Dopo aver visionato il trailer Destiny (http://www.youtube.com/watch?v=jlACgYHtWCI), l’utente meno smaliziato potrebbe erroneamente credere che lo scontro con l’Arishok sia uno dei momenti più epici di Dragon Age II, nonché dell’intera storia del panorama videoludico. In realtà si tratta di pubblicità ingannevole… e della peggior specie.
La disfida, che avviene al chiuso (e non all’aperto come ci mostra il trailer), in uno degli ambienti più anonimi del gioco, è un concentrato di tedio, ripetitività e programmazione di basso livello.
Posto che abbiate selezionato la difficoltà normale, e che il vostro Hawke sia un guerriero specializzato nelle armi a due mani, sappiate che un colpo inferto all’Arishok danneggerà circa 1/150 della sua salute, mente un colpo subito vi priverà di circa 1/8 – 1/5 della salute (questo a seconda dell’intensità del fendente).
Questa disparità di forza, unitamente all’arena di combattimento molto limitata, vi obbligherà ad effettuare numerosi 8 intorno alle due colonne portanti, veri e propri bastioni di salvezza, in attesa del cooldown di abilità e pozioni. Fortunatamente potrete sfruttare la pessima IA del vs. opponente che, eseguita una carica, rimarrà ‘congelato’ nelle sua corsa per circa 2 secondi (contro le dannate pareti!) regalandovi la possibilità di effettuare 3-4 preziosissimi affondi. Questa ‘delizia’, o scontro epico secondo Bioware, durerà per 15-20 minuti, ammesso che siate disposti a tollerare tanto.
A questo punto è opportuno dire che DA II è, tutto sommato, un gioco discreto, ma credo si possa parlare, a buon diritto, di epicità negata.
Trasferiamoci ora nelle lande innevate di Skyrim: terra di draghi, gesta leggendarie ed epiche canzoni.
Ora… i draghi di Skyrim sono creature mitiche; il loro elegante volo, le magnifiche virate aree, gli atterraggi dirompenti sui tetti di case e locande… è tutto bellissimo. Persino quando, troppo feriti, sono costretti ad arrancare per terra, strisciando sulle ali ripiegate, conservano una certa maestosità.
Peccato che i draghi di Skyrim condividano con l’Arishok il medesimo difetto: hanno circa diecimila punti ferita, contro i 150-300 del giocatore. E se è pur vero che le abilità più varie del Dovahkiin, e gli spazi aperti di Skyrim, consentono un combattimento più stimolante, non trovo nulla di epico nel dover passare 10 minuti di gioco ad aprire 15-20 volte l’inventario per equipaggiare armi e incantesimi, consumare 10 pozioni di cura, 5 di magicka, sei veleni e tre pozioni di ristoro tutto questo, unicamente, per portare il summenzionato drago ad 1/3 della propria salute.
Considerato che questo drago di alto livello, schiavo delle severe regole della radiant AI, è apparso senza motivo alcuno in cima alla torre dei maghi, con il mio personaggio ancora di livello 11 (dunque con gli urli principali ancora bloccati), l’ unico esito possibile era ed è stato uno solo: la dipartita di quella ‘pippa’ del Dovahkiin.
Tutto quello che ho scritto (probabilmente troppo!) sarebbe comunque epico se fosse relegato ad alcuni scontri unici, ben ambientati e adeguatamente remunerati. Non parliamo difatti del bottino risibile, custodito dai medesimi draghi random, ossia: 5-6 ossa, un centinaio di monete d’oro, venti frecce e una corazza a scaglie, probabilmente indigesta.
Invece abusare dei draghi, come è stato fatto in Skyrim, ha depauperato quello che poteva essere un evento straordinario degradandolo a triviale quotidianità, rendendolo così anche poco credibile. Insomma se già al terzo drago, il giocatore si ritrova a dire: ‘Oh no! Non un altro drago!’ vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Tutto questo mi ‘obbliga’ a citare, come metro di paragone, lo scontro con Firkraag, il drago rosso di Baldur’s Gate II: un avversario temibile (sì, lo so: anche lui aveva '10000' punti ferita!), per uno scontro veramente epico e impegnativo. La battaglia andava pianificata con cura, nei minimi dettagli e non poca soddisfazione scaturiva dalla vittoria su questo avversario unico e come ricompensa: la mitica Carsomyr una spada magica +5 per paladini. Un momento veramente epico per l’epoca d’oro del videogioco.
