Le oscure sale della Fratellanza rilucevano solo di fiamme innaturali, di colore azzurro chiaro. Nei lunghi corridoi, individui ammantati di nero camminavano tranquillamente discorrendo tra loro, in altre stanze periferiche altri sperimentavano nuove formule e costruivano nuovi artefatti.
Tutto ciò, nel nome della Fiamma Eterna.
La Fiamma Alchemica, la purificatrice del mondo. La fede degli Alchimisti Neri impone di portare la distruzione in ogni luogo, di alimentare la fiamma con la morte e la distruzione.
Erithar Daen non era mai stato convinto del contrario; da quando era fanciullo, gli era stato insegnato che la Fiamma era il tutto, la Fiamma era il nulla, e se egli si fosse dimostrato bravo, un giorno avrebbe potuto immergersi in essa, e divenirne parte. Diventare invincibile.
Negli anni passati era stato dirigente: aveva tolto la vita a molti, tra innocenti e non, aveva appiccato incendi nelle grandi città dei regni di Sterval e di Corhas, patetiche Sorelle Guaritrici e ignobili Paladini di Rhouwen erano caduti sotto i suoi colpi, e così aveva ottenuto l’alto privilegio di poter imbottigliare il fumo della Fiamma Eterna.
Ma non gli bastava.
Ora stava nella sala grande dell’Ordine. Coi suoi occhi profondi occhi castani scrutava con rispetto, ma nel contempo sdegno i Maestri che si erano radunati per conferire con lui. I capelli del giovane erano corti e corvini, era molto alto e magro e i lineamenti erano spigolosi, tuttavia nel suo corpo era presente una grande forza. Vestiva con una camicia di seta nera, con pantaloni, stivali e guanti del medesimo colore. Una cappa, anch’essa nera, completava l’abbigliamento dell’Alchimista.
I sei Maestri erano molto vecchi, e i loro volti erano occultati dai loro mantelli.
«Erithar Daen» esordì ad un tratto uno di loro con una voce quasi metallica: «Sei stato convocato dalla Fratellanza della Fiamma Eterna. Le tue azioni sono state notate, e il Fuoco Alchemico è compiaciuto della distruzione che hai portato in suo nome, e presto potrebbe decidere persino di abbracciarti…»
Erithar non disse nulla, ma le sue mani, chiuse in un pugno, tremavano per l’eccitazione.
«La Fiamma Eterna ti domanda un’ultima prova, prima di accordarti tale privilegio» disse un altro Maestro, la cui voce era rauca e cavernosa.
L’Alchimista Nero si inginocchiò: «Ditemi cosa devo fare per compiacere la Fiamma, e lo farò» disse poi.
«Abbiamo saputo che un Alchimista Bianco, uno degli individui più abominevoli e disprezzati dalla Fiamma Eterna, sta operando per impedire il diffondersi della distruzione assoluta» replicò un altro maestro, la cui voce era quella di un giovane uomo adulto: «per riuscire in questa impresa, egli si è dato alla ricerca di un antico artefatto che ci appartiene, e che ritenevamo perduto: il Bordone dell’Alchimista. Sai di cosa si tratta, discepolo Erithar?»
«Si, maestro. Le storie dicono che venne creato all’epoca della Lega degli Stregoni da uno di essi con il nostro aiuto, e che fosse in grado di attingere potere dalla Fiamma stessa per plasmare ogni genere di meraviglia Alchemica. Purtroppo, il mago traditore lo tenne per sé e lo nascose…»
«Tuttavia, il lurido Alchimista Bianco l’ha trovato» rispose un altro Maestro, dalla voce roca e querula: «Ma la Fratellanza è astuta e prudente. Così, gli abbiamo inviato un suo vecchio amico ad aiutarlo, che in realtà ha deciso di collaborare con noi»
«Ma come tutti i maghi, egli si è dimostrato indegno di fiducia. Vuole tenere il bastone per sé, e adesso è in fuga» disse il Maestro dalla voce metallica, riprendendo la parola.
«Discepolo Erithar, la tua missione è quella di trovare il mago. Uccidilo, e riportaci ciò che è nostro!» esortò la voce forte e decisa di un Maestro donna.
«Le ultime informazioni che abbiamo potuto ottenere sul suo conto indicano che egli abbia preso alloggio tre giorni fa in una taverna di Serél, un villaggio indipendente non lontano da qui» disse un altro Maestro dalla voce suadente.
«Lo troverò, potenti Maestri, nel nome della Fiamma Eterna!»
