Erithar sapeva che i mercenari usavano portare dei bracciali di metallo per incatenare eventuali prigionieri, così non perse un'istante e ammanettò i tre soldati, dopodiché prese a schiaffeggiarli perché rinvenissero.
I tre apparvero alquanto disorientati e cominciarono ad imprecare contro l'Alchimista nella loro strana lingua, ma Erithar non aveva alcuna pazienza di ascoltarli, così prese una delle loro spade e disse: «Ora io conterò fino a tre, e quando avrò finito uno di voi tre farà bene a dirmi se parla la mia lingua, o a impararla se nessuno di voi la conosce. Uno...»
I tre soldati rimasero impassibili.
«Due...»
Iniziarono a divenire più inquieti
«Tre!»
Erithar fece per abbattere la spada su di loro, ma uno di essi proruppe con un «Io! Io conosco tua lingua!»
«Molto bene» disse compiaciuto l'Alchimista avvicinando il suo volto a quello dell'uomo che aveva parlato: «Allora facciamo così: dato che oggi mi sento particolarmente magnanimo, se mi dici dove si trova l'avamposto dove avete catturato quell'orco e la viverna, vi lascerò tutti e tre in vita»
«Tu procedi per strada per qualche tempo, fino a grosso albero, poi tu giri a destra di grosso albero e vai dritto, di sicuro trovi l'avamposto»
«Molto bene... e dove si trovano l'orco e la viverna?»
«Viverna fuori, in grande gabbia. Orco dentro avamposto, in prigione»
«C'è qualcos'altro che devo sapere?» chiese Erithar portando la lama al collo dell'uomo. Gli altri lo osservarono con dissenso, ma egli cominciò a sudare freddo, e disse: «Quando arriverai dovrai fare saluto del Dragone Imperiale: porta tuo pugno destro a petto e dì a gran voce: "xxx xx xxx xx!"»
«Molto bene. Ora, col vostro permesso signori, o senza di esso, vi farò un altro bel bernoccolo sulla testa e mi prenderò le vostre armi ed armature» e così dicendo, col manico della spada, Erithar li stordì nuovamente tutti e tre, dopodiché spogliò uno di essi di tutto il loro equipaggiamento, e decise di lasciarli lì senza ucciderli.
Nuovamente, avvertì di nuovo una strana sensazione, come se l'influenza del Signore della Coda si allentasse su di lui.
Cercò di non pensarci e proseguì per la strada indicatagli dal mercenario.
I tre apparvero alquanto disorientati e cominciarono ad imprecare contro l'Alchimista nella loro strana lingua, ma Erithar non aveva alcuna pazienza di ascoltarli, così prese una delle loro spade e disse: «Ora io conterò fino a tre, e quando avrò finito uno di voi tre farà bene a dirmi se parla la mia lingua, o a impararla se nessuno di voi la conosce. Uno...»
I tre soldati rimasero impassibili.
«Due...»
Iniziarono a divenire più inquieti
«Tre!»
Erithar fece per abbattere la spada su di loro, ma uno di essi proruppe con un «Io! Io conosco tua lingua!»
«Molto bene» disse compiaciuto l'Alchimista avvicinando il suo volto a quello dell'uomo che aveva parlato: «Allora facciamo così: dato che oggi mi sento particolarmente magnanimo, se mi dici dove si trova l'avamposto dove avete catturato quell'orco e la viverna, vi lascerò tutti e tre in vita»
«Tu procedi per strada per qualche tempo, fino a grosso albero, poi tu giri a destra di grosso albero e vai dritto, di sicuro trovi l'avamposto»
«Molto bene... e dove si trovano l'orco e la viverna?»
«Viverna fuori, in grande gabbia. Orco dentro avamposto, in prigione»
«C'è qualcos'altro che devo sapere?» chiese Erithar portando la lama al collo dell'uomo. Gli altri lo osservarono con dissenso, ma egli cominciò a sudare freddo, e disse: «Quando arriverai dovrai fare saluto del Dragone Imperiale: porta tuo pugno destro a petto e dì a gran voce: "xxx xx xxx xx!"»
«Molto bene. Ora, col vostro permesso signori, o senza di esso, vi farò un altro bel bernoccolo sulla testa e mi prenderò le vostre armi ed armature» e così dicendo, col manico della spada, Erithar li stordì nuovamente tutti e tre, dopodiché spogliò uno di essi di tutto il loro equipaggiamento, e decise di lasciarli lì senza ucciderli.
Nuovamente, avvertì di nuovo una strana sensazione, come se l'influenza del Signore della Coda si allentasse su di lui.
Cercò di non pensarci e proseguì per la strada indicatagli dal mercenario.
