Buonasera ragazzi, è la prima volta che posto qualcosa in questa sezione, e vi vorrei proporre un mio breve racconto di genere horror psicologico.
Oltre ad avere passione per i videogames, mi diletto con la letteratura, amo leggere e scrivere racconti tant'è che alcuni miei scritti in siti appositi hanno goduto di buoni riscontri.
Fatemi sapere cose ne pensate di questo mio componimento, mi farebbe piacere un vostro parere.
Il sentiero
Mi trovo in un sentiero bagnato disseminato di sassi, ho perso l’orientamento e di conseguenza non so dove andare.
Dovevo incontrarmi con un tizio per un lavoro stagionale in una baita ma il cellulare purtroppo non prende.
Merda! Oggi capitano tutte a me!
Purtroppo con la macchina non era possibile proseguire e ho dovuto continuare a piedi seguendo alcune indicazioni. Non riesco a quantificare da quanto tempo mi trovo qui. A peggiore le cose una maledetta nebbia che si fa via via sempre più fitta.
Non solo mi sono perso, per giunta avverto una terrificante sensazione di paura impossibile da spiegare.
Si dice che la paura mette le ali ai piedi e infatti comincio a correre.
Mi guardo più volte indietro in maniera ossessiva, comincio a sudare e allo stesso tempo ho i brividi in tutto il corpo. Tutto ciò accompagnato da un profondo senso di solitudine mai vissuto prima.
Ad un certo punto scorgo alcune orme fresche nel terreno ed è come se mi confermassero che qualcuno sia appena passato da lì.
Comincio a sentirmi leggermente sollevato ma non smetto di correre.
Il sentiero sembrerebbe giunto al termine e mi trovo davanti ad una decina di alberi. Mi avvicino sempre di più e riesco a notare un uomo che se ne sta accovacciato vicino all’albero più grande di tutti. A causa della nebbia, non riesco a distinguerlo bene ma si nota chiaramente che respira affannosamente.
Probabilmente come il sottoscritto si è messo a correre a perdifiato come per sfuggire da qualcosa. Ma da cosa poi?
Mi sento fortunato, finalmente una figura umana. Perlomeno non sarò e non mi sentirò più solo.
Una volta giunto dinnanzi all’uomo, gli tocco la spalla per farmi accorgere della mia presenza.
Alza lo sguardo e mi fissa con gli occhi pieni di angoscia e terrore. Rimango letteralmente pietrificato.
Dio mio, sto guardano me stesso! Quell’uomo è identico a me, la stessa corporatura, lo stesso volto e gli stessi abiti.
Sopraffatto dall’orrore, indietreggio per raccogliere un grosso sasso e con violenza glielo scaglio sulla testa fino ad ucciderlo. L’altro me, dopo aver cacciato un urlo, crolla a terra e una pozza di sangue comincia ad allargarsi sul terreno.
Ricomincio a correre superando tutti gli alberi per poi ritrovarmi presto in un nuovo sentiero. Stavolta niente orme, ma sempre bagnato, pieno di sassi e con l’immancabile nebbia.
Un senso di dejà vù mi pervade: Il sentiero che finisce e i soliti alberi, compreso uno che sovrastava tutti gli altri.
Sono sfinito, mi manca il fiato, ho bisogno di rannicchiarmi. Sto malissimo e ho la nausea.
In lontananza vedo avvicinarsi qualcuno, maledetta nebbia, come già avvenuto in precedenza non riesco a distinguere molto.
Abbasso lo sguardo, sento che sto quasi per vomitare.
Mi sento toccare alla spalla e alzo lo sguardo.
Di nuovo me stesso.
Sto forse impazzendo? Mio Dio, cosa sta succedendo?
Lo fisso e l’altro io inorridito fa altrettanto. Raccoglie un sasso abbastanza voluminoso e me lo lancia con ferocia. Mi colpisce in pieno alla testa e comincio ad urlare a causa del dolore inaudito per poi sprofondare a terra.
Mi sveglio si soprassalto con il cuore che mi batte all’impazzata.
Si è trattato di un incubo, sicuramente uno dei peggiori della mia vita. È già mattina.
Vado in bagno e mi sciacquo la faccia con acqua fredda.
Decido di asciugarmi con un grosso asciugamano steso sulla vasca e mi guardo quasi con timore alla specchio. Ho il viso pallido, quasi cadaverico.
Sento vibrare il cellulare dal comodino della mia stanza. Mi è appena arrivato un SMS.
Il mittente è il signor Giorgio Romero, colui che qualche giorno prima aveva risposto ad una mia e-mail riguardo un impiego.
Apro l’SMS per leggerlo.
“Sono spiacente di comunicarle che riguardo l’offerta lavorativa alla baita di Messe non se fa più nulla in quanto abbiamo già provveduto. Le auguro una serena giornata.””
Niente lavoro quindi. Come dovrei sentirmi? Contento o dispiaciuto?
So solo che ho una terribile emicrania, come se qualcuno mi avesse lanciato un sasso in testa.
