Terminato.
Mi è piaciuto. Non da strapparmi i capelli, ma l'ho trovato migliore dei due titoli degli ultimi tempi che gli si avvicinano maggiormente, cioè Gone Home e Dear Esther. Del primo ha una caratterizzazione chiara della vicenda, del secondo ha un'ambientazione suggestiva (ma Ethan Carter presenta una grafica di gran lunga migliore, se potete farlo andare al massimo del dettaglio è un vero spettacolo! Io mi sono fermato poco prima, sennò mi schiattava il pc).
Soprattutto, rispetto a quelle due proposte puramente narrative, The Vanishing of Ethan Carter in effetti si risolve, cioè ha un effettivo game design, che gli autori hanno peraltro cercato di rendere anche stimolante e ben integrato con le intenzioni narrative: interazione con visioni varie, ricerca di oggetti nello scenario, ricostruzione di eventi. Suppongo che a qualcuno non basterà per definirlo un'avventura grafica, a me sì.
Unica vera lamentela: non ha tutorial, e si può arrivare a metà gioco senza aver effettivamente capito cosa fare per completarlo, perché la libertà di movimento rimane pressocché totale dall'inizio alla fine. E' voluto, ma forse è un azzardo.
Lì dove Dear Esther era inquietante ma ultracriptico, Ethan Carter è altrettanto inquietante, in un caso persino horror, ma è un mistero con una spiegazione (poetica, in un certo senso). E l'espediente delle visioni evita la trappola in cui cadeva Gone Home, cioè il dover creare tremila bigliettini, diari e appunti con faccende private per spiegare la trama.
Ah, e almeno Ethan Carter ha una presenza umana, "in differita"
ma ce l'ha.
A chi interessa, il problema del mal di mare l'ho risolto così: Field of Vision 82, motion blur disattivato e mirino attivato (così negli spostamenti di camera veloci si possono parcheggiare gli occhi sul mirino fisso in centro allo schermo).