Ciò detto, si alzò e uscì fulmineamente dando le spalle ai sei, mentre il suo mantello fluttuava nella penombra per il movimento.
Nel nome della Fiamma Eterna.
Solo questo contava…
Tutto ciò, nel nome della Fiamma Eterna.
La Fiamma Alchemica, la purificatrice del mondo. La fede degli Alchimisti Neri impone di portare la distruzione in ogni luogo, di alimentare la fiamma con la morte e la distruzione.
Erithar Daen non era mai stato convinto del contrario; da quando era fanciullo, gli era stato insegnato che la Fiamma era il tutto, la Fiamma era il nulla, e se egli si fosse dimostrato bravo, un giorno avrebbe potuto immergersi in essa, e divenirne parte. Diventare invincibile.
Negli anni passati era stato dirigente: aveva tolto la vita a molti, tra innocenti e non, aveva appiccato incendi nelle grandi città dei regni di Sterval e di Corhas, patetiche Sorelle Guaritrici e ignobili Paladini di Rhouwen erano caduti sotto i suoi colpi, e così aveva ottenuto l’alto privilegio di poter imbottigliare il fumo della Fiamma Eterna.
Ma non gli bastava.
Ora stava nella sala grande dell’Ordine. Coi suoi occhi profondi occhi castani scrutava con rispetto, ma nel contempo sdegno i Maestri che si erano radunati per conferire con lui. I capelli del giovane erano corti e corvini, era molto alto e magro e i lineamenti erano spigolosi, tuttavia nel suo corpo era presente una grande forza. Vestiva con una camicia di seta nera, con pantaloni, stivali e guanti del medesimo colore. Una cappa, anch’essa nera, completava l’abbigliamento dell’Alchimista.
I sei Maestri erano molto vecchi, e i loro volti erano occultati dai loro mantelli.
«Erithar Daen» esordì ad un tratto uno di loro con una voce quasi metallica: «Sei stato convocato dalla Fratellanza della Fiamma Eterna. Le tue azioni sono state notate, e il Fuoco Alchemico è compiaciuto della distruzione che hai portato in suo nome, e presto potrebbe decidere persino di abbracciarti…»
Erithar non disse nulla, ma le sue mani, chiuse in un pugno, tremavano per l’eccitazione.
«La Fiamma Eterna ti domanda un’ultima prova, prima di accordarti tale privilegio» disse un altro Maestro, la cui voce era rauca e cavernosa.
L’Alchimista Nero si inginocchiò: «Ditemi cosa devo fare per compiacere la Fiamma, e lo farò» disse poi.
«Abbiamo saputo che un Alchimista Bianco, uno degli individui più abominevoli e disprezzati dalla Fiamma Eterna, sta operando per impedire il diffondersi della distruzione assoluta» replicò un altro maestro, la cui voce era quella di un giovane uomo adulto: «per riuscire in questa impresa, egli si è dato alla ricerca di un antico artefatto che ci appartiene, e che ritenevamo perduto: il Bordone dell’Alchimista. Sai di cosa si tratta, discepolo Erithar?»
«Si, maestro. Le storie dicono che venne creato all’epoca della Lega degli Stregoni da uno di essi con il nostro aiuto, e che fosse in grado di attingere potere dalla Fiamma stessa per plasmare ogni genere di meraviglia Alchemica. Purtroppo, il mago traditore lo tenne per sé e lo nascose…»
«Tuttavia, il lurido Alchimista Bianco l’ha trovato» rispose un altro Maestro, dalla voce roca e querula: «Ma la Fratellanza è astuta e prudente. Così, gli abbiamo inviato un suo vecchio amico ad aiutarlo, che in realtà ha deciso di collaborare con noi»
«Ma come tutti i maghi, egli si è dimostrato indegno di fiducia. Vuole tenere il bastone per sé, e adesso è in fuga» disse il Maestro dalla voce metallica, riprendendo la parola.
«Discepolo Erithar, la tua missione è quella di trovare il mago. Uccidilo, e riportaci ciò che è nostro!» esortò la voce forte e decisa di un Maestro donna.
«Le ultime informazioni che abbiamo potuto ottenere sul suo conto indicano che egli abbia preso alloggio tre giorni fa in una taverna di Serél, un villaggio indipendente non lontano da qui» disse un altro Maestro dalla voce suadente.
«Lo troverò, potenti Maestri, nel nome della Fiamma Eterna!»
Ciò detto, si alzò e uscì fulmineamente dando le spalle ai sei, mentre il suo mantello fluttuava nella penombra per il movimento.
Nel nome della Fiamma Eterna.
Solo questo contava…