Approfittando del momento di distrazione dell'Abominio, Erithar si lanciò verso il guanto Alchemico e lo afferrò, cercando poi di affibbiarlo alla mano più rapidamente che poté. In quel preciso istante le fiamme che avviluppavano il mostro si spensero, ma immediatamente l'Alchimista Nero cominciò a gettare fiammate senza sosta nella sua direzione, avviluppandolo nuovamente nelle fiamme. L'essere emise delle urla agghiaccianti, e nonostante il dolore si continuò a muovere, distruggendo la maggior parte degli apparati alchemici e delle pozioni presenti nella stanza. Alla fine si accasciò a terra e non si mosse più.
Senza nemmeno degnare di uno sguardo l'essere, Erithar cominciò a tastare la parete occidentale, in cerca dell'innesco che lo conducesse alla sala della Fiamma Eterna.
Infine lo trovò, lo premete e una parte del muro si aprì come se fosse una porta, l'Alchimista fece cenno a Zarag di seguirlo, ed entrambi si addentrarono per lo scuro e lungo passaggio.
Alla fine giunsero finalmente dove tutto era cominciato: nel Salone della Fiamma Eterna, che indifferente a tutti gli eventi che accadevano attorno ad essa continuava a bruciare con forza.
Al centro della sala, dove una volta risiedevano i Maestri, ora c'era solo una persona ad attenderlo; era Shalyna, la traditrice che si era schierata con Alandor contro la Fratellanza della Fiamma Eterna.
«Benvenuto Erithar, ti aspettavo» disse con voce suadente.
«Curioso» rispose l'Alchimista: «Sei la prima persona che vedo attendere con tanta impazienza il proprio carnefice»
Erithar la scrutò con grande circospezione; stava valutando se fosse opportuno tentare di farle qualche domanda oppure di affrontarla immediatamente. Shalyna era nota per la sua scaltrezza, e darle tempo avrebbe potuto complicare le cose, anche se forse avrebbe saputo dirgli come mai Alandor non era lì ad affrontare la sua sicura morte.
Senza nemmeno degnare di uno sguardo l'essere, Erithar cominciò a tastare la parete occidentale, in cerca dell'innesco che lo conducesse alla sala della Fiamma Eterna.
Infine lo trovò, lo premete e una parte del muro si aprì come se fosse una porta, l'Alchimista fece cenno a Zarag di seguirlo, ed entrambi si addentrarono per lo scuro e lungo passaggio.
Alla fine giunsero finalmente dove tutto era cominciato: nel Salone della Fiamma Eterna, che indifferente a tutti gli eventi che accadevano attorno ad essa continuava a bruciare con forza.
Al centro della sala, dove una volta risiedevano i Maestri, ora c'era solo una persona ad attenderlo; era Shalyna, la traditrice che si era schierata con Alandor contro la Fratellanza della Fiamma Eterna.
«Benvenuto Erithar, ti aspettavo» disse con voce suadente.
«Curioso» rispose l'Alchimista: «Sei la prima persona che vedo attendere con tanta impazienza il proprio carnefice»
Erithar la scrutò con grande circospezione; stava valutando se fosse opportuno tentare di farle qualche domanda oppure di affrontarla immediatamente. Shalyna era nota per la sua scaltrezza, e darle tempo avrebbe potuto complicare le cose, anche se forse avrebbe saputo dirgli come mai Alandor non era lì ad affrontare la sua sicura morte.