Un sasso in testa? Mmmm…
Oltre ad avere passione per i videogames, mi diletto con la letteratura, amo leggere e scrivere racconti tant'è che alcuni miei scritti in siti appositi hanno goduto di buoni riscontri.
Fatemi sapere cose ne pensate di questo mio componimento, mi farebbe piacere un vostro parere.
Il sentiero
Mi trovo in un sentiero bagnato disseminato di sassi, ho perso l’orientamento e di conseguenza non so dove andare.
Dovevo incontrarmi con un tizio per un lavoro stagionale in una baita ma il cellulare purtroppo non prende.
Merda! Oggi capitano tutte a me!
Purtroppo con la macchina non era possibile proseguire e ho dovuto continuare a piedi seguendo alcune indicazioni. Non riesco a quantificare da quanto tempo mi trovo qui. A peggiore le cose una maledetta nebbia che si fa via via sempre più fitta.
Non solo mi sono perso, per giunta avverto una terrificante sensazione di paura impossibile da spiegare.
Si dice che la paura mette le ali ai piedi e infatti comincio a correre.
Mi guardo più volte indietro in maniera ossessiva, comincio a sudare e allo stesso tempo ho i brividi in tutto il corpo. Tutto ciò accompagnato da un profondo senso di solitudine mai vissuto prima.
Ad un certo punto scorgo alcune orme fresche nel terreno ed è come se mi confermassero che qualcuno sia appena passato da lì.
Comincio a sentirmi leggermente sollevato ma non smetto di correre.
Il sentiero sembrerebbe giunto al termine e mi trovo davanti ad una decina di alberi. Mi avvicino sempre di più e riesco a notare un uomo che se ne sta accovacciato vicino all’albero più grande di tutti. A causa della nebbia, non riesco a distinguerlo bene ma si nota chiaramente che respira affannosamente.
Probabilmente come il sottoscritto si è messo a correre a perdifiato come per sfuggire da qualcosa. Ma da cosa poi?
Mi sento fortunato, finalmente una figura umana. Perlomeno non sarò e non mi sentirò più solo.
Una volta giunto dinnanzi all’uomo, gli tocco la spalla per farmi accorgere della mia presenza.
Alza lo sguardo e mi fissa con gli occhi pieni di angoscia e terrore. Rimango letteralmente pietrificato.
Dio mio, sto guardano me stesso! Quell’uomo è identico a me, la stessa corporatura, lo stesso volto e gli stessi abiti.
Sopraffatto dall’orrore, indietreggio per raccogliere un grosso sasso e con violenza glielo scaglio sulla testa fino ad ucciderlo. L’altro me, dopo aver cacciato un urlo, crolla a terra e una pozza di sangue comincia ad allargarsi sul terreno.
Ricomincio a correre superando tutti gli alberi per poi ritrovarmi presto in un nuovo sentiero. Stavolta niente orme, ma sempre bagnato, pieno di sassi e con l’immancabile nebbia.
Un senso di dejà vù mi pervade: Il sentiero che finisce e i soliti alberi, compreso uno che sovrastava tutti gli altri.
Sono sfinito, mi manca il fiato, ho bisogno di rannicchiarmi. Sto malissimo e ho la nausea.
In lontananza vedo avvicinarsi qualcuno, maledetta nebbia, come già avvenuto in precedenza non riesco a distinguere molto.
Abbasso lo sguardo, sento che sto quasi per vomitare.
Mi sento toccare alla spalla e alzo lo sguardo.
Di nuovo me stesso.
Sto forse impazzendo? Mio Dio, cosa sta succedendo?
Lo fisso e l’altro io inorridito fa altrettanto. Raccoglie un sasso abbastanza voluminoso e me lo lancia con ferocia. Mi colpisce in pieno alla testa e comincio ad urlare a causa del dolore inaudito per poi sprofondare a terra.
Mi sveglio si soprassalto con il cuore che mi batte all’impazzata.
Si è trattato di un incubo, sicuramente uno dei peggiori della mia vita. È già mattina.
Vado in bagno e mi sciacquo la faccia con acqua fredda.
Decido di asciugarmi con un grosso asciugamano steso sulla vasca e mi guardo quasi con timore alla specchio. Ho il viso pallido, quasi cadaverico.
Sento vibrare il cellulare dal comodino della mia stanza. Mi è appena arrivato un SMS.
Il mittente è il signor Giorgio Romero, colui che qualche giorno prima aveva risposto ad una mia e-mail riguardo un impiego.
Apro l’SMS per leggerlo.
“Sono spiacente di comunicarle che riguardo l’offerta lavorativa alla baita di Messe non se fa più nulla in quanto abbiamo già provveduto. Le auguro una serena giornata.””
Niente lavoro quindi. Come dovrei sentirmi? Contento o dispiaciuto?
So solo che ho una terribile emicrania, come se qualcuno mi avesse lanciato un sasso in testa.
Un sasso in testa? Mmmm…