Sebbene di malavoglia, Erithar si incamminò in cerca di un villaggio; riposare in quel luogo non era prudente, non poteva avere la certezza di essere al sicuro.
Fortunatamente la sua marcia non durò a lungo, trovò in breve tempo un piccolo insediamento, quando ormai era sera inoltrata; in quel luogo tuttavia notava delle contaminazioni nell'architettura solita di villaggi di quel genere: ciò voleva dire che era stato occupato dai mercenari dell'Ovest, una forza d'attaco straniera che aveva travolto quasi tutti i regni e gli insediamenti civilizzati dell'Isola.
Ciò non lo preoccuava: i mercenari in genere non molestavano quelli come lui, e in ogni caso, essendo mercenari, potevano facilmente diventare amichevoli al giusto prezzo. Con questi pensieri in mente, Erithar si recò verso quella che, a giudicare dalle luci e dal chiasso, doveva essere la locanda del paese; si avvicinò ed entrò senza proferire parola.
All'interno c'era un'atmosfera allegra, un bardo stava cantando alcune canzoni particolarmente allegre, e le persone ridevano, bevevano e ballavano; senza badargli troppo, Erithar si avvicinò al bancone dove era presente l'oste, un uomo dal volto rubizzo e allegro, con due folti baffi. Sembrava essere un uomo abbastanza semplice, magari avrebbe potuto cercare di avere da lui delle informazioni prima di riposarsi.
Fortunatamente la sua marcia non durò a lungo, trovò in breve tempo un piccolo insediamento, quando ormai era sera inoltrata; in quel luogo tuttavia notava delle contaminazioni nell'architettura solita di villaggi di quel genere: ciò voleva dire che era stato occupato dai mercenari dell'Ovest, una forza d'attaco straniera che aveva travolto quasi tutti i regni e gli insediamenti civilizzati dell'Isola.
Ciò non lo preoccuava: i mercenari in genere non molestavano quelli come lui, e in ogni caso, essendo mercenari, potevano facilmente diventare amichevoli al giusto prezzo. Con questi pensieri in mente, Erithar si recò verso quella che, a giudicare dalle luci e dal chiasso, doveva essere la locanda del paese; si avvicinò ed entrò senza proferire parola.
All'interno c'era un'atmosfera allegra, un bardo stava cantando alcune canzoni particolarmente allegre, e le persone ridevano, bevevano e ballavano; senza badargli troppo, Erithar si avvicinò al bancone dove era presente l'oste, un uomo dal volto rubizzo e allegro, con due folti baffi. Sembrava essere un uomo abbastanza semplice, magari avrebbe potuto cercare di avere da lui delle informazioni prima di riposarsi.