Il silenzio tra i due parve quasi interminabile, ma infine Erithar pronunciò una sola, inesorabile parola.
«Accetto»
La figura seduta sul trono allora si alzò lentamente, e con la stessa andatura si avvicinò all'Alchimista, mentre nella sua mente udiva delle parole.
"E sia allora, Erithar Daen. Ti sarà dato il potere di vendicarti, il potere del Signore della Coda di Yvel"
La figura con la maschera arrivò di fronte all'Alchimista, e tese la sua mano dalle dita lunghe ed affusolate sulla fronte di Erithar; in quell'istante, i due si trovarono sul tetto di un bastione altissimo, sulla verra più alta delle montagne dell'isola: una terribile tempesta di neve infuriava attorno a loro, e chicchi di neve a velocità folle sferzavano i corpi dei due.
"Alzati, Erithar Daen, e preparati a compiere la tua vendetta. Preparati a ricevere il potere che ti spetta!"
Lentamente, l'Alchimista Nero si sollevò dal suolo, fino a trovarsi sospeso a mezz'aria con gli arti tesi.
"L'odio è la forza più potente che esista: esso sarà il tuo scudo contro il disprezzo dei tuoi nemici, e sarà l'arma con cui annienterai i tuoi nemici. E' il Fuoco Eterno di cui sei figlio, Erithar Daen, è il Fuoco Eterno che per diritto ti avvolgerà"
«Qual'è il prezzo di tutto questo?» urlò l'Alchimista, poiché il vento soffiava così forte da coprire il suono della sua voce.
"Il prezzo di tutto questo... è il Bordone dell'Alchimista"
«No...» sussurrò Erithar: «Tu non puoi averlo!»
"Ormai il patto è compiuto, Erithar Daen, e tu non puoi più disubbidirmi. L'odio sarà la tua arma, ma tu sarai il suo schiavo!"
Poi, la maschera di metallo emise delle parole arcane ed incomprensibili, profondissimi, che parvero riecheggiare in ogni angolo della montagna, e il corpo dell'Alchimista Nero cominciò a sprigionare una devastante energia blu, che fuoriusciva dai suoi occhi e dalla sua bocca.
«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!» urlò Erithar, ma ormai era tardi.
Il destino dell'Alchimista Nero era segnato.
Il suo odio sarebbe stato la sua arma, ed egli sarebbe stato suo schiavo...
«Accetto»
La figura seduta sul trono allora si alzò lentamente, e con la stessa andatura si avvicinò all'Alchimista, mentre nella sua mente udiva delle parole.
"E sia allora, Erithar Daen. Ti sarà dato il potere di vendicarti, il potere del Signore della Coda di Yvel"
La figura con la maschera arrivò di fronte all'Alchimista, e tese la sua mano dalle dita lunghe ed affusolate sulla fronte di Erithar; in quell'istante, i due si trovarono sul tetto di un bastione altissimo, sulla verra più alta delle montagne dell'isola: una terribile tempesta di neve infuriava attorno a loro, e chicchi di neve a velocità folle sferzavano i corpi dei due.
"Alzati, Erithar Daen, e preparati a compiere la tua vendetta. Preparati a ricevere il potere che ti spetta!"
Lentamente, l'Alchimista Nero si sollevò dal suolo, fino a trovarsi sospeso a mezz'aria con gli arti tesi.
"L'odio è la forza più potente che esista: esso sarà il tuo scudo contro il disprezzo dei tuoi nemici, e sarà l'arma con cui annienterai i tuoi nemici. E' il Fuoco Eterno di cui sei figlio, Erithar Daen, è il Fuoco Eterno che per diritto ti avvolgerà"
«Qual'è il prezzo di tutto questo?» urlò l'Alchimista, poiché il vento soffiava così forte da coprire il suono della sua voce.
"Il prezzo di tutto questo... è il Bordone dell'Alchimista"
«No...» sussurrò Erithar: «Tu non puoi averlo!»
"Ormai il patto è compiuto, Erithar Daen, e tu non puoi più disubbidirmi. L'odio sarà la tua arma, ma tu sarai il suo schiavo!"
Poi, la maschera di metallo emise delle parole arcane ed incomprensibili, profondissimi, che parvero riecheggiare in ogni angolo della montagna, e il corpo dell'Alchimista Nero cominciò a sprigionare una devastante energia blu, che fuoriusciva dai suoi occhi e dalla sua bocca.
«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!» urlò Erithar, ma ormai era tardi.
Il destino dell'Alchimista Nero era segnato.
Il suo odio sarebbe stato la sua arma, ed egli sarebbe stato suo schiavo...