Noran non parve impressionato dalle parole dell’Alchimista Nero, e fissandolo con sguardo determinato gli rispose: «Fa del tuo peggio, figlio di Arenvos. Io ti ho avvertito, è stato predetto che sia così, questo non può cambiare»
Ma udendo quelle parole Erithar improvvisamente ricordò: i sogni che aveva fatto, quella scogliera, quel momento... per qualche istante rimase assorto a udire le onde che si rifrangevano sulla terraferma, anche se da qualche parte, in lontananza, qualcuno ancora combatteva per la propria vita, per i propri fini, o per un bene superiore.
«Ti inganni, Alchimista Bianco» disse poi con tono amaro «Io ho già visto tutto questo nei miei sogni, e nulla di ciò che dici è certo e stabilito. Ma ora vedo bene di essere stato una pedina nelle mani del Signore della Coda di Yvel. Egli mi stava usando, stava usando il mio odio cieco scaturito dal tradimento subìto per ottenere il Bordone» sul suo volto apparve un breve ghigno, poi continuò: «Devo ammettere che è stato molto bravo... Mi ha concesso grandi poteri, che non ho esitato ad usare per ottenere la mia vendetta, e così sono diventato suo schiavo. Ma ho ancora la libertà di scegliere, dopo tutto, e fra il consegnare il Bordone a lui e il distruggerlo, scelgo volentieri la seconda»
Noran accennò un sorriso, ma l’Alchimista Nero lo fissò impassibile.
«Non compiacerti della mia decisione, Noran Saidwor. Non lo faccio perché la tua tanto decantata Luce mi ha illuminato, o perché scoprire di essere il figlio bastardo di un lurido Alchimista Bianco abbia cambiato qualcosa in me. Io non ho un padre, nè una madre, non li ho mai avuti. Sono un figlio della Fiamma Eterna, ed è da essa che tornerò per riparare ai danni che sono stati fatti ai miei fratelli. Non scelgo di seguire la Luce, non lo sceglierò mai, continuerò a uccidere, bruciare e distruggere, perciò non compiacertene»
Ma il sorriso non scomparve dal volto dell’uomo.
«Ci sono molte cose che non sai degli Alchimisti Bianchi, Erithar Daen. A differenza di voi, noi studiamo le ideologie che sono alla base del vostro Credo Alchemico, e le rispettiamo. Non cerchiamo mai di distruggervi, ma solo di limitarvi. Non vi priviamo mai della libertà di seguire la vostra strada, perché crediamo che tutto, prima poi o poi, tornerà alla Luce»
Erithar gli rispose con un riso beffardo: «Credi ciò che vuoi. Addio Alchimista, buona morte»
Ma mentre stava per andarsene, ad un tratto un’enorme turbine di energia azzurra apparve nel cielo, nel quale si aprì uno squarcio nero come la notte, da cui fuoriuscivano fulmini che oscuravano tutto.
«ERITHAR DAEN! HAI ACCONSENTITO AD AVERE IL MIO POTERE, E FACENDO CIO’ SEI DIVENUTO MIO SCHIAVO. HAI UN OBBLIGO DA MANTENERE, E SE NON POSSO AVERE CIO’ CHE VOGLIO, ALLORA SARA’ TE CHE AVRO’!»
Poi, un’enorme raggio fuoriuscì dallo squarcio nel cielo ed investì Erithar; il dolore era lancinante, ed egli urlava tremendamente mentre l’energia magica lo consumava fra atroci tormenti.
«No! Tu non lo avrai!» urlò Noran contro quell’assordante frastuono, e si lanciò fra l’Alchimista Nero ed il raggio magico, resistendo a stento grazie al potere del bastone.
«IL BORDONE! DAMMELO!» tuonò la voce.
«Non lo avrai mai, Signore della Coda!»
Poi, con le forze residue, Noran si voltò.
«Scappa Erithar! Scappa!»
Ancora stravolto da quel terribile potere che gli aveva attraversato il corpo, Erithar fuggì via arrancando.
«Na’meth, Rhouwen ech’math!»
Era la voce di Noran. Erithar si voltò, e vide l’Alchimista Bianco esplodere in un lampo di luce.
«NO! NOOOO!» tuonò la voce. Per un momento la luce divenne accecante, poi la terra tremò. Il cielo si richiuse lentamente, mentre parte della scogliere crollava disastrosamente nel mare.
Erithar riprese i sensi ad una certa distanza da lì, tutto ciò che vide prima di andarsene fu un gruppo di persone che raggiungeva il punto dove Noran era stato fino a pochi momenti prima, e fra questi un ragazzo lo chiamava con voce disperata.
