Dopo un breve silenzio che parve durare un'eternità, Erithar riprese: «Sei fortunata» le disse; «Ho deciso di concederti qualche altro minuto di vita se mi spiegherai alcune cose»
«Non c'è nulla da spiegare, Erithar Daen» replicò la donna con freddezza: «E' tempo che i vecchi maestri muoiano e i nuovi prendano il loro posto. Per troppo tempo hanno imposto alla Fiamma Eterna di restare nell'ombra, impedendoci di scatenare il nostro vero potenziale distruttivo. Noi abbiamo potere, il vero potere, e mostreremo a tutti che niente è impossibile per noi. Per questo Alandor è già partito per completare il Rito di Distruzione. Grazie al bordone dell'Alchimista, questa lurida isola e tutti i suoi insulsi abitanti affonderanno nelle profondità degli abissi»
«Voi siete pazzi! Non vi rendete conto che così estinguerete per sempre anche la Fiamma Eterna, ciò che serviamo e a cui tutti i nostri giuramenti sono volti!» rispose con impeto l'Alchimista Nero.
«Dovresti sapere che questo fuoco che brucia qui vicino a noi è solo un'emanazione della Fiamma, che esiste a livelli ben più alti di quanto noi possiamo concepire» disse Shalyna.
«Voi non potete saperlo per certo, queste sono solo teorie da studiosi, degne di Alchimisti Bianchi! Tu e Alandor siete dei bastardi sacrileghi, ed è per questo che strapperò prima il tuo cuore dal petto e poi il suo! Dov'è quel vigliacco?!»
«Te l'ho detto, è già partito per compiere il Rito di Distruzione, è andato verso la scogliera nei pressi della foresta di Llewendor. Non che ti serva molto saperlo, visto che morirai qui ed ora!»
E dicendo ciò, con un gesto fulmineo, Shalyna tirò fuori una pozione e un pugnale dalla veste; della piccola fiala di vetro ne bevve subito il contenuto, e dalla sostanza viscosa che gocciolava giù dall'arma Erithar comprese qual'era la strategia che la subdola donna aveva in mente per sconfiggerlo; la punta di metallo era intrisa di veleno letale, e anche l'infuso probabilmente era velenifero, il che significava che in breve avrebbe cercato di sputargli addosso fiotti di sostanze mortali. Doveva essere molto prudente; se si fosse tenuto sulla difensiva, forse sarebbe stato in grado di evitare i colpi e di aspettare il momento propizio per attaccare, altrimenti poteva provare a scoprirsi e usare uno dei suoi poteri o il guanto fiammeggiante per colpire, ma era una mossa avventata. L'unica altra possibilità era usare Zarag come diversivo, anche se probabilmente l'orco non se la sarebbe passata bene.
Non che ciò gli importasse in particolar modo in quel momento...
«Non c'è nulla da spiegare, Erithar Daen» replicò la donna con freddezza: «E' tempo che i vecchi maestri muoiano e i nuovi prendano il loro posto. Per troppo tempo hanno imposto alla Fiamma Eterna di restare nell'ombra, impedendoci di scatenare il nostro vero potenziale distruttivo. Noi abbiamo potere, il vero potere, e mostreremo a tutti che niente è impossibile per noi. Per questo Alandor è già partito per completare il Rito di Distruzione. Grazie al bordone dell'Alchimista, questa lurida isola e tutti i suoi insulsi abitanti affonderanno nelle profondità degli abissi»
«Voi siete pazzi! Non vi rendete conto che così estinguerete per sempre anche la Fiamma Eterna, ciò che serviamo e a cui tutti i nostri giuramenti sono volti!» rispose con impeto l'Alchimista Nero.
«Dovresti sapere che questo fuoco che brucia qui vicino a noi è solo un'emanazione della Fiamma, che esiste a livelli ben più alti di quanto noi possiamo concepire» disse Shalyna.
«Voi non potete saperlo per certo, queste sono solo teorie da studiosi, degne di Alchimisti Bianchi! Tu e Alandor siete dei bastardi sacrileghi, ed è per questo che strapperò prima il tuo cuore dal petto e poi il suo! Dov'è quel vigliacco?!»
«Te l'ho detto, è già partito per compiere il Rito di Distruzione, è andato verso la scogliera nei pressi della foresta di Llewendor. Non che ti serva molto saperlo, visto che morirai qui ed ora!»
E dicendo ciò, con un gesto fulmineo, Shalyna tirò fuori una pozione e un pugnale dalla veste; della piccola fiala di vetro ne bevve subito il contenuto, e dalla sostanza viscosa che gocciolava giù dall'arma Erithar comprese qual'era la strategia che la subdola donna aveva in mente per sconfiggerlo; la punta di metallo era intrisa di veleno letale, e anche l'infuso probabilmente era velenifero, il che significava che in breve avrebbe cercato di sputargli addosso fiotti di sostanze mortali. Doveva essere molto prudente; se si fosse tenuto sulla difensiva, forse sarebbe stato in grado di evitare i colpi e di aspettare il momento propizio per attaccare, altrimenti poteva provare a scoprirsi e usare uno dei suoi poteri o il guanto fiammeggiante per colpire, ma era una mossa avventata. L'unica altra possibilità era usare Zarag come diversivo, anche se probabilmente l'orco non se la sarebbe passata bene.
Non che ciò gli importasse in particolar modo in quel momento...