Dead Space ha scritto:E non ci inventiamo la scusa dei soldi...Cd project era una piccolissima software house emergente polacca quando sfornò il mitico The witcher ed era localizzato in full ita!
I successivi capitoli hanno i sottotitoli eppure ora sono molto piu venduti del primo...perchè? Speculazione probabilmente..ma almeno ci sono i sottotitoli!
Attenzione, delle traduzioni si occupa il distributore, che per The witcher era l'Atari (non proprio una piccola SH, mentre Cd Project distribuiva solo in Polonia).
Peraltro, esistono anche più illustri precedenti, come Metal Gear Solid: il 1° doppiato in ITA e gli altri solo subbati, e non si può dire che non abbiano venduto (ancora oggi vengono sfornati). E per Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (il primo a essere solo subbato) stiamo parlando del 2001, con distribuzione nientemeno che della Konami. Evidentemente già all'epoca il mercato italiano non risultava più tanto appetibile.
Personalmente, comprendo e condivido il disappunto di chi si sente bypassato, rammaricandosi del fatto che il mercato italiano non meriti neanche una sottotitolatura. Purtroppo tant'è, avranno fatto i loro conti. Certo, il fatto che esistano team che gratuitamente, dopo l'uscita del gioco, si affrettino a farne una traduzione amatoriale, magari neanche tanto malandata, induce facilmente a certe scelte di mercato. Anche se è vero che non tutti i titoli seguono la stessa sorte (non tutti cioè vengono poi tradotti, vedi Memoria). Ma devo concludere che il nostro mercato è reputato talmente poco rilevante da non meritare neanche quel minimo di sforzo di sottotitolazione ab origine, accettando il rischio che il gioco non sia poi subbato neanche in patria (cioè: "se lo fate voi, bene e vi comprate da noi la licenza, se no chi se ne frega!").
Al momento, volenti o nolenti, le cose stanno così, anche perchè se vi fosse 'puzza' di soldi non credo che boicotterebbero il mercato italiano per semplice petizione di principio.
Le traduzioni amatoriali sono quelle che ci salvano, che ci permettono di giocare nel nostro idioma titoli che forse non vedrebbero la luce in quella veste, ma nel contempo mi rendo conto che il trend delle traduzioni amatoriali troppo affrettate, pronte ad uscire sul mercato subito dopo la pubblicazione di un titolo, non si può dire giovi al mercato: lavoro gratis (sottratto ai potenziali traduttori ufficiali, salvo discutere della qualità, naturalmente) e ritardata uscita del titolo nella nostra lingua.
Il punto è che le stesse SH e i ditributori non hanno interesse a smorzarle, proprio perchè gratuite e in grado di consentire l'allargamento del bacino di acquisto del prodotto. E' vero che perdono i soldi della licenza, che potrebbero vendere ad un distributore ufficiale, ma forse non ce ne sono tantissimi di distributori ufficiali, magari proprio perchè il mercato italiano non tira molto, e torniamo al discorso iniziale: vale la pena di investire nel mercato dei videogiochi in Italia? E specificamente nel settore delle AG?
Almeno AP si occupa di tradurre, e magari doppiare, i titoli cui siamo più affezionati, che probabilmente non vedremmo uscire in italiano, neanche subbato, e lo fa con licenza. Nel caso di Doomsday inoltre ha garantito in ogni caso i sub, mentre oggetto del crowdfunding è solo il doppiaggio. D'altro canto, l'attività di traduzione (ed eventuale doppiaggio) è sempre stata appannaggio dei distributori (CTO per la LucasArts e poi Leader, Halifax, etc.), non è certo una novità che le traduzioni siano fatte dagli operatori del mercato interessato piuttosto che a monte dalle SH.
In conclusione: benemerita l'attività dei traduttori amatoriali, ma ci vorrebbe un po' più di buon senso, attendendo che il mercato faccia il suo corso riguardo alla pubblicazione di un titolo, dopodichè, trascorso il normale periodo di vendite iniziali e certi che nessun distributore ufficiale sia interessato, si procede alla localizzazione amatoriale.
Sul versante del crowdfunding, al di là del rischio di finanziare sciocchezze (ma queste sono scelte e rischi personali), hanno il vantaggio di concederci l'opportunità di avere ciò che, dati alla mano, forse non avremmo mai e con una spesa accettabile, sicuri oltretutto che se l'operazione non va in porto i soldi ci saranno restituiti (anzi, neanche saranno prelevati dalle nostre carte, e salvo i fortunatamente rari furbetti che hanno raggiunto il goal e poi non hanno dato seguito allo sviluppo del game, ma nella vita capita di tutto...).
Tutto sommato, il crowdfunding direi che viene in nostro soccroso, piuttosto che danneggiarci.