“Addio, Alchimista Bianco. Eri un uomo di valore, come anche mio padre doveva essere”, pensò, mentre si lasciava alle spalle la sua vendetta, i suoi poteri e il suo passato.
Ma udendo quelle parole Erithar improvvisamente ricordò: i sogni che aveva fatto, quella scogliera, quel momento... per qualche istante rimase assorto a udire le onde che si rifrangevano sulla terraferma, anche se da qualche parte, in lontananza, qualcuno ancora combatteva per la propria vita, per i propri fini, o per un bene superiore.
«Ti inganni, Alchimista Bianco» disse poi con tono amaro «Io ho già visto tutto questo nei miei sogni, e nulla di ciò che dici è certo e stabilito. Ma ora vedo bene di essere stato una pedina nelle mani del Signore della Coda di Yvel. Egli mi stava usando, stava usando il mio odio cieco scaturito dal tradimento subìto per ottenere il Bordone» sul suo volto apparve un breve ghigno, poi continuò: «Devo ammettere che è stato molto bravo... Mi ha concesso grandi poteri, che non ho esitato ad usare per ottenere la mia vendetta, e così sono diventato suo schiavo. Ma ho ancora la libertà di scegliere, dopo tutto, e fra il consegnare il Bordone a lui e il distruggerlo, scelgo volentieri la seconda»
Noran accennò un sorriso, ma l’Alchimista Nero lo fissò impassibile.
«Non compiacerti della mia decisione, Noran Saidwor. Non lo faccio perché la tua tanto decantata Luce mi ha illuminato, o perché scoprire di essere il figlio bastardo di un lurido Alchimista Bianco abbia cambiato qualcosa in me. Io non ho un padre, nè una madre, non li ho mai avuti. Sono un figlio della Fiamma Eterna, ed è da essa che tornerò per riparare ai danni che sono stati fatti ai miei fratelli. Non scelgo di seguire la Luce, non lo sceglierò mai, continuerò a uccidere, bruciare e distruggere, perciò non compiacertene»
Ma il sorriso non scomparve dal volto dell’uomo.
«Ci sono molte cose che non sai degli Alchimisti Bianchi, Erithar Daen. A differenza di voi, noi studiamo le ideologie che sono alla base del vostro Credo Alchemico, e le rispettiamo. Non cerchiamo mai di distruggervi, ma solo di limitarvi. Non vi priviamo mai della libertà di seguire la vostra strada, perché crediamo che tutto, prima poi o poi, tornerà alla Luce»
Erithar gli rispose con un riso beffardo: «Credi ciò che vuoi. Addio Alchimista, buona morte»
Ma mentre stava per andarsene, ad un tratto un’enorme turbine di energia azzurra apparve nel cielo, nel quale si aprì uno squarcio nero come la notte, da cui fuoriuscivano fulmini che oscuravano tutto.
«ERITHAR DAEN! HAI ACCONSENTITO AD AVERE IL MIO POTERE, E FACENDO CIO’ SEI DIVENUTO MIO SCHIAVO. HAI UN OBBLIGO DA MANTENERE, E SE NON POSSO AVERE CIO’ CHE VOGLIO, ALLORA SARA’ TE CHE AVRO’!»
Poi, un’enorme raggio fuoriuscì dallo squarcio nel cielo ed investì Erithar; il dolore era lancinante, ed egli urlava tremendamente mentre l’energia magica lo consumava fra atroci tormenti.
«No! Tu non lo avrai!» urlò Noran contro quell’assordante frastuono, e si lanciò fra l’Alchimista Nero ed il raggio magico, resistendo a stento grazie al potere del bastone.
«IL BORDONE! DAMMELO!» tuonò la voce.
«Non lo avrai mai, Signore della Coda!»
Poi, con le forze residue, Noran si voltò.
«Scappa Erithar! Scappa!»
Ancora stravolto da quel terribile potere che gli aveva attraversato il corpo, Erithar fuggì via arrancando.
«Na’meth, Rhouwen ech’math!»
Era la voce di Noran. Erithar si voltò, e vide l’Alchimista Bianco esplodere in un lampo di luce.
«NO! NOOOO!» tuonò la voce. Per un momento la luce divenne accecante, poi la terra tremò. Il cielo si richiuse lentamente, mentre parte della scogliere crollava disastrosamente nel mare.
Erithar riprese i sensi ad una certa distanza da lì, tutto ciò che vide prima di andarsene fu un gruppo di persone che raggiungeva il punto dove Noran era stato fino a pochi momenti prima, e fra questi un ragazzo lo chiamava con voce disperata.
“Addio, Alchimista Bianco. Eri un uomo di valore, come anche mio padre doveva essere”, pensò, mentre si lasciava alle spalle la sua vendetta, i suoi poteri e il suo passato.