locutus ha scritto:Va bene, ma se a parità di anzianità la mentalità di un quarantenne Italiano è diversa da quella di un quarantenne Tedesco, vogliamo ricercarne le cause e agire prima su quelle?
E' molto difficile rilevarne le cause, perchè i rapporti causa-effetto si intrecciano continuamente.
Mi piace pensare che il sistema in qualche modo si autoalimenti in un continuo confronto fra domanda e offerta; come dicevo qualche post fa, alcuni servizi "innovativi" a Milano funzionano benissimo (il car2go, il bike-sharing, ma anche l'overbooking dei corsi di lingua russa e cinese...).
Alla fine la ricetta estone è stata quella di investire pesantemente nei servizi digitali.
Poi parte della responsabilità ce l'abbiamo noi come
popolo e
persone, e non si scappa.
Tutti i lavori tradizionali che - piaccia o non piaccia - devono continuare ad esistere perché c'è un limite a quello che puoi fare con la logica della grande distribuzione, a chi li facciamo fare? Ai pensionati mancati che dall'INPS non vedranno un soldo perché, pur avendo lavorato, non hanno accumulato contributi? Cioè una bella fetta di giovani e meno giovani di oggi?
Il modello tedesco è più o meno quello. I lavoretti sono fatti da pensionati, studenti, casalinghe.
Ma tu cosa intendi per mercato tradizionale? Perché se mi dici che "tradizionalmente" i giochi si vendono su CD ma domani si venderanno solo via download, quello è un cambiamento che certamente taglia fuori un certo indotto (quelli che ti fanno la custodia del CD, lo studio grafico, la tipografia, il magazziniere etc.) ma che al consumatore - tutto sommato - restituisce comunque il prodotto che ha sempre avuto (e li si è una questione di mentalità, abbandonare l'idea di avere l'oggetto fisico sullo scaffale a fronte di un download); ma il modello non si applica ai beni di consumo, al vestiario, al commercio ingrosso/dettaglio, all'alimentare etc.
L'innovazione digitale si applica a tutto.
Quando si dice che i giochi su Steam dovrebbero costare pochissimo perchè non si pagano più la plastica e gli operai, ci si dimentica che si pagano i tecnici che curano la piattaforma software, i data center, la rete, i servizi.
Se al ristorante si usa un software per ottimizzare la gestione del ristoranti, ci sono tre camerieri in meno al ristorante... ma tre tecnici in più che lavorano alla piattaforma hardware/software di ottimizzazione di gestione.
Se al supermercato attivano le casse self-service e il pod che ti fa il preconto, ci saranno molti cassieri in meno ma molte persone che hanno lavorato per progettare, costruire, manutenere e vendere le casse self-service e il pod.
Complessivamente, io ritengo che le maggiori opportunità di avere un impiego vengano dalle piccole realtà locali, piuttosto che dalla multinazionale che, sì, assume tanta gente in giro per il mondo, ma localmente richiede una forza lavoro limitata.
Per questo per me il mercato interno riveste un'importanza strategica, molto più del digitale, perché è l'unico da cui può ricominciare a circolare denaro nelle tasche potenzialmente di tutti, di chi è formato e di chi non lo è, di chi sta ancora studiando e di chi ha smesso.
Il digitale è una cosa bellissima e i nuovi mestieri sono allettanti, specialmente per le menti giovani, ma solo una fetta della popolazione potrà trovare impiego in questi settori proprio perché, per loro natura, non sono mestieri usuranti quindi non richiedono un ricambio dinamico, ciò che crei viene fatto una volta sola e riprodotto all'infinito senza che sia necessaria ulteriore interazione e il fatto che la stessa persona si sposti in varie parti del mondo significa che non hai bisogno di assumere gente in loco.
Insomma, è un mondo dove lavoro ce ne sarà meno: si cercano nuove professionalità ma per far lavorare un numero minore di individui. Quelli che restano fuori dovrebbero - per logica - asservire al mercato interno e tradizionale, che però versa nelle condizioni che conosciamo e non può e non deve scomparire, per i motivi di cui sopra.
Stai ancora sbagliando facendo confusione tra mercato (del lavoro) tradizionale e "mercato interno".
Tu pensi che l'ICT sia fatta da grosse multinazionali che danno poco lavoro, è che il futuro sia nella riscoperta del passato...
Ma l'ICT è fatta da tante PMI squisitamente italiane che per funzionare hanno bisogno di tecnici, commerciali, PR, SEO, addetti alla segreteria e al supporto clienti... Non solo, ma chiederanno connettività di rete a un provider italiano, compreranno appliance di rete di altre PMI italiane, pagheranno il supporto tecnico e i consulenti (italiani), daranno in outsourcing una parte dello sviluppo (magari in Italia), compreranno un software gestionale da altre PMI italiane, faranno fare dei corsi ai propri dipendenti presso scuole italiane con docenti italiani esperti di nuove tecnologie.
E sicuramente sto tralasciando molto.
Questo è l'unico futuro possibile, che non copre solo competenze tecniche, come vedi, anzi.
Guarda ad esempio
qui per avere un'idea di cosa si è mosso solo negli ultimi mesi a Milano, da quando il comune ha rilasciato gli open data comunali. Da un paio d'anni di iniziative simili ce ne sono state un po' in tutto il nord, ma anche a livello statale con
dati.gov.it. Gli open data sono partiti con Obama nel 2009, e nel 2010 c'è stato il primo progetto italiano... Il governo italiano ha pubblicato i dati nel 2011, quello estone nel 2012 e quello tedesco solo nel 2013.
L'Italia non è più solo la Fiat da tempo... Anche se non perde il vizio di sputare sempre controvento.