Malveaux
La disfida, che avviene al chiuso (e non all’aperto come ci mostra il trailer), in uno degli ambienti più anonimi del gioco, è un concentrato di tedio, ripetitività e programmazione di basso livello.
Posto che abbiate selezionato la difficoltà normale, e che il vostro Hawke sia un guerriero specializzato nelle armi a due mani, sappiate che un colpo inferto all’Arishok danneggerà circa 1/150 della sua salute, mente un colpo subito vi priverà di circa 1/8 – 1/5 della salute (questo a seconda dell’intensità del fendente).
Questa disparità di forza, unitamente all’arena di combattimento molto limitata, vi obbligherà ad effettuare numerosi 8 intorno alle due colonne portanti, veri e propri bastioni di salvezza, in attesa del cooldown di abilità e pozioni. Fortunatamente potrete sfruttare la pessima IA del vs. opponente che, eseguita una carica, rimarrà ‘congelato’ nelle sua corsa per circa 2 secondi (contro le dannate pareti!) regalandovi la possibilità di effettuare 3-4 preziosissimi affondi. Questa ‘delizia’, o scontro epico secondo Bioware, durerà per 15-20 minuti, ammesso che siate disposti a tollerare tanto.
A questo punto è opportuno dire che DA II è, tutto sommato, un gioco discreto, ma credo si possa parlare, a buon diritto, di epicità negata.
Trasferiamoci ora nelle lande innevate di Skyrim: terra di draghi, gesta leggendarie ed epiche canzoni.
Ora… i draghi di Skyrim sono creature mitiche; il loro elegante volo, le magnifiche virate aree, gli atterraggi dirompenti sui tetti di case e locande… è tutto bellissimo. Persino quando, troppo feriti, sono costretti ad arrancare per terra, strisciando sulle ali ripiegate, conservano una certa maestosità.
Peccato che i draghi di Skyrim condividano con l’Arishok il medesimo difetto: hanno circa diecimila punti ferita, contro i 150-300 del giocatore. E se è pur vero che le abilità più varie del Dovahkiin, e gli spazi aperti di Skyrim, consentono un combattimento più stimolante, non trovo nulla di epico nel dover passare 10 minuti di gioco ad aprire 15-20 volte l’inventario per equipaggiare armi e incantesimi, consumare 10 pozioni di cura, 5 di magicka, sei veleni e tre pozioni di ristoro tutto questo, unicamente, per portare il summenzionato drago ad 1/3 della propria salute.
Considerato che questo drago di alto livello, schiavo delle severe regole della radiant AI, è apparso senza motivo alcuno in cima alla torre dei maghi, con il mio personaggio ancora di livello 11 (dunque con gli urli principali ancora bloccati), l’ unico esito possibile era ed è stato uno solo: la dipartita di quella ‘pippa’ del Dovahkiin.
Tutto quello che ho scritto (probabilmente troppo!) sarebbe comunque epico se fosse relegato ad alcuni scontri unici, ben ambientati e adeguatamente remunerati. Non parliamo difatti del bottino risibile, custodito dai medesimi draghi random, ossia: 5-6 ossa, un centinaio di monete d’oro, venti frecce e una corazza a scaglie, probabilmente indigesta.
Invece abusare dei draghi, come è stato fatto in Skyrim, ha depauperato quello che poteva essere un evento straordinario degradandolo a triviale quotidianità, rendendolo così anche poco credibile. Insomma se già al terzo drago, il giocatore si ritrova a dire: ‘Oh no! Non un altro drago!’ vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Tutto questo mi ‘obbliga’ a citare, come metro di paragone, lo scontro con Firkraag, il drago rosso di Baldur’s Gate II: un avversario temibile (sì, lo so: anche lui aveva '10000' punti ferita!), per uno scontro veramente epico e impegnativo. La battaglia andava pianificata con cura, nei minimi dettagli e non poca soddisfazione scaturiva dalla vittoria su questo avversario unico e come ricompensa: la mitica Carsomyr una spada magica +5 per paladini. Un momento veramente epico per l’epoca d’oro del videogioco.
Malveaux