di vecchi, finchè non vi ritroverete dinanzi ad una valanga di opzioni dialogiche del tutto inutili, perché già utilizzate.
Un altro problema, connesso a quello dei dialoghi, è quello della traduzione di Cruise for a Corpse. Non si capisce bene come mai, ma all’epoca del lancio del gioco, la Delphine optò per una trasposizione in inglese e italiano curata internamente, evitando di affidarla a gente madrelingua. Le conseguenze sono presto dette: se per la versione inglese è possibile rintracciare semplicemente qualche imprecisione, per la versione nostrana, invece, la resa è assolutamente ridicola (tanto per intenderci, quel “Cruise” contenuto nel titolo voi lo tradurreste come crociata o crociera?). Oggi si parla di tanto in tanto di una possibile ri-traduzione del gioco, a livello amatoriale ovviamente, ma questo proposito per ora non è che un’idea.

In precedenza ho paragonato Cruise for a Corpse a The Last Express per il problema dell’ambientazione inusuale, ma quello non è l’unico accostamento fattibile. Un altro punto in comune, infatti, è la presenza del fattore tempo. Mi tocca subito dire che il titolo francese non regge assolutamente il confronto rispetto al gioco della Broderbund, e vado ad illustrarne le ragioni. Innanzitutto l’intera avventura si sviluppa in un arco temporale che va dalle 8:00 AM alle 6:00 PM (dunque l’ispettore risolve il giallo in meno di una giornata). C’è poi da aggiungere che tutta l’esperienza di gioco verrà scandita da un orologio che, nella quasi totalità dei casi, compirà dei salti di dieci minuti; ma lo script che lo fa “scattare” è semplicemente regolato di volta in volta sulla base di un’azione precisa. Mi spiego meglio: il gioco dura dieci ore (fittizie), ogni ora è divisa quasi sempre in sei frazioni da dieci minuti; ogni volta, per far scattare la sequenza successiva, basterà fare una determinata azione. Ne consegue che il gioco è terminabile con 60 azioni “giuste”. Insomma stiamo parlando di un’implementazione eseguita in maniera un po’ troppo superficiale da parte dei programmatori della Delphine. Certo, va riconosciuto il merito di non aver creato vicoli ciechi, ma il lato negativo che emerge è una malcelata linearità che porta il giocatore ad un senso di frustrazione, connesso alla consapevolezza di dover fare ogni volta il giro della nave, ripetere tutti i dialoghi, esaminare tutto l’esaminabile, fino a trovare l’azione giusta. Per poi ricominciare.

Chiudiamo la recensione parlando del finale del gioco. Tranquilli, niente spoiler, ma semplicemente un paio di considerazioni. Innanzitutto è bene ricordare che siamo dinanzi ad un’avventura grafica che, malgrado la linearità nello sviluppo del plot, lascia al giocatore una libertà pressochè totale proprio nell’ultimo atto, quello della scelta del colpevole (un po’ come avveniva in Laura Bow). Insomma vi converrà cercare di tralasciare il meno possibile, per poter avere sufficienti indizi ed evitare di arrestare la persona sbagliata. Purtroppo, quando ci ho giocato io, ho dovuto registrare un certo scollamento tra la fase di investigazione, che occupa tutto il gioco, e quella finale, giunta repentinamente, senza alcun preavviso (come se Dusentier avesse deciso da sé di sapere quale fosse l’assassino, mentre il sottoscritto si è ritrovato piuttosto spiazzato).

La community di avventurieri in genere si divide in due fazioni: chi ritiene Cruise for a Corpse un degno rappresentante dei gloriosi tempi andati e chi, invece, lo ritiene una patacca. Io, sinceramente, tendo a collocarmi nel mezzo. CfaC, a mio avviso, è un classico mancato: teoricamente avrebbe le carte in regola per essere annoverato tra i pezzi da avere, ma alla prova dei fatti rivela una certa superficialità in fase di scripting, che lo rende al tempo stesso facile (per gli avventurieri navigati, che non avranno difficoltà a capire quali sono le meccaniche del gioco) e frustrante (perché obbliga a ripetere dialoghi e girare per la nave, alla ricerca dell’azione determinante), per non parlare della sciagurata politica adottata per la traduzione. Consigliato un po’ a tutti, amanti dei gialli e non. E poi fatemi sapere da che parte state, usando i commenti.

 

Info Requisiti
Generale
Sviluppatore: Delphine Software
Distributore: Kixx
Data Rilascio: Q4 1990
Piattaforma: PC, Amiga
Caratteristiche
Genere: Giallo
Visuale: Terza Persona
Controllo: Mouse
Doppiaggio: Nessuna
Sottotitoli: Italiano
Ricerche
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Requisiti minimi
OS: DOS
Processore: 286
RAM: 640 Kb
Scheda Video: VGA
Supporto: 1 CD
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